sedegliano

La Chiesa campestre di San Giorgio Martire, di antica origine, è ubicata in zona periferica rispetto al centro del paese. La chiesa attuale risale al XV secolo e conserva pregevoli testimonianze artistiche riferibili, in particolare, all’attività del lapicida Giovanni Antonio Pilacorte (1455 ca. –dopo il 1531) e della scuola di Giovanni Antonio de’ Sacchis, detto il Pordenone (1483 o 1484 –1539) e del pittore Marco Tiussi da Spilimbergo (documentato dal 1527 al 1573).
Il primo cenno storico sull’esistenza di una chiesa a Gradisca di Sedegliano si trova nella relazione relativa alla visita pastorale effettuata il 12 giugno 1488, in cui è menzionata una Chiesa con una doppia dedicazione a Santo Stefano e San Giorgio. La chiesa era probabilmente quella ubicata nel luogo dell’antica cortina, dove attualmente si trova la Parrocchiale dedicata a Santo Stefano. Il visitatore “trovò che il fonte battesimale, per l’antichità, era tenuto male e sporco”, indice del fatto che si trattava di una chiesa non recente.
sedeglianoDella chiesetta dedicata oggi a San Giorgio è documentata la consacrazione il 27 aprile 1547, anche se è probabile fosse stata costruita o ricavata da una precedente e decorata prima della consacrazione stessa, dato che è noto che alcune chiese vennero consacrate anche 50 o 60 anni dopo la loro costruzione. Per la sua ubicazione con tutta probabilità assolveva alla funzione di riparo per viandanti e pellegrini che guadavano il fiume Tagliamento, e da ospedale gestito da una congregazione locale. Tra il 2005 e il 2020 un complessivo intervento di restauro in più fasi ha consentito il recupero della struttura e delle opere d’arte presenti.
In occasione dei restauri del 2015 è emerso, al di sotto della chiesa, uno strato di materiale edilizio alto 80 cm, proveniente dalla demolizione di un edificio di culto più antico e di minore dimensione, del quale sono rimaste tracce murarie e numerosi frammenti di affreschi policromi provenienti da più di un ciclo pittorico, alcuni dei quali risalenti al XIII secolo. Gli scavi hanno rivelato anche la presenza di una piccola area funeraria con il ritrovamento, nella tomba 2, di una fibbia di cintura in ferro, databile tra la fine del 1300 e gli inizi del 1400, il che ha portato a ritenere che l’area cimiteriale fosse pertinente all’edificio più antico.
Nel 1750 Gradisca fu eretta in Parrocchia con due chiese: quella di S. Stefano Protomartire all’interno della cortina e quella di S. Giorgio Martire al di fuori.
La facciata dell’edificio è a capanna con sovrapposta una monofora campanaria. Al di sotto della linea di gronda si vede una decorazione a dentelli, e sui lati e sull’abside una sequenza di archetti in cotto. Il semplice portale lapideo ha al di sopra una lunetta e più in alto un oculo.
A destra del portale vi è un monumentale affresco raffigurante San Cristoforo alto circa 6 metri con il santo che regge sulle spalle il Bambino Gesù. Realizzato verso la metà del XVI secolo è da alcuni attribuito alla scuola di Giovanni Antonio de’ Sacchis, detto il Pordenone. Il santo, secondo la tradizione faceva il traghettatore su un fiume ed era venerato come protettore dei marinai, dei viandanti e di tutti coloro che attraversavano i corsi d’acqua. Per altri l’affresco va attribuito a Pomponio Amalteo (1505 – 1588) o alla sua scuola.
L’edificio è ad aula rettangolare con travi a vista, ha profondo presbiterio e un’abside trilatera a crociera. La copertura è in coppi e, all’interno, il soffitto dell’aula è a capriate lignee su mensole in pietra e tavelline in cotto. Sulla parete destra, in prossimità del presbiterio, si apre una finestra a tutto sesto. La pavimentazione è in piastrelle di cotto a losanga.
Nei primi decenni del ‘500 la comunità di Gradisca commissionò ad artisti di moda diverse opere di grande valore per l’altra chiesa del paese dedicata a Santo Stefano. In particolare dalla bottega del Pilacorte vennero realizzati un portale, un’acquasantiera e una balaustra. Pilacorte, proveniente da Carona, sul lago di Lugano in un’epoca in cui i lapicidi lombardi andavano di moda dopo aver realizzato un paio di portali in Piemonte si era trasferito in Friuli e aveva aperto bottega a Spilimbergo, diventando forse il più famoso lapicida locale dell’epoca.
E’ probabile che in quegli anni si fosse reso necessario un intervento di restauro, se non pure un vero e proprio rifacimento della chiesa, e che ciò fosse dipeso più dal terremoto del 1511 che dalle incursioni turche dell’epoca.
sedeglianoIl presbiterio della Chiesetta di San Giorgio, rialzato di un gradino, è separato dall’aula da un arcosanto ogivale e da due balaustre lapidee realizzate dal Pilacorte nel 1524 per Santo Stefano, qui trasferite all’epoca della ristrutturazione ed ampliamento della Parrocchiale avvenuta intorno agli inizi del XVIII secolo. Sono formate da colonnine lisce, trabeazione e pilastrini decorati con volute vegetali, grappoli di frutta ed uccelli. Nella sezione di destra su un cartiglio c’è un’iscrizione parzialmente cancellata “NO(n) ● NOBIS ● D(omine) ● NO(n) ● NOBIS ● SED / NO(m)I(ni) ● TVO ● DA ● GLORIA(m) ● IO(h)AN(n)ES / ANTONIO PILACORTE ● FACIE(bat) / 1524” (“Non a noi, Signore, non a noi, ma al tuo Nome dei gloria – Giovanni Antonio Pilacorte fece nel 1524”). La data 1524 è ora quasi illeggibile. In origine le balaustre erano più ampie e, per adattarle alla nuova collocazione, vennero troncate ai lati come si vede dalle semi-colonnine mancanti della relativa trabeazione.
