Tra la fine del Settecento e la prima metà dell’Ottocento, una serie di interventi modificarono pesantemente il paesaggio costruito del quartiere dei Santi Martiri. Molti dei conventi e degli edifici sacri vennero demoliti in quanto costituivano “momenti di attrito” al generale processo formativo della città. Premessa necessaria alle opere di demolizione furono i decreti di soppressione degli Ordini religiosi emanati da Giuseppe II (ALISIO 1990, pp. 221-222).
L’affermarsi di nuove condizioni economiche e sociali conseguentemente alla creazione del portofranco imponeva una completa riorganizzazione (spaziale e funzionale) delle tecniche insediative. Il quartiere dei Santi Martiri modificò il proprio volto in modo radicale stabilendo una serie di relazioni ottico-spaziali con il nuovo quartiere Giuseppino che si era sviluppato dalla fine del XVIII secolo a partire dalla costruzione dei magazzini di Ambrogio de Strohlendorf, posizionati lungo la fascia litoranea dinanzi ai conventi dei Cappuccini, dei Minoriti e dei Fatebenefratelli (GODOLI 1984, pp. 65-66, pp. 97-104).
Al fine di evitare lo sviluppo di una forma urbana condizionata dal rapporto fra settori insediativi formalmente conclusi e indipendenti, il quartiere dei Santi Martiri fu riorganizzato secondo nuove normative, parzialmente uniformandosi alla struttura del reticolo giuseppino. Attraverso una razionalizzazione dell’organizzazione spaziale, impostando i manufatti edilizi lungo assi rettilinei si giunse progressivamente al superamento della situazione di labilità strutturale caratterizzante l’antica morfologia. In questo modo si ottenne un’organica compenetrazione tra le nuove forme della città commerciale e borghese e un settore della città antica, in una condizione di sostanziale stabilità tra assi e poli infrastrutturali. Tuttavia, anche se profondamente trasformato, il quartiere dei Santi Martiri ha saputo mantenere taluni momenti di contatto con l’articolazione spaziale originaria.
Gli interventi di demolizione e riorganizzazione degli assetti non hanno totalmente sconvolto e reso irriconoscibile l’originario tessuto connettivo del quartiere medievale. Se le emergenze architettoniche sono scomparse, la completa riorganizzazione delle tecniche insediative dovette tener conto, anche se in misura minima, del sistema delle preesistenze. In tal modo non si ebbe una totale cancellazione dei “valori dimensionali storici” del quartiere; è infatti evidente la sostanziale corrispondenza tra edifici ed interi isolati della città attuale con il sistema insediativo medievale e post-medievale.
Al posto del convento benedettino e della chiesa dei Santi Martiri furono eretti l’edificio voluto dal negoziante Teodoro Czwietcovich (n. tav. 216) e l’edificio n. tav. 215 (de JENNER 1867, p. 373; GENERINI 1884, p. 245; TOMASIN 1902, p. 296). La proprietà di origine medievale costituì la forma generatrice dell’isolato compreso tra via E.F. duca d’Aosta, largo papa Giovanni XXIII, via Santi Martiri e via Ciamician (cfr. le piante: Piano di situazione dei diversi fondi del fu convento dei PP. Armeni e sue adiacenze fra le contrade; datazione incerta (1810-1839), autore: ignoto, ADBCTs. 4L1/13. Senza titolo, 1822, ADBCTs. 4L1/90).
Parte del convento di S. Francesco dei PP. Minoriti fu demolita nel 1796 per consentire il prolungamento della via di Cavana (de JENNER 1867, p. 244; GENERINI 1884, p. 420). In questo modo la parte restante dell’edificio si trovò ad essere separata dalla chiesa della Beata Vergine del Soccorso. La porzione sopravvissuta del convento fu adattata ad ospitare la cancelleria vescovile (GENERINI 1884, p. 420), fino al 1813, quando l’edificio fu completamente demolito e la zona fu trasformata in piazza (piazza Lipsia, attuale piazza Attilio Hortis, cfr. le planimetrie del convento e della chiesa: Senza titolo, firma dell’autore indecifrabile, 1794, ADBCTs. 4L1/49).
