La prima menzione di questa chiesetta nascosta in un fitto bosco di castagni è del 1294.
La sua architettura conserva caratteristiche romaniche, specie nell’abside semicircolare, mentre i lacerti rimasti di quella che probabilmente era una affrescatura interna totale, rivelano un gusto gotico d’oltralpe (specie sloveno) mitigato da modelli pittorici friulani, di ispirazione popolaresca ma colto. Particolare menzione merita la resurrezione sulla parete di fondo, corredata da frasi con caratteri gotici.

Edificio ad aula orientato, con sedime a livello del piano di campagna, conclusa da piccola abside semicircolare.
Anteposto al fronte principale il profondo e basso atrio chiuso, di volumetria inferiore, con unica apertura a tutto sesto in facciata, chiusa da cancellata metallica. L’atrio chiuso ha copertura a vista con puntoni e tavelline colorate; manto di copertura in coppi di laterizio come l’interno edificio.
Sulla sommità del fronte dell’aula si imposta la monofora campanaria.
L’edificio, privo di intonaco, presenta le murature lapidee a vista.
L’interno, interamente affrescato, è illuminato da due finestre a meridione, una rettangolare e l’altra ad arco, ha soffitto a vista con puntoni lignei e tavelline dipinte. Due semplici e basse panche lapidee corrono lungo le pareti laterali.
L’altare, entro il catino absidale, è rialzato di un gradino e riceve luce da una piccola feritoia in asse posteriormente. La pavimentazione è in lastre lapidee grezze di notevole grandezza.

Nei pressi della chiesetta di San Donato fu rinvenuto in anni recenti, mediante l’impiego del metaldetector, un gruppo di reperti, formato da tre bronzetti e sei monete. Dei due bronzetti conservati (il terzo è disperso) l’uno si riferisce ad una figura femminile di offerente ed è databile al momento di passaggio tra tarda età del ferro e romanizzazione, l’altro ritrae una figura femminile alata, identificabile come Victoria ed è collocabile in epoca alto-medioimperiale.
La figura femminile di offerente (n. inventario 23105) è rappresentata stante con il braccio destro proteso, verosimilmente a sorreggere con la mano una patera, e con quello sinistro lungo il fianco, aderente al corpo. La testa, rivolta leggermente verso destra, è sproporzionata rispetto al tozzo collo e al resto del corpo. Presenta una pettinatura semplice, a calotta quasi liscia con due bande che si uniscono in un nodo alla base della nuca. La figura indossa un lungo chitone coperto da un mantello che ricade dalla spalla sinistra; il panneggio è reso schematicamente, con larghe incisioni lineari poco profonde. Patina verde scuro, sfaldata in alcuni punti.
Il bronzetto n. inventario 23104 ritrae una figura femminile alata e nuda, probabilmente identificabile con la dea Victoria. Presenta la gamba destra tesa, a reggere il peso, e la sinistra lievemente flessa di lato; il braccio destro è proteso in avanti, quello sinistro è leggermente piegato e discosto dal corpo, con il palmo della mano aperto a reggere un oggetto non conservato. La testa è rivolta verso destra; la capigliatura è suddivisa in due morbide bande che incorniciano il volto ovale, formando un nodo sopra la fronte. Il corpo, sinuoso, è modellato in modo morbido. La statuetta poggia su un supporto in piombo.
La segnalazione del rinvenimento si deve a Gino Smeraldo Monai, il quale nel 2000 ha anche recuperato le monete e due dei bronzetti per consegnarli al Museo Archeologico Nazionale di Cividale del Friuli.

Bibliografia:
– Lidia Rupel, Vecchi e nuovi ritrovamenti archeologici nelle Valli del Natisone, in Valli del Natisone – Nediške doline, 2000, p. 252.
– Lidia Rupel, Contributi alla carta archeologica delle Valli del Natisone, Forum Iulii 2005, pp. 45-46
– Grazia Facchinetti, Rinvenimenti monetali nelle Valli del Natisone: nuovi dati e prospettive di ricerca, in Le Valli del Natisone e dell’Isonzo tra Centroeuropa e Adriatico, a cura di M. Chiabà, P. Maggi, C. Magrini 2007, p. 270
– Bruno Callegher, Lorenzo Passera e Andrea Saccocci, Limiti e potenzialità degli studi sulla circolazione monetaria in ambito locale: il caso delle Valli del Natisone, in Le Valli del Natisone e dell’Isonzo tra Centroeuropa e Adriatico, a cura di M. Chiabà, P. Maggi, C. Magrini, 2007, p. 249
– Paola Maggi, Beatrice Žbona Trkman, Tra Natisone e Isonzo: il territorio in età romana, in Le Valli del Natisone e dell’Isonzo tra Centroeuropa e Adriatico, a cura di M. Chiabà, P. Maggi, C. Magrini, 2007, p. 68

Fonte:
http://www.chieseitaliane.chiesacattolica.it/

Info:
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Periodo Storico: Età Romana
Localizzazione Geografica
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