miramare

Nell’ottocento, dopo la campagna d’Egitto di Napoleone Bonaparte, scoppiò tra gli europei e gli americani un enorme interesse per tutto ciò che riguardava l’Egitto e la sua affascinante storia. Iniziò così una caccia ai tesori o, meglio, un vero e proprio saccheggio di reperti antichi, destinati a ingrandire le collezioni dei Paesi che finanziavano le spedizioni. Le antiche gesta dei faraoni e quell’alone di mistero che le circondava era davvero intrigante ed anche i nobili e la ricca borghesia se ne innamorarono. Perfino la buona società triestina non fu esente dall’egittomania e ben presto in città iniziò la competizione per accaparrarsi i meravigliosi manufatti che finivano esposti nel salotto di casa, lasciando gli ospiti stupefatti.
Trieste, principale porto dell’impero asburgico, intratteneva scambi commerciali con molti paesi. La collocazione geografica del capoluogo Giuliano, infatti, l’aveva resa la naturale porta di comunicazione tra l’oriente e i mercati dell’Europa continentale ed i traffici con l’Egitto aumentarono dopo che Maria Teresa d’Austria nel 1770 dichiarò in un primo decreto il libero commercio con il paese del Nilo e alcuni anni dopo, nel 1779 promise addirittura massima protezione a chi intrattenesse rapporti economici con il suddetto paese.
La rotta marittima Trieste-Alessandria partì nel 1837 grazie alla grande società Lloyd Triestino di Navigazione, sorta il 2 Agosto 1836 ed ancora oggi la più antica in esercizio. Ma fu soprattutto l’apertura del canale di Suez, nel 1869, a portare enormi benefici allo sviluppo dell’economia giuliana basata sui traffici marittimi. Ne è il principale esempio il barone Revoltella, imprenditore e finanziere, uno dei personaggi più autorevoli e rappresentativi della Trieste imperiale che svolse un ruolo di primo piano sia nella vita economica che in quella politica. Vicepresidente della società del canale di Suez, nel 1861 compì un lungo viaggio in Egitto per visitare la zona dei lavori di costruzione del varco. Ne tornò con molti reperti, tra cui un vaso canopo dalla testa di babbuino, vari idoli in bronzo di non molto valore, amuleti, scarabei e soprattutto con un vivace diario di viaggio tuttora conservato nella sua biblioteca.
Un altro appassionato di reperti egizi fu Massimiliano d’Asburgo che tra i suoi giovanili ed ambiziosi progetti annoverava anche quello di costruire un edificio nel Parco di Miramare per ospitare la sua raccolta di ben 1930 oggetti provenienti dalla terra dei faraoni. La sua morte prematura spense i suoi propositi e nel 1883 la collezione prese la via di Vienna, dove ancor oggi è conservata presso il Kunsthistorisches Museum.
Rimane comunque a Trieste un’unica superstite di cotanta passione, la piccola sfinge in granito rosa che, come una gatta distesa al sole, si affaccia dalla punta del molo di ingresso del porticciolo di Miramare. Scultura egizia con il corpo di leone e la testa di donna, dallo sguardo imperturbabile ed indecifrabile, solitamente collocata vicino alla tomba del faraone per augurare al re una serena vita dopo la morte, ancora oggi, dopo tantissimi anni continua a vegliare sulla dimora del suo caro padrone.
Certo è che nell’Ottocento i triestini potevano illudersi di essere vicini alla terra delle piramidi, o perché vi si erano recati per lavoro, tipo i marinai, gli impiegati, i meccanici, o perché passeggiando per le vie cittadine potevano ammirare mostre di curiosità esotiche, mummie (come quella esposta in via San Sebastiano) e persino obelischi. Di questi ultimi, infatti, Trieste poté vantarne ben due, che, anche se non originali, risultano davvero significativi per comprendere il gusto dell’epoca. Uno venne posizionato in piazza Libertà di fronte alla stazione ferroviaria e fu commissionato da alcuni illustri personaggi della città in ricordo della cosiddetta Dedizione di Trieste all’Austria del 1382. L’altro, ordinato dal collegio mercantile di Trieste, fu dedicato all’imperatore Francesco I d’Austria, come segno di riconoscimento per l’apertura della “Strada Nuova” tra l’Italia e l’Austria e situato a Opicina, all’inizio di quella che è comunemente chiamata “Napoleonica”.
Per quanto riguarda le mummie invece, che da sempre portano con sé un alone di magia e mistero ed hanno il potere di conquistare il cuore delle persone, la città custodisce una leggenda, probabilmente a metà fra finzione e realtà, di tre sarcofagi scomparsi in via Crosada. Sembra infatti che nel 1908 giunse dal Cairo un bellissimo veliero dal nome Cleopatra, con il prezioso carico di tre sarcofagi egizi ed altrettante mummie, destinate al Museo di Storia Naturale della città. In attesa di essere inventariate insieme a tutto il resto del carico, i feretri vennero depositati in un magazzino sotterraneo adibito a deposito comunale. Fino a qui nulla di strano, se non fosse che, dopo un lungo periodo di oblio, determinato anche dalle vicende belliche di ben due conflitti mondiali, sembrano essere scomparse insieme alla casa che ospitava il magazzino, probabilmente in seguito agli interventi di recupero edilizio della città vecchia. Ovviamente i triestini non si sono risparmiati in racconti, leggende e dicerie su questo inspiegabile mistero che però nessuno è riuscito a spiegare.
Quel che di certo c’è è che l’amore per l’esotico fa parte di Trieste, città segnata da un’identità culturale legata alle rotte commerciali che sono state attraversate dagli uomini che le hanno intraprese, percorsi ricchi di intenso fascino che la città splendidamente preserva.

Autore: Silvia Fatur

Fonte: www.triesteallnews.it, 6 nov 2023

Info:
Viale Miramare, 34151 Trieste TS
Telefono: 040 224143

Periodo Storico: Protostoria
Localizzazione Geografica
Visualizzazione delle schede relative a contesti archeologici visibili nell'arco di 5 km dalla località di partenza