Villa Santina

La chiesetta di Santa Maria del Sasso, affacciata sulla riva del Tagliamento a pochi metri dalla confluenza del torrente Vinadia, fu costruita in forme tardogotiche tra la fine del XV secolo e gli inizi del XVI. Sorge lungo la vecchia strada che collegava Caneva a Villa Santina. Il lato Sud si trova a ridosso dell’argine del fiume dal quale sono ben visibili ancora oggi i muri, edificati a difesa della costruzione.
Il sito è molto antico ed era ubicato lungo l’antico sentiero che costeggiava la sponda sinistra del fiume. Nelle vicinanze sono state trovate, a più riprese, tracce di solchi carrai ed antiche tombe, e durante gli scavi per la realizzazione dei pavimenti esterni in acciottolato della chiesa, venne rinvenuto un tratto di un’antica strada romana.
Il santuario è intitolato alla Visitazione dì Maria e vi è venerata anche la Madonna della Neve, culto attestato per la prima volta in una visita pastorale del 1602. Il santuario godette di prosperità e di notevole frequentazione soprattutto nei secoli XVl e XVIl anche se un certo Prampero, pievano di Ciconicco, scrisse già intorno al 1500 che il santuario era una delle mete di pellegrinaggio preferite in Carnia. Si ritiene che un primo luogo di culto risalente al XII – XIII secolo, costruito sopra un macigno a ridosso del Tagliamento fosse stato distrutto dalle piene del fiume.
Qui Gianfranco del Zotto noto come Gianfrancesco da Tolmezzo (Socchieve, 1450 – 1511) dipinse a fresco una Madonna che divenne il fulcro di una nuova chiesetta, ampliata dopo poco tempo con una seconda e più grande aula disposta ad angolo retto con la precedente. In epoche successive vennero aggiunti anche una sacrestia ed un portico.
L’attuale corpo principale del monumento fu eretto fra il 1511 e il 1545. Prova ne fanno le date del 1511 e 1522 riportate sulle volte. I documenti citano la consacrazione del 5 agosto 1525. Nel corso del restauro del 1949 venne rinvenuta l’iscrizione: “A. RUPIL FAZEVA STA OPERA † 1545”. Come molte altre chiesette simili la costruzione non richiese l’intervento di architetti di genio, bensì dei “fabri muratores atque cementarii” specializzati nella costruzione di questi piccoli edifici, come appunto i Rupil della Val Pesarina, che costituivano la più grossa bottega artigiana del genere operante in zona nel Cinquecento.
Durante i restauri, sotto la pavimentazione dell’aula minore sono state individuate le fondamenta della cappella primitiva, probabilmente una semplice aula con abside semicircolare orientata ad Est secondo una tipologia comune alle piccole chiese romaniche. Questa venne probabilmente modificata assumendo l’attuale aspetto gotico in occasione dell’ampliamento dei primi del cinquecento.
Le date del 1632 e del 1696 visibili all’interno, segnano probabilmente date di restauri. La chiesa venne infatti danneggiata dai frequenti terremoti che funestarono la zona, più recentemente quelli del 1928 e del 1976. Ma maggiori danni doveva subire nell’anno 1944 per opera delle truppe cosacche al seguito di quelle tedesche, che occuparono, saccheggiarono e devastarono la chiesa, danneggiando irreparabilmente le statue degli altari ed il prezioso affresco di Gianfrancesco da Tolmezzo.
Durante i restauri del 1949, tesi a riportare la chiesa, per quanto possibile, al suo aspetto primitivo, fu riaperta l’originale porta ogivale verso il Tagliamento della cappella principale e ripristinato il campaniletto a vela. Attualmente il santuario, dopo un lungo periodo di abbandono, è stato nuovamente restaurato tra il 2008 e il 2011.
Villa SantinaLa facciata dell’aula maggiore, rivolta verso il fiume, presenta ‘ingresso ogivale in tufo sulla cui verticale spicca un rosone a quattro petali gotici ed una piccola finestra. Varcato il portale, ci si trova nell’aula rettangolare, di 12,5 per 6 metri, priva di navate. Sul lato destro si aprono un ingresso più piccolo ed una finestra ogivale. Sulla parete opposta, priva di finestre, sono emersi lacerti di affreschi, probabilmente opere cinquecentesche di artisti locali.
L’aula termina in un’abside poligonale, profonda circa 4 m, con due finestre in tufo ogivali. Un arco ed una serie di scalini portano all’altare in marmo del “Cristo portacroce” realizzato da Carlo da Carona nel XVI secolo.
