Nella frazione di Gaio di Spilimbergo l’edificio sacro più importante è la chiesa di San Marco Evangelista il cui aspetto attuale è sostanzialmente quello dell’edificio costruito su una chiesa più antica nel 1490. All’esterno e all’interno sono conservate opere della fine del quattrocento e inizi cinquecento, tra le quali un pregevole portale del Pilacorte ed un insolito affresco circolare del Pordenone.
La frazione di Gaio in Comune di Spilimbergo deriva probabilmente il suo nome dalla parola longobarda gahagi, che significa “luogo chiuso”, nel senso di “terreno bandito”, cioè “riservato ai signori”, cosa che ne suggerisce un’origine longobarda e per questo, secondo alcuni autori, Gaio esisteva già nel VII-VIII secolo. La più antica attestazione scritta si trova tuttavia in un documento risalente al 1174, e precisamente in una bolla emanata da Papa Alessandro III nella quale Gayo è nominato tra gli antichi possessi aquileiesi.
La chiesa intitolata a San Marco Evangelista, è ubicata alla periferia dell’abitato, su uno sperone roccioso che domina la sottostante valle del Tagliamento. Fu storicamente adibita a Parrocchiale nonché a chiesa cimiteriale ed è tuttora circondata dal cimitero sopravvissuto alle riforme napoleoniche. La chiesa ha svolto un importante ruolo storico in rapporto con il villaggio che all’inizio si trovava vicino alla chiesa ed al fiume ma che successivamente, a causa delle piene, si spostò nell’attuale posizione.
Durante il Medioevo la villa di Gaio fu sottoposta ai Signori di Varmo. Nel 1361 è documentato un incendio dovuto ai Signori di Spilimbergo che all’epoca erano in lotta con i Signori di Varmo. Durante i lavori di restauro e ripristino, dopo i danni del terremoto del 1976, nella chiesa sono state trovate tracce di un incendio, probabilmente proprio quello del 1361, il che farebbe risalire almeno a quest’epoca l’esistenza dell’edificio sacro.
Nel 1490 la chiesa venne ampliata e rinnovata. Per la decorazione gli abitanti di Gaio ricorsero all’opera del Pilacorte, che scolpì il portale d’ingresso della chiesa, ed a quella di un giovane Giovanni Antonio da Pordenone, che decorò ad affresco la cupola del presbiterio. Successivamente le modifiche maggiori si hanno nel 1934 quando l’edificio venne innalzato di circa un metro e mezzo.
Per evidenziare la sopraelevazione durante il recente restauro la parte superiore della facciata a capanna è stata intonacata di bianco mentre la parte più antica è stata lasciata con la muratura a vista. A destra della facciata si erge il campanile, con sulla sommità una banderuola segnavento con la sagoma del leone di San Marco. Sul lato destro della chiesa è inoltre addossata la sacrestia accanto alla quale è visibile un grande affresco che raffigura San Cristoforo.
Il portale in facciata è sormontato da un oculo originale, murato, e da un oculo aperto nella sopraelevazione. A fianco del portale, sulla sinistra, è visibile un affresco molto rovinato rappresentante una Madonna col Bambino tra due Santi, con lo stemma Spilimbergo-Altan ai suoi piedi. L’affresco non è stato attribuito con certezza ad un preciso artista, anche se sono stati ipotizzati i nomi di Giampietro di Spilimbergo (notizie dal 1502 al 1522 circa) e di Pietro (o Giampietro) da S. Vito (documentato dal 1492 al 1544).
Notevole è il portale realizzato da Giovanni Antonio Bassini noto comunemente come il Pilacorte, dato che così si firmava. Nato a Carona sul Lago di Lugano intorno al 1455, dopo un’iniziale formazione in Lombardia si trasferì a Spilimbergo dove tenne bottega e scuola. Morì a Pordenone nel 1531 o poco dopo. E’ certamente il più conosciuto tra quegli scultori provenienti dalla Lombardia – i c.d. maestri ticinesi – che tra la fine del XV e gli inizi del XVI secolo operarono in Friuli. Sono numerose in regione le località che ancora conservano le sue opere, che spesso rivelano l’apporto della bottega, il che in qualche caso ne abbassa la qualità a livello di puro, se pur abile, artigianato.
Nella chiesa di San Marco Pilacorte interviene durante la fase di ampliamento dell’edificio a fine Quattrocento, realizzando il portale architravato che, ancora oggi, decora la facciata, sormontato da un cornicione sul quale poggia una lastra, alta 78 cm e larga 106, nella quale è scolpito, entro una lunetta, il leone di San Marco.
Restaurato nel 2006, il leone si presenta con la bocca aperta che mostra le zanne, ha un’aureola sul capo, le ali lunghe e parallele, un’andatura incedente e le zampe posteriori immerse nell’acqua. L’animale regge il libro aperto appoggiato su un sasso roccioso sul quale si legge l’iscrizione: «PAX / TIBI / MAR / CE E/ VAN/GELI (sta)» [pace a te o Marco evangelista]. L’antica dedicazione a San Marco crea qui per lo scultore l’occasione per proporre il simbolo della dominazione veneziana sovrapponendolo a quello religioso riferito al santo titolare. Questo non è probabilmente frutto del caso, dato che Il committente era Alvise di Spilimbergo, figlio di Odorico, al quale si deve la fedeltà degli Spilimbergo a Venezia.
