La località, posta presso il limite settentrionale del comune di Sesto al Reghena, immediatamente a est della Roggia Acqua di Villa, nel punto in cui essa si avvicina maggiormente al fiume Sestian, venne segnalata dallo Zuccheri (Zuccheri 1869, p. 17) per l’abbondanza dei rinvenimenti di laterizi e pietre, che secondo lo studioso avrebbero determinato il nome stesso della località. Tra i rinvenimenti elencati dallo Zuccheri, è segnalato nel 1848 il disseppellimento di un mosaico di 2,5×2 metri quadrati a tessere bianche e nere, delimitato da un muro di cui restava la parte basale; nello sterro della struttura sarebbero stati recuperati anche resti di una o più sculture in pietra.
Il sito fu poi oggetto di perlustrazioni e recuperi nel corso del 1990: si segnala l’abbondante presenza di laterizi e di elementi semicircolari di colonna, di mosaico bianco e nero, di tessere musive in pasta vitrea, in un caso anche con foglia d’oro, di intonaci dipinti, di rivestimenti marmorei anche modanati. È attestata inoltre la presenza di resti scultorei in marmo (Destefanis 1999).
La mappatura sistematica e puntuale degli affioramenti, metodicamente eseguita da Luigi Rossi per molti anni a partire dal 1996, ha permesso di individuare ripartizioni all’interno dello spargimento principale e di definire numerosi micrositi “satelliti”, che verosimilmente rappresentano pertinenze della villa o strutture di minore entità, talora con traccia di attività fornacali, o ancora, in certi casi, forse, aree funerarie.
Nell’area delle Pedruje in particolare, che presenta un’ampiezza complessiva di poco più di 30.000 metri quadrati circa, la presenza di materiali edilizi e di rivestimento di pregio segnala l’esistenza – in un periodo non meglio precisabile dell’età romana – di una pars urbana di livello particolarmente elevato.
La ricognizione condotta nella seconda metà degli anni ’90 sulla ceramica di Pedruje, in particolare sui materiali conservati presso il deposito di Sesto al Reghena (Destefanis, Tasca, Villa 2003), e ripresa – per le fasi più tarde – alcuni anni dopo (Ventura, Donat 2010), ha restituito il quadro di un sito in cui la dotazione di ceramica fine e di sigillate dimostra un alto tenore di vita dalla prima fino alla media e tarda età imperiale, almeno fino al V secolo.
La continuità di vita e di tenuta complessiva del tenore di vita e di attività economica durante la media età imperiale è attestata anche dalle anfore identificate, che fino al tardoantico documentano l’intensità degli arrivi diderrate alimentari dall’Africa. La ceramica e le anfore identificate inoltre confermano il buon livello economico del sito ancora nel IV-V secolo, con alcune produzioni che possono giungere al VI secolo (Destefanis, Tasca, Villa 2003, p. 158; Ventura, Donat 2010, p. 574).
La villa di Pedruje si trova al centro di un comprensorio caratterizzato dalla fitta presenza di altri insediamenti, di diversa rilevanza, dimensione e funzione, rispetto ai quali il complesso di Pedruje sembra esercitare un ruolo preminente, stante la qualità ed il pregio dei materiali e gli indicatori di prestigio e di status che tra essi compaiono e che in parte è stato possibile presentare in questa sede.

Bibliografia:
Rossi, n. 69; Destefanis, Tasca, Villa 2003 sito n. 72; Destefanis 1999, sito n. 95a

Fonte:
– Giovanni Tasca, Schede dei siti documentati nel catalogo, in Metalli antichi del Museo di San Vito al Tagliamento: l’età romana e altomedievale, di Annalisa Giovannini, Giovanni Tasca, p. 17. – Metalli antichi_del_Museo_di San Vito al Tagliamento

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Periodo Storico: Età Romana
Localizzazione Geografica
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