Un antico documento del 1290, conservato nell’archivio parrocchiale di Spilimbergo, è la prima attestazione della presenza di una chiesa a Tauriano e riguarda una disposizione del «Signore di Spilimbergo, Valterpertoldo» relativa al mantenimento di due sacerdoti che funzioneranno nella chiesa di «S. Maria Maggiore» a Tauriano. Altri documenti datano al 1289 e al 1336 e riguardano lasciti ad una Chiesa intitolata a San Nicolò, la cui costruzione è fatta risalire al XIII secolo. Nel 1487 venne ampliata e nuovamente consacrata nel 1524. Nel 1543 vennero realizzate due edicole ai lati dell’abside, con cupoletta retta da colonnine. Il campanile venne eretto nel 1855.
Gli eventi bellici della prima guerra mondiale segnarono a Tauriano l’ultimo scontro delle forze austriache con quelle italiane, noto come “la Carica dei Cavalleggeri di Saluzzo”, avvenuto il 2 novembre 1918. Una lapide posta sul lato sud del campanile ricorda l’avvenimento storico. Lungo i lati nord e sud sono collocati la sagrestia, la ex sagrestia, una cappella e un locale di servizio.
Nel 1899 la chiesa subì un ampliamento e un mutamento di stile, che riguardò principalmente la facciata oggi neogotica. Nel 1979-1980 venero restaurati gli affreschi del coro e tra il 2013 e il 2016 la chiesa ha subito un intervento complessivo di restauro che ha riguardato nuovamente anche gli affreschi.
All’esterno, sulla facciata sud della chiesa si trova un affresco raffigurante San Cristoforo, che colpisce per le sue dimensioni e per la buona qualità artistica. Ritenuto della prima metà del Cinquecento non ne è noto l’autore, ma stilisticamente si ispira ai modelli diffusi dal Pordenone. L’affresco è stato restaurato nel 2013
All’interno l’edificio è a navata unica con soffitto a capriate e copertura in coppi. La copertura della zona presbiteriale è ad un livello inferiore rispetto a quella della navata.
La chiesa contiene numerosi affreschi. In occasione dei restauri effettuati nel coro, nello sguancio di una finestra è riaffiorata una scritta con il nome di Giampietro da Spilimbergo (<<ET EGO ION/ NES PETRUS DE/ SPILIMBERGO PINXI.») e con l’anno di esecuzione (1502), il che ha fatto superare le precedenti attribuzioni a Pietro da San Vito o a Pellegrino da San Daniele.
Quello di Tauriano è oggi considerato il più importante ciclo di affreschi di Gianpietro (Giovanni Pietro) di Spilimbergo. Di questo pittore non si conosce la data di nascita, mentre documenti ne ricordano l’attività dal 1500 al 1522. Fino alla scoperta dell’iscrizione a Tauriano il pittore era noto soltanto attraverso alcuni documenti attestanti la sua presenza a Spilimbergo, dove nel 1500 indorò il battistero e gli angeli del coro e per due documenti riguardanti l’uno la stima (1517) di un’ancona di Giovanni Martini e l’altro la pittura che si era obbligato a fare per una cappella della chiesa di Montegnacco, non eseguita per la morte avvenuta prima del 1522. Dai documenti risulta aver abitato a Udine e non nella sua città natale.
Più giovane di Gianfrancesco da Tolmezzo e contemporaneo di Giovanni Antonio Pordenone e di Pellegrino da San Daniele, dai quali sembra derivare certi schemi compositivi, è artista spesso statico e convenzionale. Sua caratteristica è quella di adoperare un piano di fondo rosso scuro nel quale le figure, spesso popolaresche, tendono a confondersi.
Nell’intradosso dell’arco trionfale si vedono le figure intere di San Rocco e San Leonardo e tra questi busti di vescovi o patriarchi. Nelle vele della volta le figure dei quattro Dottori della Chiesa e degli Evangelisti in cattedra occupano a coppie le vele mentre nei pennacchi vi sono figure di Profeti e i Simboli degli Evangelisti.
