La chiesa Parrocchiale di Reana è intitolata ai Santi martiri aquileiesi Felice e Fortunato. All’interno dell’antica centa (vedi apposita scheda) attorno al 1115 esisteva già una piccola chiesa che, divenuta insufficiente per l’accresciuto numero degli abitanti, venne ricostruita. Un tondo in pietra, con al centro una croce lobata, riporta una scritta che ricorda l’anno, 1341, ed il nome del costruttore, certo Magister Nicolaus. La chiesa, ad unica navata, era affiancata da una torre campanaria che in origine era probabilmente parte di una torre d’osservazione della cortina, come suggerisce la porta d’ingresso collocata in alto. Attorno al 1461 la chiesa venne nuovamente ampliata con la costruzione, dietro l’altar maggiore, di una cappella quadrata con volta a vele, decorata poco più tardi con il ciclo di affreschi che costituisce l’elemento di maggior interesse artistico della chiesa.
Nel Settecento la chiesa venne ulteriormente ingrandita, venne rifatta la facciata, ampliata la navata ed inglobato, in parte, il campanile. Ulteriori piccole modifiche vennero apportate nei secoli seguenti e, più recentemente, la chiesa è stata restaurata dopo il terremoto del 1976.
L’attuale facciata è quella settecentesca, con lesene in pietra e timpano e, al di sopra del portale, il tondo del Magister Nicolaus del 1341 e una statua raffigurante S. Agostino, aggiunta nel 1899. L’aula rettangolare ha su ciascun lato una porta di ingresso e due cappelle con al di sopra grandi finestre rettangolari. Pale, statue e affreschi posteriori alle modifiche settecentesche decorano gli altari e il soffitto.
Il coro della chiesa culmina con un grande altare marmoreo, inizialmente attribuito allo scultore veneto Giuseppe Torretti, ma che venne progettato nel 1789 appositamente per la chiesa dall’architetto Mario Cortenovis ed eseguito dallo scultore Adeodato Pariotti, che lo completò nel 1791. Considerato che il manufatto non doveva appoggiarsi al muro, ma dividere il presbiterio della chiesa ampliata dal coro della vecchia parrocchiale, si presenta come un’ampia mensa alle cui estremità sono collocate le statue dei santi Felice e Fortunato, al centro un tabernacolo a forma di tempietto con colonne che sorreggono un clipeo, le statue della Speranza, della Carità e di due angioletti, ed alla sommità quella velata della Fede. Al centro della mensa è scolpito un bassorilievo con la cena di Emmaus.
Il coro dell’antica chiesa quattrocentesca, conservato nelle varie ristrutturazioni, si trova dietro l’altare maggiore, in continuità con l’attuale presbiterio. Vi si accede tramite un ampio arco trionfale sul quale rimangono tracce di un’Annunciazione e di storie di Caino e Abele. Al di sotto a sinistra è visibile una Madonna in trono con il Bambino.
L’arco è sostenuto da due pilastri affrescati. Particolarmente interessante quello di sinistra sul quale al di sotto della figura di San Bernardino da Siena vi è un l’autoritratto del pittore, di cui rimane solo la parte inferiore, e una scritta che ne riporta il nome, Giovanni Pietro Janzilino, e la data di esecuzione degli affreschi, il 1481. Giovanni Pietro Janzilino, è un artista udinese di cui si hanno poche notizie. Figlio di mastro Nicolò, barbiere, tenne bottega a Udine ed è documentato dal 1481 al 1505, anno della sua morte.
Ancora più sotto, quasi all’altezza del pavimento, è disegnato il volto di un uomo colpito nell’occhio destro da una freccia, con un’iscrizione in un latino piuttosto incerto che fa riferimento al noto passo evangelico “Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello, e non t’accorgi della trave che è nel tuo?”
Sul pilastro di destra è raffigurato San Michele Arcangelo “psicagogo”, cioè pesatore delle anime dopo la morte, con in mano una bilancia oggi appena visibile. Nel sottarco corre una decorazione di otto riquadri con Vergini Martiri alcune identificabili dai consueti attributi o dai nomi, laddove leggibili, inseriti in un filatterio.
Due delle quattro vele del soffitto, con le scene della Creazione di Eva e dell’Incoronazione della Vergine, sono attribuite ad un pittore operante nella seconda metà del Quattrocento, vicino nei modi al così detto “Maestro di Bevazzana”. Nella Creazione di Eva, interessante è l’iconografia che vede l’allungata figura del Padre Eterno tendere la mano alla progenitrice che letteralmente “esce” dalla costola di Adamo addormentato. Alla mano di un pittore diverso è attribuita, nella terza vela, la figura di San Girolamo benedicente, seduto su un elaborato trono. La quarta vela, in cui è raffigurato San Gregorio in trono davanti al leggio, è stata invece attribuita a Gian Pietro Janzilino al quale sono stati assegnati i restanti affreschi del coro.
Sulla parete sinistra del coro è rappresentata un’estesa Natività nella quale sono inseriti momenti diversi della narrazione: in alto a destra l’annuncio dell’angelo ai pastori, al centro una chiesetta e case sparse cui conduce una stradina e due gruppi di cavalieri in viaggio, in basso a destra la capanna con sopra un angelo che regge un cartiglio con la scritta “Gloria in eccelsis” e, all’interno, San Giuseppe e la Madonna che presentano il bambino al vecchio Simeone ed ai tre re Magi. A sinistra si vede un movimentato gruppo di cavalli e palafrenieri. Più in alto una chiesetta con campaniletto a vela, probabile immagine della chiesa trecentesca. Nella stessa parete, è murata un’elegante porticina in ferro battuto che chiudeva un piccolo vano nel quale in antico erano custoditi gli oli santi.
Nella parete di fondo, a fianco dell’occhio che dà luce all’ambiente, sono dipinti i santi Felice e Fortunato titolari della chiesa; più sotto al centro, la Madonna in trono con Bambino, parte della quale perduta per l’apertura di una finestra, ed ai lati Santa Dorotea e San Rocco (a sinistra) e Santa Barbara e San Sebastiano (a destra). Si tratta di santi ausiliari e taumaturghi invocati contro le epidemie (Rocco e Sebastiano) e in caso di morte improvvisa o di incendi (Barbara e Dorotea), tutti santi molto venerati in un’epoca flagellata dalle pestilenze e dalle incursioni dei Turchi.
Nella parete di destra, ai lati di una finta finestra, scene su due livelli raffigurano episodi della vita e del martirio dei santi Felice e Fortunato, la Discesa di Cristo agli inferi e la Flagellazione.
Nel 1565 Francesco Floreano pittore, scultore e architetto realizzò per la chiesa un altare maggiore in legno intagliato e dorato in tre parti, con al centro una Madonna con Bambino tra angeli e cherubini, e ai lati le Sante Agata e Apollonia nel piano superiore e i Santi Felice e Fortunato in quello inferiore, mentre nella cimasa era raffigurato il Cristo flagellato. Alla fine del Settecento, quando venne costruito il nuovo altare maggiore, il polittico fu smembrato. La tavola centrale dopo varie vicende si trova oggi al Kunsthistorisches Museum di Vienna mentre delle altre parti del polittico si è persa ogni traccia.