La chiesa medievale dei Francescani fu nuovamente consacrata nel 1774 a seguito di lavori di restauro condotti tra il 1761 e il 1768; nuovi restauri si ebbero nel 1864. Parallelamente fu edificato il nuovo campanile. Questi lavori definirono lo stato attuale dell’edificio (S. FORMIGGINI, P. KANDLER, P. REVOLTELLA, G.B. SCRINZI 1858, p. 36; GENERINI 1884, pp. 419, 421; de JENNER 1867, pp. 240, 242, 373; TOMASIN 1902, pp. 323, 296).
Il terreno su cui sorgevano l’ospedale e la chiesa dell’Annunziata fu acquistato dal commerciante Antonio Vicco che vi eresse il palazzo omonimo, l’attuale sede del Vescovado, compreso tra via di Cavana e Piazzetta S. Lucia (de JENNER 1867, p. 290; GENERINI 1884, p. 98; TOMASIN 1902, p. 307. Vd. il Piano del fondo posseduto ora dalli Sigg.ri Viezzoli, Mayer ed Vicco come presentemente i ritrova ed come fu lineato nel piano Generale che datta 5 aprile 1786; 1786, autore: A. Fischer, ADBCTs. 4L1/51).
Al posto della chiesa di S. Bernardino e dell’ospedale di S. Giusto furono realizzati gli edifici costituenti l’isolato compatto compreso tra via S. Giorgio, via Torino, via A. Diaz. La forma triangolare di questo isolato ripropone approssimativamente il perimetro dell’area insediativa in cui si stabilirono i Fratelli della Misericordia di S. Giovanni di Dio (come si desume dalla veduta Prospectus Conventus et hospitalis ad Sanctum Justum. Tergestii, autore: ignoto, 1780-1785, (Maria Teresa 1980, p. 131); vd. inoltre: Senza titolo, 1819, autore: Ferrari, ADBCTs. 4L1/415). La chiesa sorgeva sull’area ora occupata dall’edificio n. tav. 38 di via Torino (de JENNER 1867, pp. 180-181; TOMASIN 1902, pp. 306, 310).
Sul sito della chiesa di S. Apollinare e del convento dei Cappuccini sorgerà l’isolato compatto oggi compreso tra via Cavana, via Felice Venezian, via Armando Diaz, via dell’Annunziata. Lo sviluppo su base quadrata dell’isolato corrisponde all’articolazione del sistema insediativo-residenziale dei frati Cappuccini. La struttura ecclesiale sorgeva in corrispondenza dell’edificio n. tav. 9 di via Cavana; Il convento occupava il sito sul quale sorgono gli edifici n. tav. 8 (via Felice Venezian, angolo via Cavana) e A7 (via Felice Venezian) (de JENNER 1867, pp. 166, 169-170).
Nei casi sinora elencati la memoria storica dell’esistenza degli edifici permane esclusivamente nelle morfologie del nuovo edificato. Gli unici “relitti” del Quartiere dei Santi Martiri sono le strutture della basilica tardoantica della Madonna del Mare (visibili grazie a interventi di tutela che hanno condotto alla valorizzazione e musealizzazione dei pavimenti a mosaico (PROSS GABRIELLI 1963-64, p. 340) situati sotto lo slargo antistante la scuola G. Carducci n. tav. 270) e la chiesa della Beata Vergine del Soccorso, oggi S. Antonio Vecchio, con le strutture originarie celate dai pesanti restauri e dalle ricostruzioni sette-ottocentesche.
L’unico edificio superstite della fase medievale del Quartiere dei Santi Martiri, la chiesa di S. Antonio Vecchio, è stata sottoposta a restauri progressivi.
I mosaici della fase tardoantica della basilica della Madonna del Mare sono stati consolidati e musealizzati.

Fonte: www.ipac.regione.fvg.it

Periodo Storico: Basso Medioevo
Localizzazione Geografica
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