Sull’architrave è riportata infatti l’iscrizione «ALOVISIO • CAII • D(omi)NO • HANC • (a)EDEM • INCOLAE / STATVERUNT • SANCTO • MARCO • LOCI • GENIO • M XD» [(Essendo) Alvise signore di Gaio, gli abitanti innalzarono (questa Chiesa) a San Marco protettore del luogo 1490].
Il portale, alto 271 cm e largo 207, è contornato da un motivo decorativo a catena. Nella strombatura dell’architrave e degli stipiti è scandito da dodici teste di cherubini, realizzati a gruppi di quattro, uno diverso dall’altro per espressione e fisionomia. Alla base degli stipiti stanno due panoplie a ricordare le virtù militari e laiche del casato degli Spilimbergo. Completa la decorazione una fascia a girali vegetali, scolpita in tenue basso rilievo ed animata da animali e personaggi fantastici, uccelli e segni zodiacali.
Sullo stipite sinistro interno, parzialmente nascosta dalla porta, è riportata una lunga iscrizione che attribuisce l’opera al Pilacorte e individua il 1490 come data di realizzazione «H(a)EC • EST / PLEBS / S(ancti) • MARCI / DECAIO / » [Questa è la Pieve di San Marco di Gaio ] «OPERA / DE IHOA / NE • ANT°(nio) / PILACO(RTE) / HABITÀ(n)TE / T(n) • SPILIMBER(go)/ 1490 • 14 / Oct(o)br(e)» [Opera di Giovanni Antonio Pilacorte abitante in Spilimbergo, 14 ottobre 1490];
L’ambiente interno è ad aula unica, molto semplice, con il soffitto in legno a vista sorretto da capriate e pareti in ciottoli intonacate con malta di calce. La pavimentazione è alla veneziana.
L’abside quadrata presenta nel soffitto a cupola un affresco racchiuso entro una cornice circolare. Al centro vi è l’acronimo del Gesù Salvatore degli uomini, contornato in continuità dal Padre Eterno, dalla colomba dello Spirito Santo e dai simboli dei quattro Evangelisti: il leone, l’aquila, l’angelo e il toro.
Quest’affresco, attribuito a Giovanni Antonio de’ Sacchis più noto come il Pordenone (1483/84 -1539), risalirebbe alla primissima attività del pittore, probabilmente ad una data precedente o attorno al 1506, quando secondo il Vasari, che scrisse di lui una decina d’anni dopo la morte, il pittore per scampare alle calamità che colpirono il Friuli nei primi anni del XVI secolo si sarebbe trasferito “in contado”, e lavorando per gli abitanti del luogo avrebbe fatto “esperimento del colore sopra la calcina”, avrebbe cioè sperimentato la tecnica dell’affresco della quale si impadronì rapidamente.
L’attribuzione al Pordenone di quest’affresco è legata ad alcuni confronti con altre opere del pittore del suo primo periodo, anche se non vi è unanimità tra gli studiosi, preferendo alcuni attribuire l’affresco di San Marco ad altri pittori meno noti.
Per i sostenitori dell’ipotesi Pordenone l’autore, qui all’inizio della carriera, risentiva ancora dell’influenza delle opere di pittori friulani quali Gianfrancesco da Tolmezzo, Bellunello, Giampietro da Spilimbergo, Pellegrino da San Daniele, cioè quanto di meglio poteva offrire l’arte del tempo, anche se mostra già una certa originalità nell’organizzazione della composizione.
A sinistra dell’ingresso è conservato un battistero in pietra con fusto decorato a fogliame e quattro faccine di putti al di sotto della coppa e un’alta copertura in legno. Su una fascia che corre attorno a tutta la coppa vi è una iscrizione che richiama il passaggio del Mar Rosso sotto la guida di Mosè e la sconfitta del faraone. Il passaggio del Mar Rosso era infatti ritenuto dai Padri della Chiesa, ed anche dall’apostolo Paolo, un segno profetico del Battesimo. Un’iscrizione sulla base riporta l’indicazione di un rinnovamento, la data del 1671 e il nome del plebano Alexandro. A destra dell’ingresso si trova una semplice acquasantiera in pietra, datata 1613 (o 1673).
Sulla parete di destra dell’aula sono stati appesi due lacerti di affresco di mano ignota del XVIII secolo, provenienti da case del paese e portati qui dopo il 1976, uno raffigurante la Madonna del Rosario fra San Domenico e Santa Caterina da Siena, e l’altro la Sacra Famiglia con San Giovanni Battista e Sant’Antonio da Padova. Sulla parete di sinistra sono visibili anche due piccoli frammenti di affresco.
Sopra l’altare maggiore si trovano due statue di San Marco e di San Giovanni Battista e un grande Crocifisso ligneo policromo opera di bottega friulana, risalente al secolo XVIII-XIX recentemente restaurato.
Nel 2017 è stata posta nella chiesa un’opera musiva degli allievi della Scuola mosaicisti di Spilimbergo rappresentante la Vergine della tenerezza, ispirata ad una pagina miniata del 1230 conservata a Madrid.

