I primi documenti che attestano l’esistenza del Palazzo di Sopra risalgono agli inizi del 1300, quando a Fulcherio venne assegnata la “cerchia” di Valbruna, in seguito a una divisione patrimoniale, con il compito di costruivi un castrum e un fossato. Nel maggio del 1499 un concordato permise a Paolo (figlio di Odorico di Spilimbergo) e ai nipoti, di ampliare e migliorare l’edificio esistente. Sta di fatto che il Palazzo venne completamente ristrutturato: da edificio medievale, venne creata una villa cinquecentesca che si rifaceva ai modelli dettati dal gusto veneziano.
La villa, ristrutturata durante i secoli successivi, si presentava allora con ampie sale dai soffitti molto alti, sulle pareti si aprivano finestroni luminosi e all’interno della villa erano stati predisposti i servizi igienici. La notorietà di questo Palazzo è legata al fatto che ospitò la sede dell’Accademia Parteniana tra il 1538 e il 1541, istituzione sostenuta da Adriano di Spilimbergo e diretta da Bernardino Partenio. Nelle ampie sale della villa gli studenti potevano dedicarsi ai loro studi giornalieri, nell’annesso oratorio di San Rocco potevano partecipare alle celebrazioni liturgiche e all’interno del giardino avevano modo di giocare tra loro e praticare attività fisica (anch’essa prevista nel programma scolastico). Vi insegnò lo Stancaro, il quale si occupava, tra le altre cose, di impartire lezioni di ebraico, per meglio leggere e interpretare i Testi Sacri. Questi insegnamenti venivano, però, interpretati come eretici e dunque erano mal visti. La vita dell’Accademia fu molto breve e non sopravvisse molto tempo dopo la morte di Adriano di Spilimbergo. Il possesso della villa e la zona circostante rimase ai conti fino al 1920, anno in cui la proprietà venne rilevata dalla famiglia Ciriani.
Dopo successivi passaggi di proprietà e diverse funzioni svolte dal palazzo (residenza signorile, stabilimento bacologico e ricovero per l’esercito), lo stesso è stato acquistato dal Comune di Spilimbergo che, in seguito a un articolato restauro, lo ha adibito a propria sede nel 2002.
L’attuale aspetto del palazzo è riconducibile a una serie di interventi effettuati tra Cinquecento e Seicento: questi portarono alla realizzazione dello scalone e della trifora sulla facciata; in seguito vennero eseguiti altri lavori di restauro d’importanza minore. Dopo il terremoto del 1976 però, il palazzo, che aveva conosciuto momenti di splendore, venne abbandonato. Solo nell’ultimo decennio si recuperò l’interesse per il palazzo, e, in seguito all’acquisto della proprietà da parte del Comune, iniziarono gli ultimi restauri.
La facciata del palazzo, in seguito alla rimozione dell’intonaco che aveva coperto gli affreschi sottostanti fin dal Settecento, conserva l’originaria decorazione, che si rifà a temi mitologici, storici e floreali, conferendo all’edificio una certa maestosità ed eleganza.
All’interno la gran parte delle opere artistiche è stata perduta, ma ciò che giunto fino a oggi, testimonia la ricchezza e il gusto rinascimentale. Il restauro interno ha portato alla luce, in due stanze al piano terreno, gli stucchi dell’artista friulano Giovanni Battista Piccin, realizzati attorno al 1776; altri elementi decorativi testimoni della ricchezza del palazzo sono le eleganti specchiere e le grandi cornici ovali. Per arricchire ulteriormente le sale, il Comune ha acquistato dei raffinati lampadari realizzati con il vetro di Murano; inoltre con il restauro sono stati rimessi a nuovo i pavimenti a terrazzo in stile veneziano.
Ciò che rende ancora più ricco questo luogo è il panorama che si gode: si può infatti ammirare il letto del Tagliamento e il territorio circostante fino ai monti della Carnia.
Dell’oratorio di San Rocchetto, che sorgeva a ridosso della cinta muraria attorno al palazzo, sono oggi visibili solo le fondamenta. Era costituito da un’aula rettangolare di circa sette metri e si presentava molto sobrio, in contrasto con la ricchezza del palazzo. La sua distruzione risale ai primi del Novecento e, in seguito a un incendio scoppiato nel 1918, le poche tracce che erano rimaste vennero cancellate.

Fonte: www.prospilimbergo.orginfo@prospilimbergo.org

Periodo Storico: Basso Medioevo
Localizzazione Geografica
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