Al di sopra sono poste quattro figure. A causa dello spazio limitato le due figure laterali sono state infelicemente collocate a ridosso dei pilastri dell’arco trionfale per cui sono malamente visibili. Sono state identificate nel tempo come due angeli reggi candela, due offerenti o due santi, con la statua di sinistra che tiene sotto il braccio un animale con squame e un’ala spiegata legato al collo, forse un San Giorgio con il drago, mentre quella di destra regge un calice, attributo che Pilacorte rappresentò anche altrove in mano a San Giovanni evangelista. Nella zona centrale di accesso al coro, sono collocati l’uno di fronte all’altro l’arcangelo Gabriele e la Vergine Maria, nella classica raffigurazione dell’Annunciazione. L’insieme è aggraziato, ma le statuette sono piuttosto rovinate. La balaustra è stata restaurata nell’anno 2020.
Anche se non reca la sua firma, al Pilacorte o alla sua bottega è attribuita anche la pila dell’acqua santa addossata alla parete a destra dell’ingresso ed innestata al pavimento, anch’essa concepita per la Chiesa di Santo Stefano e arrivata qui contemporaneamente alle balaustre. Vi si trovano incise le indicazione dei committenti, il presbitero Mathia, e fabriciere mastro Nicola, e camerario Gerolamo, e la data di esecuzione, ovvero 1500. Otto putti alati in bassorilievo contornano la vasca, mentre il pilastro di sostegno, scanalato nella parte superiore del fusto, è impreziosito alla base da motivi floreali stilizzati. Il parziale inserimento della pila nella parete nasconde del tutto due dei cherubini e parte dell’iscrizione.
sedeglianoSulla parete sinistra della navata, negli anni Ottanta del secolo scorso è stato riportato alla luce un affresco con San Giorgio che uccide il drago all’interno di una cornice rettangolare, anch’essa dipinta, sulla quale è presente un cartiglio riportante l’anno 1557, data dell’esecuzione dell’opera.
San Giorgio è rappresentato a cavallo con le insegne da ‘crociato’; alla destra sta in piedi la principessa, in atteggiamento orante, con alle spalle un castello, dalle finestre e dai bastioni del quale si affacciano alcuni personaggi. Una iscrizione, posta in un cartiglio nella cornice inferiore, reca una dedica con caratteristica inflessione veneta: “1557 -ADI XI SETEBRO FU / DEPINTO QUESTO S. GORGI ET/ IACOMO DETO MORETO DE GRASI /EL GA FATO DEPENZER A LAUDE DIO / E PER SUA DEVOCIO *Fmo Marcho de SPILBm”
La firma è leggibile con difficoltà ma ’magistro Marcho’ è ritenuto essere Marco Tiussi da Spilimbergo (documentato dal 1527 al 1573), che si firma in modo similare in altri affreschi, di poco precedenti. L’artista, operante sulla scia del Pordenone e presente nel campo dell’arte sacra in Friuli nel corso del Cinquecento, ripropone qui la classica iconografia riferita al Santo, immersa in un paesaggio che potrebbe rappresentare la vicina cortina risalente all’anno Mille, caratterizzata da imponenti fossati.
Sulla parete di destra, nell’angolo in fondo alla navata, contigui nell’attacco tra la parete laterale e quella di raccordo al coro, si possono ammirare un San Giovanni Battista, vestito di pelli con croce e cartiglio recante la dicitura “Ecce Agnus Dei”, e Santo Stefano protomartire, con Vangelo, dalmatica e turibolo e gli attributi del martirio (sassi e palma). Le due figure sono dipinte a fresco ciascuno in una nicchia delimitata da una cornice con motivi a grottesche. L’opera, non firmata, è chiaramente cinquecentesca, per stile e contesto, e con ogni probabilità è da attribuire allo stesso Marco Tiussi da Spilimbergo.
Nel presbiterio l’altare del XVI secolo è costituito da un blocco di base in muratura ai cui lati emergono in altorilievo le figure di San Lorenzo e Santo Stefano con gli attributi del martirio. Al di sopra vi è una pala firmata nel 1608 dal pesarese Giulio Cesare Begni (1579-1659), con San Giorgio che trafigge il drago e, in alto sulle nubi la Vergine col Bambino. Dietro l’altare si apre l’accesso alla piccola sacrestia.
La devozione a San Giorgio viene fatta risalire ai Merovingi, attorno al VI secolo, quando Clotilde moglie di re Clodoveo, costruì una chiesa in onore del santo a Chelles nei pressi di Parigi, dove un secolo dopo troviamo anche il culto di Santo Stefano. Non è chiaro quando e perché il suo culto sia giunto a Gradisca dove, peraltro è fin dalle origini associato a quello di Santo Stefano. Il culto di San Giorgio a Gradisca potrebbe essere stato introdotto dai coloni slavi che a più riprese si trasferirono nell’area o, molto più probabilmente, dai conti di Gorizia quando allestirono a Gradisca una postazione militare, peraltro distrutta nel 1309, considerato che si tratta di un santo riferibile agli ambienti cavallereschi e comunque dei ceti nobili.

