Il complesso archeologico venne individuato alla fine degli anni Ottanta del secolo scorso in seguito a lavori per l’acquedotto e fu messo in luce e restaurato nel corso di diversi interventi, fino al 2007. Le strutture appartengono a una villa rustica di età romana – di cui è stata scavata solo la porzione orientale, poiché la restante parte ricade nello spazio demaniale dell’adiacente aeroporto – edificata e ristrutturata in più fasi, tra la metà del I secolo a.C. e il III secolo d.C. e infine distrutta da un incendio.
Sono stati riconosciuti ambienti appartenenti sia alla pars urbana, la zona destinata alla residenza del dominus (il proprietario), sia a quella dedicata alle attività lavorative. Nel primo caso, le sale di rappresentanza sono affacciate su spazi aperti (un portico colonnato, aperto sulla campagna o su un giardino, e un probabile cortile interno) e sono caratterizzate dalla decorazione pavimentale a mosaici policromi o a motivi geometrici bianchi/neri impreziositi da tarsie di marmo (restaurati e visibili nella posizione originaria), mentre in un ambiente destinato al riposo si riconosce un sistema di riscaldamento a suspensurae (pavimento rialzato da colonnine in mattoni che permettevano la circolazione di aria calda fornita da una caldaia separata), che serviva anche una vasta sala mosaicata destinata ai banchetti.
Gli ambienti del settore rustico, meno ampi ed eleganti, si articolano, invece, attorno a un grande cortile di raccordo con la pars urbana, dove si svolgevano le principali attività della villa, forse legate alla lavorazione dei prodotti agricoli.
La caratteristica che distingue le due parti è la diversa quota a cui sono state edificate: gli ambienti destinati al dominus si trovano, infatti, a un livello più elevato, al riparo di eventuali piene del fiume che anticamente scorreva a poca distanza.
La lunga fase d’uso del complesso ha comportato una serie di trasformazioni planimetriche e di utilizzo che si sono susseguite nel tempo modificando più volte l’assetto degli ambienti e la loro destinazione fino a quando, agli inizi del III sec. d.C., un rovinoso incendio ha determinato il definitivo abbandono della villa.

Il percorso di visita è attrezzato con una passerella che attraversa il complesso e permette di apprezzare l’articolazione della villa e di ammirare i mosaici di tre vani tra i più sontuosi, restaurati e dotati di copertura. Un pannello con ricostruzioni assonometriche illustra le diverse fasi edilizie e le caratteristiche principali della struttura.
Alcuni pannelli didattici illustrano ai visitatori le diverse fasi edilizie e le caratteristiche principali dell’edificio.
Un piccolo antiquarium, insieme alla villa affidato in gestione alla Biblioteca Comunale e dislocato nel fienile di una residenza padronale del Settecento, espone una selezione di reperti provenienti dal sito.

Vedi anche: Ledilizia residenziale tra Lacus Timavi e Grignano di Valentina Degrassi e Rita Auriemma, in “L’architettura privata ad Aquileia in età romana“, Antenor Quaderni 24, Università di Padova, 2011, ppgg. 15/16.

Info:
Ronchi dei Legionari, Via Raparono
Apertura: su richiesta – ingresso gratuito
Email: sabap-fvg@beniculturali.it
Telefono: 040-4527511 –  040 4261411 (Soprintendenza)
Telefono prenotazione: Biblioteca Comunale “Sandro Pertini” – Via Androna Palmada, 1 – 0481 477205 (Comune Ronchi dei Legionari- Servizio Cultura).

Per una visita virtuale alla villa, vedi il filmato dal titolo: “Luoghi di vita rurale. La villa romana di Ronchi dei Legionari“.

Vedi anche: La villa romana di Ronchi dei Legionari, di Fabiana Pieri, Giulia Mian, Valentina Degrassi.

Periodo Storico: Età Romana
Localizzazione Geografica
Visualizzazione delle schede relative a contesti archeologici visibili nell'arco di 5 km dalla località di partenza