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A poca distanza in direzione W dalla Grotta Romana si trova una dolina scoscesa, chiamata dagli indigeni Cotarjova, che presenta sul lato occidentale un vasto antro, indicato con lo stesso nome.
La caverna è nota da tempo per il suo giacimento preistorico, scavato dall’Hoffmann e dal Moser già verso la fine del XIX sec.
Come avvenne in molte altre grotte del Carso, le ricerche furono condotte senza ordine e dei reperti rinvenuti resta solamente qualche sommaria descrizione ed alcuni disegni del Moser che attestano la presenza di un interessante deposito neolitico: gli scavi incontrollati sono continuati in tutti i periodi ed il terreno si presenta oggi del tutto sconvolto, al punto da rendere impossibile l’inizio di una ricerca sistematica.
Va rilevato che la grotta viene a trovarsi al di sopra dei vani più interni della vicina Grotta romana, con la quale doveva essere un tempo unita in un unico sistema.
A NE dell’ingresso, sul fianco pastinato della dolina, qualcuno ha aperto una grottina, profonda 1.5m e lunga 5m (+1m non percorribile) bassa e concrezionata, il cui sviluppo potrebbe essere sommato al complesso principale portandolo a 30m di lunghezza totale.
Materiali rinvenuti:
A fine 1800, il Moser ha individuato il Neolitico tardo attestato solo da pochissimi frammenti, mentre la maggior parte della ceramica sarebbe attribuibile all’età del rame, pre-Cultura di Lubiana. 1 recipiente profondo a pareti convesse con decorazione plastica ed impressioni risulterebbe essere l’unico elemento attribuibile con relativa certezza all’avanzata età del bronzo.
Fonte:
https://catastogrotte.regione.fvg.it