Fonti:
– Bergamini Giuseppe, Dei Rossi Vieri, Reale Isabella. Pilacorte in Friuli: guida alle opere Clauzetto: Associazione Antica pieve d’Asio; Udine: Società filologica friulana, 2021
– Bergamini Giuseppe. Giovanni Antonio Pilacorte lapicida. In: Pordenon : 47n Congres, 20 setembar 1970
– Cescutti Maristella Piccoli tesori nascosti nel Sedeglianese In: Sot la Nape, a. 69, n. 2 (avrîl-jugn 2017)
– Dei Rossi Vieri e Reale Isabella Pilacorte, indagine sul campo. Novità biografiche, epigrafiche e iconografiche in Pilacorte 500 anni dopo visto da vicino. Atti del convegno di studi 2021
– Donati Plinio. Quando il Tagliamento viveva con noi. Storia di Gradisca di Sedegliano e del suo guado. Comune di Sedegliano 2004
– Fantin Enrico e Tirelli Roberto. Le chiese lungo il Tagliamento: segni della cristianità in Friuli. La Bassa volume 66. 2020
– Marchetti Giuseppe (a cura di Gian Carlo Menis). Le chiesette votive del Friuli. Società Filologica Friulana. Arti Grafiche Friulane, Udine riedizione 1990
– Ottogalli Antonella (a cura di). Glesiutis: chiesette campestri del Medio Friuli [Codroipo]: Progetto integrato cultura del Medio Friuli, 2016
– Rinaldi Carlo Sedegliano Storia Arte Ambiente nel Comune di Sedegliano. Editrice Le nuova Ba/e-Udine 1978

Indirizzo: Via San Giorgio – Gradisca di Sedegliano, SEDEGLIANO, UD
Data ultima verifica: aprile 2023

Info: la chiesa è occasionalmente aperta al di fuori degli orari di culto

Autore: Marina Celegon

Galleria immagini: Marina Celegon

 

Periodo Storico: Basso Medioevo
Localizzazione Geografica
Visualizzazione delle schede relative a contesti archeologici visibili nell'arco di 5 km dalla località di partenza