Fonti
– Bergamini Giuseppe Note su alcuni affreschi del Quattro e Cinquecento nello Spilimberghese in Studi spilimberghesi: [atti della giornata di studio a Spilimbergo, 28 ottobre 1979]
– Bergamini Giuseppe Arte e artisti del Rinascimento a Spilimbergo In: Spilimbèrc: 61m Congres, 23 di setembar 1984 [Udin]: Societât filologjche furlane, 1984
– Bergamini Giuseppe, Dei Rossi Vieri, Reale Isabella. Pilacorte in Friuli: guida alle opere Clauzetto: Associazione Antica pieve d’Asio; Udine: Società filologica friulana, 2021
– Boni de Nobili Francesco. Guida ai luoghi e alle opere di Giovanni Antonio de’ Sacchis detto il Pordenone nella Provincia di Pordenone Dario de Bastiani Editore Vittorio Veneto 2015
– Cominotto Annarosa. Gaio e Baseglia. Testimonianze artistiche. Associazione I Due Campanili – Gaio e Baseglia – Parrocchiale Gaio-Baseglia. Gaio-Baseglia 2002
– Sito web Dizionario dei friulani https://www.dizionariobiograficodeifriulani.it/pietro-da-san-vito/
– Sito web I due campanili https://www.iduecampanili.org/territorio/due-passi-tra-arte-e-storia/

Indirizzo: Via San Marco – Frazione Gaio, 33097 Spilimbergo PN
Data ultima verifica: agosto 2022

Info: La chiesa è aperta in occasione delle funzioni religiose.

Autore: Marina Celegon

Galleria immagini: Marina Celegon

 

Periodo Storico: Basso Medioevo
Localizzazione Geografica
Visualizzazione delle schede relative a contesti archeologici visibili nell'arco di 5 km dalla località di partenza