Individuata casualmente nel 1980 in prossimità di una cava abbandonata, lungo la strada San Daniele – Giavons, la necropoli fu interessata da una campagna di scavo condotta da parte della Soprintendenza.
Le verifiche consentirono di riportare alla luce nove sepolture ad incinerazione, riferibili a varie tipologie di seppellimento comuni nella nostra regione e in Veneto: 1. deposizione delle ceneri in semplici fosse terragne scavate nello strato sterile; 2. fosse con ossa ricoperte da tegole risposte “alla cappuccina”; 3. fosse con urne cinerarie – olle in ceramica comune grezza – ricoperte da tegole con corredo all’interno; 4. sepolture in anfora resecata. In taluni casi i residui del rogo erano stati ributtati per coprire in parte le buche.
Le tombe giacevano ad 1,50 m. di profondità sul piano di campagna e non erano disposte secondo un particolare orientamento o ordine; peraltro va detto che non è stato possibile stabilire l’effettiva estensione dell’area, in quanto intaccata dai lavori di asportazione del deposito ghiaioso.
Scavi clandestini effettuati all’epoca della scoperta hanno contribuito a rendere più confusa la situazione. In base alla tipologia del rito funerario – di fatto l’inumazione prende piede con gli Antonini per diventare regola sotto i Severi – ed agli oggetti dei corredi la necropoli rientra in un orizzonte cronologico che va dagli ultimi anni del I sec. a.C. alla tarda età flavia…
L’olla fittile rappresenta il cinerario più comune, ma sono documentate anche, nei decenni centrali del I sec. d.C., le deposizioni in anfora segata orizzontalmente, in un caso di dimensioni ridotte. Questo tipo di sepoltura, sebbene umile, conteneva corredi femminili piuttosto ricchi, con monili, monete in argento e oggetti di gusto raffinato, come la pisside in osso, destinata a conservare polveri o paste colorate per la cura della persona. Il manufatto, contraddistinto dalla classica forma cilindrica decorata da sottili scanalature, si presta a puntuali confronti con un rilevante numero di scatoline rinvenute ad Aquileia, per le quali si è giunti a proporre una produzione in serie.
La datazione dei corredi consente di stabilire che questa tipologia di tombe appartiene alla fase più antica di utilizzo della necropoli. Se ne deduce che in questa fase la popolazione stanziata nella zona godeva di un certo benessere ed era in grado di rifornirsi da Aquileia.

        Fibula con anelli ed orecchini infilati

In merito alla pratica, registrata in una delle tre tombe femminili del sito (esposta al Museo di San Daniele), di infilare oggetti di ornamento – quali orecchini e anelli – nell’ardiglione delle fibule, essa sembra estranea alle modalità di deposizione dei corredi comunemente attestate nell’agro aquileiese ed invece da porsi in relazione con riflessi di tradizioni precedenti.
La fibula in questione è un esemplare di Aucissa, con riferimento al nome del fabbricante, forse di origine celtica, che talora si trova impresso sulla placchetta tra l’arco e la cerniera; il pezzo va inquadrato tra l’epoca augustea e la fine del regno di Claudio. Interessanti sono i due orecchini con perla ovale in argento, la cui diffusione prare seguire le rotte commerciali del Mediterraneo orientale, come documenterebbero i ritratti di mummie egiziane e i rinvenimenti a Salonicco, Episkopì e Vasa a Cipro, Zara e Aquileia. Per confronti con aree più vicine si segnalano Alnicco (Ud), Aquileia (esemplari in oro) e Tires (Bz) (in bronzo). Fanno parte sempre dello stesso corredo l’armilla in bronzo con decorazione a occhi di dado incisi, attribuita ad una produzione aquileiese, e lo specchio di forma circolare, con una superficie scabra e l’altra riflettente, deposto intenzionalmente frantumato, a significare il senso di annullamento nella morte.
Ammontano a cinque i balsamari in vetro soffiato riconducibili a forme certe, di cui due deformati dal calore ed uno ricostruito: si tratta dei consueti tipi a ventre sferoidale, piriforme e tubolare con strozzatura alla base del collo. È molto probabile che questi esemplari fossero stati realizzati proprio ad Aquileia, le cui officine erano note in tutto il Mediterraneo per la qualità e la vivacità dei colori dei loro prodotti. A proposito del balsamario a ventre piriforme, si ricorda che esso costituisce di fatto la trasposizione in vetro del contenitore in ceramica, presente con un unico pezzo nel contesto funerario di San Daniele. Ai balsamari si accompagnavano, anche nella necropoli della Cava, gli specilla, bastoncini a sezione circolare piena dello stesso colore, piegati ad anello ad una estremità, che servivano per mescolare o prelevare i profumi e gli unguenti.

Balsamario tubolare con ornamento alla base del collo, tipo Isings. Dimensioni h 11 diam1,5 Museo del territorio di San Daniele, inv. n.165012

Quanto alla ritualità, si crede che i balsamari deformati debbano essere messi in relazione con le offerte primarie tributate al defunto all’atto della cremazione, mentre quelli rinvenuti negli ossuari sono riferibili alla pratica delle profusiones (spargimento di alei et adores sulle ossa) nella fase conclusiva del seppellimento. 52 Dalle osservazioni registrate nel corso degli scavi non pare infine riscontrata la presenza di offerte di cibo, riconoscibili a seguito del rinvenimento di ossa di animali o noccioli e semi, come altrove documentato.
Per quanto riguarda la ceramica comune grezza e depurata, la ceramica a pareti sottili e la Terra sigillata nord italica e di imitazione locale, è opportuno un riesame analitico delle singole forme, che preveda anche una disamina archeometrica, utile a stabilire la località di fabbricazione del vasellame per una ricostruzione delle reti commerciali attive nel I secolo.

Bibliografia:
Lopreato 1980, cc. 39-43; Zuccolo 1982, pp. 69-74; Piuzzi, Zuccolo 1983, cc. 1-48; Strazzulla Rusconi, Zaccaria 1984, n. 106, p. 167; Tagliaferri 1986, p. 52, SD 399; Giovannini 1997, pp. 570-573 e 584, fig. 4.

Fonte: Il territorio di San Daniele in epoca romana : il punto sulle conoscenze, di Tiziana Cividini, in: San Denêl, vol. 1, p. 219-250, 2004

Periodo Storico: Età Romana
Localizzazione Geografica
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