Il ciclo pittorico, incentrato su episodi delle vite del Cristo e di San Nicolò, si sviluppa sulle pareti all’interno dell’abside su tre livelli. A partire dal basso una prima fascia (sopravvissuta solo sulla parete destra) mostra, sopra allo zoccolo decorato con motivi vegetali, l’Attraversamento del Mar Rosso e il Battesimo di Cristo. Una cornice con leoncini e fogliami separa queste scene dal registro superiore, in cui vengono raffigurati Episodi della vita di S. Nicolò tra i quali sono riconoscibili a sinistra forse l’episodio della Carestia di Mira e quello di tre ragazze salvate dall’essere vendute, a destra l’Elemosina di San Nicola e San Nicola che placa la tempesta.
Sulla parete destra, al di sopra della finestra, si vede una Natività con l’Adorazione dei pastori. Nelle lunette delle pareti si trovano a sinistra la Deposizione, al centro la Crocefissione, a destra la Resurrezione.
Nel loro complesso gli affreschi rappresentano uno degli episodi più importanti della produzione di Gianpietro da Spilimbergo. Degna di nota la particolare attenzione dedicata dall’autore ai dettagli più strettamente decorativi dalle cornici ed agli elaborati tappeti delle cattedre.
All’esterno dell’arco presbiteriale restano tracce di un’Annunciazione e di un Padre Eterno in posizione centrale.
Affrescate sono anche le due edicole presenti ai lati dell’arcosanto. Gli affreschi di quella di sinistra raffigurano sulla parete nord San Nicola (o Sant’Agostino?) e sulla cupola una Gloria celeste, piena di angeli e con i simboli degli evangelisti. Questi affreschi sono attribuiti da alcuni a Pomponio Amalteo, (1505 –1588) da altri a Giovanni Antonio de Sacchis detto il Pordenone (1483 o 1484 – 1539).
I lacerti di affreschi raffiguranti scene sacre situati nell’edicola destra, sono ritenuti del XVI secolo e della scuola dell’Amalteo. Nell’edicola è contenuto il fonte battesimale in pietra che riporta incisa la data del 1486 e sulla parete destra una finestrella si apre su un ambiente laterale.
Nella navata sono presenti altri affreschi, sulla parete di sinistra, una Madonna con bambino e Sant’Anna con, nella fascia inferiore, dei festoni di frutti. Sulla parete di destra, sopra una mensola, vi è un San Nicola in trono con due angeli. Di altri restano scarsi lacerti, come un santo Stefano sulla parete nord, e un San Nicola benedicente in cattedra sulla parete sud. Un affresco sulla parete sinistra dell’aula ricorda il voto fatto dalla popolazione nel 1627 per essere liberata dalle incursioni dei lupi.
L’altare maggiore venne realizzato alla fine del settecento da Francesco Sabbadini di Pinzano, un altarista affermato in zona. Nel Museo civico d’arte di Pordenone sono conservate due statue lignee della fine del XVI secolo rappresentanti un Santo Stefano e un San Nicola di Bari che facevano parte del precedente altare maggiore ligneo, sostituito da quello settecentesco in pietra.
L’altare laterale di sinistra, scolpito in pietra viva e dedicato alla Madonna risale al 1543. Negli anni ’30 del Novecento il pittore Umberto Martina dipinse, in alto negli spazi tra le capriate dell’aula, tondi con figure di santi oltre che due tele con San Nicola e Cristo risorto tra San Antonio e santo Stefano.
Di Antonio Boatto (San Stino di Livenza 1936- Udine 2015) sono i tre portali con formelle in bronzo, il principale dei quali contiene scene della vita di S. Nicolò da Bari (1992).

Fonti:
– Bergamini, Giuseppe Arte e artisti del Rinascimento a Spilimbergo In: Spilimbèrc: 61m Congres, 23 di setembar 1984.
– Bergamini Giuseppe. Pagine d’Arte in Dignano. Comune di Dignano, 2005
– Giavedon Sergio, Tracanelli Stefano Cenni storici su Tauriano, in «Il Barbacian” 2 (1980)
– Dizionario biografico dei friulani voce Giampietro da Spilimbergo link  https://www.dizionariobiograficodeifriulani.it/giampietro-da-spilimbergo/
– Sito Chiese Italiane link  http://chieseitaliane.chiesacattolica.it/chieseitaliane/schedaca.jsp?sercd=65780

Indirizzo: Via Libroia, 16, 33097 Spilimbergo PN
Data ultima verifica: aprile 2022

Info:
la chiesa è aperta in occasione delle funzioni

Autore: Marina Celegon

Galleria immagini: Marina Celegon.

 

Periodo Storico: Basso Medioevo
Localizzazione Geografica
Visualizzazione delle schede relative a contesti archeologici visibili nell'arco di 5 km dalla località di partenza