A brevissima distanza dal confine, troviamo il castelliere di S. Michele (m. 231,3) sul colle che innalzasi a 230 metri a ridosso del villaggio di Bagnoli (Boliunz).
La sua posizione all’imboccatura della stretta gola del Rosandra, lo rendeva certamente di speciale importanza, tanto più che presso alla sua base sgorgano parecchie grosse sorgenti d’acqua eccellente, una delle quali fu anzi utilizzata più tardi dai romani per l’acquedotto di Trieste, del quale si conservano ancora gli avanzi.
Il forte pendìo dirupato del monte non richiedeva grandi opere di difesa, che anzi erano del tutto superflue dal lato di sud-est, che guarda la predetta gola, ove le rocce scendono quasi a picco.
Il castelliere appartiene quindi a quelli di forma semicircolare a triplice cinta, di cui la media non continua ma a differenti livelli, come lo concedeva la natura del terreno. Le notizie giunte a noi, riguardavano alcuni rinvenimenti sporadici relativi alla presenza di tre cinte poste sul versante settentrionale, quello che si affaccia’ sull’abitato attuale di Mocco’ (C. Marchesetti, i Castellieri preistorici e protostorici di Trieste e della regione Friuli – Venezia Giulia). Il Marchesetti così lo descrive: “Il castelliere appartiene quindi a quelli di forma semicircolare a triplice cinta, di cui la media non continua ma a differenti livelli, come concedeva la natura del terreno. La superiore di 210 metri di lunghezza, circonda la sommità del monte, che presenta un piccolo pianoro, lungo circa 70 metri, ove si veggono pochi avanzi di una cappelletta. La cinta media che misura 350 metri, comunica con una breve rampa colla superiore. L’inferiore non trovasi che dal lato di nord-est per una lunghezza di 260 metri”.
Indagini successive negli anni ’50 del secolo scorso vennero condotte da Francesco Stradi. Gli elementi ceramici rinvenuti permettono di collocare l’abitato al Bronzo recente e alla Iº eta’ del Ferro, anche se non mancano segni di una frequentazione piu’ antica risalente all’eneolitico (Franca Maselli Scotti 1986).
dorligo
Le indagini archeologiche (1987) sono state condotte dalla societa’ Geotest snc di F. Senardi e c. di Trieste, i rilievi stratigrafici delle sezioni sono ad opera del prof. Paolo Paronuzzi. Ne e’ emersa una situazione archeologica nel complesso intatta, nonostante i lavori di rimboschimento a pino nero effettuati dagli austriaci ai primi del 1900. Cio’ ha permesso di riportare alla luce attraverso due trincee parallele e perpendicolari al pendio tre terrazzamenti abitativi.
L’indagine pero’ si e’ limitata a investigare solo il ripiano intermedio (quota 202). La successione stratigrafica era cosi composta; in superficie una lettiera di aghi di pino sostenuta da un terreno bruno grigiastro e una superficie suborizzontale caratterizzata da cocci in giacitura paralleli alla stessa superficie. Il suolo a contatto con il substrato calcareo e’ risultato rimaneggiato da quelli che sono stati gli interventi successivi ad opera dell’uomo. In questo contesto si sono rinvenuti anche cocci attribuibili al BRA e BRM tra cui alcune anse a piastra e a X, gia’ note nei castellieri istriani e giuliani. Poi frammenti di grandi olle con anse a X.
La cinta superiore di 210 metri di lunghezza, circonda la sommità del monte, che presenta un piccolo pianoro, lungo circa 70 metri, ove si veggono pochi avanzi di una cappelletta, attestata da un documento del “Liber Reformationum” almeno dal 1425 ed abbandonata alla fine del XVIII sec. Gli stipiti della porta della chiesetta erano formati da tre frammenti di una stele funeraria romana, oggi perduti, e di cui diede notizia il canonico G.B. Francol nel 1689. I frammenti della stele funeraria potrebbero provenire dalla necropoli romana della parte occidentale del paese, nota con il toponimo Zaboljunec. Nel 1984 vennero qui anche scoperte alcune urne cinerarie in pietra del tipo aquileiese ed i relativi corredi (I-II sec. d.C).
Durante lavori agricoli si rinvenne materiale di epoca romana: una cuspide di lancia ed una chiave in ferro, parte di una macina, frammenti di angore e tegole; elementi che dimostrano l’esistenza di un insediamento romano sulla sella.
Il castelliere è stato danneggiato dallo scavo delle trincee militari durante i due conflitti mondiali, dal rimboschimento della zona e dalla costruzione di un serbatoio per l’acqua sulla pendice settentrionale.
La cinta media che misura 350 metri, comunica con una breve rampa colla superiore.
L’inferiore non trovasi che dal lato di nord-est per una lunghezza di 260 metri. I ripiani sono larghi 5 a 10 metri, laddove il vallo é quasi completamente scomparso o rappresentato solo da una fascia di sassi rovesciati di 10 a 12 metri che segue i ripiani.

Fonte: Stanko Flego, Lidia Rupel. I castellieri della Provincia di Trieste. Trieste 1993.

Periodo Storico: Protostoria
Localizzazione Geografica
Visualizzazione delle schede relative a contesti archeologici visibili nell'arco di 5 km dalla località di partenza