La chiesa di Santa Maria oltre But sorge fra gli abitati di Casanova e Caneva si un rilievo prealpino, la rupe di Claps o Clapùs, in posizione panoramica e dominante verso la Valle del But o Canale di San Pietro. La si può raggiungere lungo la strada o scegliendo di risalire la scalinata originale di 398 gradini scavati nella pietra e scanditi da una Via Crucis.
La Pieve è sorta nel VI secolo, nell’ambito di una struttura castellana posta su uno spuntone roccioso prealpino a controllo dell’antica strada romana Julia Augusta, che in questo tratto risaliva la Valle del But verso il Norico (Austria), collegando Aquileia ad Aguntum. Il titolo originario doveva essere quello di San Lorenzo, denominazione passata a Santa Maria Oltrebut attorno al X secolo, anche se le fonti medievali riportano sempre soltanto la dedicazione alla Vergine.
La Pieve dipendeva in un primo tempo direttamente da Aquileia, ma negli ultimi secoli del Medioevo fu attirata nella sfera dell’Abbazia di Moggio. I reggenti di quest’ultima avevano infatti fatto costruire in Tolmezzo, a seguito della sua evoluzione da borgo in città (sec. XIV), una chiesa intitolata a San Martino, presso la quale, in virtù della sua ubicazione nel centro cittadino, si era trasferito anche il pievano.
L’ubicazione della nuova chiesa tra le mura cittadine rendeva più semplice il contatto dei fedeli tolmezzini rispetto a quella della più lontana pieve di Santa Maria situata al di là del torrente Buit, sulla destra orografica, in posizione più disagevole.
Nella pieve di Santa Maria il pievano elesse un proprio vicario per assistere i fedeli rimasti nei paesi vicini e al di là del fiume.
Dalla matrice di Santa Maria derivarono nel corso dei secoli, oltre alla Parrocchia di San Martino di Tolmezzo, le parrocchie di Betania, Caneva, Cazzaso, Fusea e Lorenzaso.
Le forme attuali dell’edificio, che esternamente si presenta con un tetto a capanna e all’interno con un’unica navata, preceduta da un atrio, e due piccole cappelle laterali, sono l’esito di rifacimenti avvenuti nel corso dei secoli, fino al XIX (la pieve subì anche lesioni e danni durante il terremoto del 1976). Le ristrutturazioni avvenute nel Cinquecento e nell’Ottocento sono documentate da iscrizioni incise e murate sulle pareti esterne.
Del rifacimento cinquecentesco (1505) rimane memoria in frammenti di pietra scolpita a bassorilievo, provenienti da un altare attribuito allo scultore di origine bergamasca Giovanni Antonio Pilacorte da Carona (1455 ca – 1531), murati in parte all’esterno, sulla facciata e sopra il portale settecentesco, in parte all’interno. Uno di questi riporta la firma dell’autore e la data di realizzazione originaria, appena sopra l’iscrizione che documenta il ritrovamento ottocentesco (JOANT PILACORTE/FACIEBAT/1505).
Sulla facciata spicca sopratuttto il rilievo con la Madonna con il Bambino, posto nella lunetta sopra il portale d’ingresso principale, circondata da volute ai lati e da motivi a dentellatura e ovoli e frecce, tipici del repertorio classico. Caratteristici del linguaggio adoperato dal Pilacorte sono anche gli altri motivi ripresi nei resti del tabernacolo eucaristico e nella custodia a muro per oli santi composta sempre con frammenti dell’altare, dove si vedono motivi vegetali stilizzati, grottesche e testine alate di cherubini.
Del Pilacorte è anche la statua del Padre Eterno benedicente, seduto anch’esso su testine alate di cherubini (un tempo era collocato nella nicchia del portale esterno, ma proviene dalla cimasa del tabernacolo originale).
All’interno della Pieve si trovano anche due altari lignei di bottega carnica in legno intagliato. Uno è datato 1699 e sfoggia un ricco repertorio di angeli e testine alate, con al centro un dipinto di epoca successiva. Più sobrio il secondo altare, che al centro riporta una tela dove è raffigurato, accanto all’Arcangelo Michele e a San Pietro, anche San Lorenzo, titolare della pieve originaria.

Orari di apertura:
La Pieve è visitabile in concomitanza di celebrazioni, eventi o aperture programmate (10 e 15 agosto e 1 e 2 novembre, alle ore 10,30). Referente: Caufin Aldo tel. 043340291.

Fonte: AA.VV. Il Cammino delle Pievi in Carnia, Arc. Spirito Santo “Pieres Vives”, San Pietro in Carnia, 2012.

Frammento di rilievo funerario (fot. Sperti)

Un frammento di rilievo funerario a medaglione con ritratto virile è murato sulla parete nord della Pieve ad oltre due metri d’altezza. Alcune parti del volto sono corrose dalle intemperie, mentre i capelli, le orecchie e gli occhi sono ancora visibili. Infatti si può notare che i capelli scendono sulla fronte con delle ciocche e che gli occhi sono privi di pupilla.
Si colloca nella prima metà del I sec. d.C.
Non si hanno dati precisi né sulla provenienza della stele né sul periodo in cui fu murata nella chiesa. Qualcuno ipotizza che la stele sia stata murata in una parete interna della vecchia chiesa e che, poi, con la nuova costruzione, l’opera sia stata reimpiegata all’esterno nel 1750 o nel 1850.

Bibliografia:
M. BUORA, L’epoca romana, in La Scultura nel Friuli Venezia Giulia. Dall’epoca romana al gotico, vol. I, Fiume Veneto 1988, pp. 79, 85.
C. PUPPINI, Tolmezzo. Storia e cronache di una città murata e della contrada di Cargna. Dalle origini al XVII sec., Sequals (Pn)1996, pp. 14-16.

AG

Indirizzo: Strada Provinciale 21, 11, 33028 Tolmezzo UD
Contatto:
Caufin Aldo tel. 043340291.

 

Periodo Storico: Basso Medioevo
Localizzazione Geografica
Visualizzazione delle schede relative a contesti archeologici visibili nell'arco di 5 km dalla località di partenza