terzo

La località di Terzo di Aquileia era in epoca romana chiamata tertium lapidem a significare la terza pietra miliare da Aquileia e in questa località convergevano le strade che collegavano Aquileia con il resto della penisola e l’Europa centro orientale. E’ probabile che in questa località si trovassero strutture di supporto e ospitalità per i viaggiatori diretti ad Aquileia.
Nella frazione San Martino di Terzo d’Aquileia si trova la Chiesa dedicata a San Martino di Tours, situata nei pressi dell’antica via Annia. Le sue origini potrebbero risalire all’XI secolo, epoca nella quale si presuppone già l’esistenza di una chiesetta con il titolo di San Martino. Compatrono meno conosciuto della chiesa è San Dionigi l’Areopagita.
terzoNon vi sono fonti in merito ai primitivi sviluppi della chiesa, probabilmente si trattava di un edificio ad aula, orientato ad Est, concluso da un’abside; vi sono tuttora conservati frammenti di due cicli d’affreschi risalenti al XIII e XIV secolo.
Alla fine del Quattrocento venne costruito il presbiterio ed in seguito la chiesa fu nuovamente affrescata.
Tra Sei e Settecento la chiesa fu ampliata e sopraelevata e venne probabilmente realizzata l’attuale torre campanaria.
La chiesa dipese dal Monastero delle Benedettine di Aquileia fino al 1782 quando il monastero venne soppresso per ordine dell’imperatore Francesco II.
La chiesa rimase chiusa dalla fine del Settecento agli anni Quaranta del Novecento. A inizio Novecento, furono scoperti gli affreschi. La chiesa venne restaurata una prima volta in occasione della riapertura al culto nel 1944, ed in seguito nel 1973. Gli affreschi furono oggetto di restauro nel 1992.
L’edificio si colloca su un terreno leggermente rialzato rispetto alla quota della strada, delimitato da un muretto in pietra con portale chiuso da cancelletto in ferro.
Davanti alla chiesa, ad una distanza di una decina di metri, si trova il campanile a base quadrata con cella campanaria e tamburo ottagonale aggiunto a fine ottocento.
La facciata principale è a capanna con al centro il portale d’ingresso, ai lati due finestre ad arco e sopra un occhio circolare. Sopra al portale, a destra, è murata una lapide in cui è ricordata la soppressione della chiesa nel 1788 e la sua riapertura al culto avvenuta il 1° gennaio 1944.
L’edificio è orientato ad Est e presenta una pianta molto semplice: un’unica navata longitudinale, con una nicchia absidata sul fianco sinistro vicino all’ingresso ed una quadrangolare sul lato destro, il presbiterio è quasi quadrato con abside pentagonale. La copertura della chiesa è a falde con manto in coppi, all’interno si presenta con struttura a capriata lignea nella navata mentre il presbiterio è sormontato da una volta a crociera su cui si interseca la volta ad ombrello dell’abside.
L’interno della chiesa si presenta affrescato per tre quarti della lunghezza della navata e per due terzi dell’altezza, secondo le dimensioni della chiesa prima dell’ampliamento sei-settecentesco. Nella chiesa sono presenti affreschi risalenti al XIII, XIV, XV e XVI secolo.
Del ciclo più antico, risalente al XIII secolo rimangono, sulla parete sinistra della navata, due scene frammentarie in cui si riconoscono un gigantesco San Cristoforo con Gesù bambino in spalla e la Madonna in trono col Bambino affiancata da un Santo monaco, Santa Elisabetta d’Ungheria e due Santi vescovi.
Il secondo ciclo di affreschi, riconducibile alla corrente che si ispirava a Vitale da Bologna, risale alla seconda metà del XIV secolo. Si sono conservati solo gli affreschi collocati nella parte inferiore della parete sinistra. Per rimettere in vista gli affreschi più antichi, nei restauri del 1992 due delle scene vennero staccate e collocate sulla parete destra. Qui sono riconoscibili la Resurrezione e la Discesa agli inferi, mentre sulla parete sinistra rimangono i resti della Crocifissione e dell’Ascensione.
