In Carnia, nel comune di Rigolato, nell’alta Val Degano o Canale di Gorto, si trova il piccolo borgo di Vuezzis. Una località di difficile accesso, situata fuori dai percorsi comuni, che gli abitanti locali (con la loro antica parlata friulana, che ha il finale delle parole in “o”) chiamano “Vuegios”.
All’ingresso della frazione, raggiunta da una stretta strada asfaltata a tornanti, si trova la chiesetta di San Nicolò risalente al 1348, dove si può osservare un ciclo di affreschi dedicati al santo ed attribuiti ad una bottega Vitalesca friulana.
Edificio, orientato, ad aula con profondo presbiterio rettangolare, più basso, a un livello più basso del piano stradale. Prospetto principale a capanna con apice piano sul quale si imposta la monofora campanaria. Portale in pietra modanata con piccolo spiovente di copertura a tre falde con manto di embrici alla carnica, al centro fra due piccole finestre rettangolare. Sul colmo della facciata è collocata una monofora campanaria con una piccola cuspide: la campana risale al XIV secolo ed è opera del fonditore veneziano Marco da Vendramo, come rivela la scritta impressa sul bordo esterno (Vendramus me fecit).
Interno tripartito da pilastri addossati alle pareti dal soffitto a crociera e tiranti a trave lignea; ampi lacerti parietali affrescati. Unica finestra termale a meridione. Il presbiterio occupa la terza parte dell’aula, rialzato di un gradino; due finestre termali sul lato a meridione. L’altare ligneo, intagliato, dorato e dipinto, contiene la statua di San Nicolò, raffigurato in atto benedicente. E’ una scultura importante, inserita nella nicchia tardo rinascimentale dell’altare, di cui è il fulcro centrale.
Un tempo nell’edificio si trovava anche unìantica Madonna col Bambino, la Madonna di Vuecis, che nel 1974 fu portata al Museo Diocesano e Gallerie del Tiepolo di Udine, per consentire il restauro ed un’adeguata conservazione. Al suo posto, a Vuezzis, c’è una bella copia lignea.
All’interno un prezioso ciclo di affreschi che si svolgono sulle tre pareti dell’aula e risalgono agli ultimi anni del XIV° secolo. Nella controfacciata campeggia l’immagine di Cristo Giudice, con il corpo avvolto in un morbido manto bianco e le ferite al costato, alle mani ed ai piedi messe bene in mostra,  posto tra una schiera di angeli e santi armoniosamente caratterizzati, ai cui piedi le anime dei defunti, collocate in una strana arca di pietra attendono il giudizio finale. Sulla parete di sinistra si narrano la vita ed i miracoli di San Nicolò, mentre sulla parete di sinistra compare un mirabile lacerto raffigurante probabilmente un soldato posto a guardia del sepolcro di Cristo risorto.
I frescanti, hanno attinto dall’insegnamento di Vitale da Bologna che aveva lavorato diffusamente con le sue maestranze in Friuli ed in particolare nella cappella di S. Nicolò nel Duomo di Udine. Affreschi di pregio, eseguiti da mani esperte convivono con brani disegnati in modo quasi caricaturale da un autore a cui urge raccontare la cronaca nei minimi dettagli, non curandosi della correttezza anatomica dei personaggi e delle loro proporzioni. La bellezza sta soprattutto nell’immediatezza espressiva che risolve, non senza alcune ingenuità tecniche, le difficoltà esecutive grazie ad una stesura visionaria e popolare che ha portato nelle periferie territoriali, l’evoluzione artistica avvenuta nelle città.

Autore: Feliciano Della Mora

 

Periodo Storico: Basso Medioevo
Localizzazione Geografica
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