trieste

La presenza di salette o di alcovae, riscaldate singolarmente da piccoli ipocausti e comunicanti attraverso semplici tendaggi o finestre con camere più ampie, è descritta da Plinio (Ep. II, 17) e sembra essere riconoscibile anche in altre ville del territorio, come a Ronchi, dove affianca il grande triclinio di II secolo, e nella “villa della Curia”, scoperta di recente a Trieste.
Il questo caso, ad una prima fase di vita databile con precisione al terzo quarto del I secolo d.C., segue una serie di ristrutturazioni
che investe un’ala dell’edificio, con l’introduzione appunto di un’alcova-stufa e di due nuove sale pavimentate a mosaico.
L’alcova aveva due aperture, dotate di “soglie” in pietra, sui vicini triclini, che forse dovremmo immaginare provviste di chiusure scorrevoli, in modo da modulare a piacere l’intensità del calore immesso nei vani adiacenti.

Vedi anche: Ledilizia residenziale tra Lacus Timavi e Grignano di Valentina Degrassi e Rita Auriemma, in “L’architettura privata ad Aquileia in età romana”, Antenor Quaderni 24, Università di Padova, 2011, pag. 16

Periodo Storico: Età Romana
Localizzazione Geografica
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