Gli altri affreschi che decorano la cappella della Madonna, parte della navata destra, tutto il presbiterio e l’abside appartengono al periodo che va dalla fine del XV secolo all’inizio del XVI.
Gli affreschi dell’abside e del presbiterio appartengono alla corrente pittorica detta tolmezzina che ebbe il maggior impulso da Domenico Mioni da Tolmezzo e Gianfrancesco del Zotto, quelli del lato destro della navata e della cappella della Madonna sono associabili alla scuola di Pellegrino da San Daniele.
Essi costituiscono una sintesi pittorica dell’Antico Testamento, un racconto della salvezza dal peccato originale alla nascita del Salvatore.
Seguendo l’ordine del racconto:
– nel catino della cappella della Madonna nella parete destra: Santa Trinità
– sulla parete destra: in alto Peccato originale (a sinistra), Il sacrificio di Isacco (a destra) in basso San Valentino e S. Stefano diacono (s) Angelo (d)
– sui lati dell’arco del presbiterio: dall’alto in basso Offerta di Caino (s) Offerta di Abele (d); Angelo annunziante (perduto) (s) e Maria Annunziata (d); San Dionigi l’Areopagita (perduto) (s) San Lorenzo (d). Sull’arco stesso Sante martiri Apollonia, Cecilia, Caterina, Ursula, Lucia, Lena.
– sulle pareti del presbiterio in basso i dodici apostoli (alcuni perduti); in alto a sinistra scene dalla vita di San Martino: il dono del mezzo mantello (perduto), il sogno seguito al dono e un miracolo; in alto a destra il compatrono S. Dionigi vescovo in cattedra affiancato dai compagni di martirio e con altri santi.
– Nella volta a crociera, su fondo rosso, quattro santi Padri e Dottori della Chiesa seduti in cattedra;
– Nell’abside: in basso partendo da destra nascita del Battista, incontro di Maria con S. Elisabetta, presentazione di Gesù al tempio; sul piano basso delle cinque vele partendo da sinistra: Natività, adorazione dei pastori e dei magi, Fuga in Egitto; sul piano alto: i quattro evangelisti con i loro simboli, angeli musicanti con al centro l’incoronazione della Vergine.
Negli spazi liberi sono visibili molte figure di santi, apostoli, martiri ed altre scene con prelati e donatori.
L’altare maggiore seicentesco è stato scomposto e alcune sue parti sono state spostate. La mensa in marmo bianco presenta un paliotto decorato con marmi screziati. Al centro è rappresentato, ad intarsi marmorei, San Martino a cavallo che dona metà del suo mantello; alle estremità vi sono due angeli in altorilievo.
Entrambi gli altari della navata sono decorati con intarsi marmorei a motivi geometrici. A destra dell’arco si trova l’altare dedicato al Santissimo Sacramento. Il tabernacolo, contenuto in una struttura a tempietto è affiancato dalle statue di due angeli. Il tabernacolo e le statue in origine appartenevano all’altare maggiore. A sinistra dell’arco si trova l’altare ligneo di San Lorenzo, del 1570, con l’immagine del santo affrescata sulla parete sovrastante.
Davanti all’altare del Santissimo Sacramento vi è il fonte battesimale in pietra risalente al 1758. In prossimità dell’ingresso principale vi è un’acquasantiera in pietra con il catino del 1609 su una colonna con capitello composito; una seconda è collocata accanto alla porta laterale.

Fonti:
– Franceschin Giuseppe. La Chiesa di San Martino a Terzo di Aquileia. Deputazione di Storia Patria per il Friuli 2015
– Chiese italiane: http://www.chieseitaliane.chiesacattolica.it/chieseitaliane/schedacc.jsp?sinteticabool=true&sintetica=true&sercd=78708#

Autore di testo e immagini: Marina Celegon

Galleria immagini:

Periodo Storico: Basso Medioevo
Localizzazione Geografica
Visualizzazione delle schede relative a contesti archeologici visibili nell'arco di 5 km dalla località di partenza