Carlo di Francesco da Carona (detto Carlo da Carona o Carlo da Udine) è oggi ritenuto uno tra i più interessanti lapicidi operanti in regione nel Cinquecento. Nacque verso il 1485 e si trasferì ancora giovane in Friuli, prima a San Daniele e poi a Udine. Attivo dal 1509 al 1545, ha lasciato diverse sculture che testimoniano la sua arte: fonti battesimali, portali, altari, statue e bassorilievi. Di una generazione più giovane del Pilacorte e del Bissone, sviluppò un proprio linguaggio originale, prediligendo forme robuste ed espressive, volti assorti e ieratici, ispirando le sue figure alla severa spiritualità medievale e nordica. Nell’ambito della scultura «friulana» del primo Cinquecento rappresenta un caso isolato: non un artista ritardatario o tecnicamente incapace bensì uno scultore così originale da non poter essere confuso con altri.
Come mostrano fotografie risalenti a prima della Seconda guerra mondiale, visibili nel sito del Patrimonio culturale dell’ERPAC, l’altare era costituito da un trittico con le figure del Cristo portacroce tra San Giovanni Battista e il profeta Geremia. Due pilastri ricchi di intagli reggevano un architrave sormontato da un’ampia lunetta nella quale trovava posto una Pietà completata ai lati da due angeli e, al di sopra, un Cristo benedicente. Oggi rimangono solo la figura centrale del Cristo portacroce, di cui colpisce l’insolita iconografia di profilo, e quella del Cristo sulla sommità, mentre le altre statue sono andate perdute nel 1944. Sono ancora apprezzabili i pilastri scolpiti in bassorilievo con putti, cigni, maschere, teste di arieti e figure mostruose.
Villa SantinaA sinistra dell’ingresso principale un arco a sesto acuto e tre gradini in discesa portano alla cappella più antica, un piccolo vano che contiene l’altare dedicato alla Beata Vergine, detto “del Tabernacolo. Accanto all’arco si apre una finestra ogivale. Dal pavimento emerge parte del grosso masso su cui la chiesa venne costruita e dal quale prende nome. Anche questo altare è attribuito a Carlo da Carona ed è datato al 1522.
Esso occupa gran parte dello spazio del piccolo ambiente. Sulla mensa due colonne sostengono un architrave con l’iscrizione: CASTA ROSA LUCIS SPECULUM. Nella parte più interna l’altare, come mostrano foto scattate prima della Seconda guerra mondiale, presenta anch’esso pilastri laterali lavorati in bassorilievo con grottesche, panoplie, teschi che riquadrano uno spazio entro il quale sono ricavate due nicchie che contenevano le figure a tutto tondo di San Giuseppe (?) e di San Giovanni Battista. Tra queste una cornice scolpita con testine di angioletti circonda l’incavo all’interno della quale era visibile l’affresco della Madonna con il bambino e San Giovanni di Gianfrancesco da Tolmezzo. Al di sopra all’interno di una conchiglia vi è un Eterno Padre con ai lati due angeli musicanti dipinti. Oggi rimane solo l’impianto scultoreo e pittorico dell’altare mentre nel 1944 vennero danneggiati irreparabilmente l’affresco e le due statue che lo affiancavano.
Nella parete di fronte all’altare si apre verso il fiume una finestra di ragguardevoli dimensioni (1,80 x 0,60 m), con cornice in pietra, che permetteva ai fedeli di venerare la sacra immagine. All’esterno un’iscrizione riporta “VIRGINIS HEC PETRA. HIC REDDAS TUA VOTA VIATOR” (Questa è la pietra della Vergine – Qui offri i tuoi voti, o viaggiatore). Dalla cappella si accede alla sacrestia.
Arrivando dalla strada la chiesetta appare circondata da un ampio prato e mostra il presbiterio dell’aula maggiore con addossato un portico e, perpendicolarmente, le pareti esterne dell’aula minore e della sacrestia, con il campaniletto a vela, una semplice bifora, innestato nel punto tra i due corpi dell’edificio.
L’esterno della chiesa reca ancora tracce di antichi affreschi e decorazioni e conserva le sagome delle originarie aperture. L’aula maggiore e I’abside presentano, subito sotto il tetto, i resti di una fascia affrescata che doveva percorrerne tutto il perimetro.
Villa SantinaIn data imprecisata venne aggiunto un portico stranamente non davanti alla facciata, forse per la mancanza di spazio sul lato verso il fiume, bensì dietro il presbiterio. Il tetto del portico con struttura lignea a vista è sorretto da otto pilastri in tufo impostati su un muretto di recinzione con tre aperture. Al di sotto, protetta da una grata, si trova un’immagine recente della Madonna.