Fonti:
– Bergamini, Giuseppe Le chiese di Reana del Rojale Deputazione di storia patria per il Friuli 2018
– Bergamini Giuseppe e Tavano Sergio. Storia dell’arte nel Friuli Venezia Giulia. Chiandetti Editore, Reana del Rojale 1991
– Miotti Tito, Castelli del Friuli. Gastaldie e Giurisdizioni del Friuli Centrale. Del Bianco 1980.
– Rizzi Aldo Profilo di storia dell’arte in Friuli. 2. Il Quattrocento e il Cinquecento. Del Bianco Editore 1979.
– Santuario di Ribis. Il culto della Madonna nel Rojale. Ribis. Arti Grafiche Friulane 1988.
– Sito Chiese Italiane  http://chieseitaliane.chiesacattolica.it/chieseitaliane/schedacc.jsp?sinteticabool=true&sintetica=true&sercd=68751#

Indirizzo: Via Celio Nanino n. 62 Reana. Reana del Rojale.
Info: La chiesa è frequentemente aperta.

Data ultima verifica: marzo 2022

Autore: Marina Celegon

Galleria immagini: Marina Celegon.

 

Periodo Storico: Basso Medioevo
Localizzazione Geografica
Visualizzazione delle schede relative a contesti archeologici visibili nell'arco di 5 km dalla località di partenza