Fonti:
– Bergamini Giuseppe. Appunti sulla scultura in pietra in Friuli In: Sot la nape, a.26, n.3-4 (luj-dicembar 1974)
– Bergamini Giuseppe e Tavano Sergio. Storia dell’arte nel Friuli Venezia Giulia. Chiandetti Editore, Reana del Rojale 1991
– Bergamini Giuseppe (a cura di) Guida Artistica del Friuli Venezia Giulia. Associazione fra le pro loco del Friuli Venezia Giulia 1999
– Bergamini Giuseppe Architetti e lapicidi ticinesi in Friuli tra Quattro e Cinquecento. Uno sguardo d’assieme. In Artisti in Viaggio 1450-1600 Presenze foreste in Friuli Venezia Giulia. Atti del Convegno Villa manin di Passariano, Codroipo (Udine), 24-25 ottobre 2003
– Bergamini Giuseppe La scultura in pietra nel Rinascimento in Pastres Paolo (a cura di) Arte in Friuli dal Quattrocento al Settecento. Società Filologica Friulana, Udine 2008
– Bonanni Elena. Il Santuario della Madonna del Sasso di Invillino: la prospettiva architettonica ed archeologica in Quaderni dell’Associazione [Associazione della Carnia Amici dei Musei e dell’Arte] 6 (1999)
– Toller Mario. Villa Santina ed Invillino con le filiali. Tipografia Filacorda Udine 1970

Sito Chiese Italiane link
http://www.chieseitaliane.chiesacattolica.it/chieseitaliane/AccessoEsterno.do?mode=guest&type=auto&code=69099&Chiesa_della_Madonna_del_Sasso__Villa_Santina
Sito ERPAC – Ente Regionale Patrimonio Culturale della Regione Friuli Venezia Giulia link http://www.ipac.regione.fvg.it/aspx/ViewRicercheLuoghi.aspx?idAmb=120&idsttem=6&searchOn=&order=0&luogo=invillino&selTsk=F

Indirizzo:
Chiesa della Madonna del Sasso SS52, 33029 Villa Santina UD
[Indicazioni: percorrendo la SS 552 fra Tolmezzo e Villa Santina, si imbocca la strada regionale 125 UD seguendo l’indicazione su cartello azzurro “Vinadia”. A 350 m si passa il ponte sul torrente Vinadia e dopo 400 metri si svolta a destra seguendo l’indicazione “Madonna del Sasso”. Oltrepassato un sottopasso si volta a sinistra e dopo 350 metri si giunge alla chiesetta].

Data ultima verifica: giugno 2022

Info: la chiesa è aperta per la messa il 2 luglio data della dedicazione.

Autore: Marina Celegon

Immagini: Marina Celegon.

 

Periodo Storico: Basso Medioevo
Localizzazione Geografica
Visualizzazione delle schede relative a contesti archeologici visibili nell'arco di 5 km dalla località di partenza