Orma di dinosauro in montagna sopra il borgo di Mezzomonte a Polcenigo. Trattasi dell’ultima scoperta di una grande impronta fatta, quasi per caso, da un pensionato, Giuseppe Minatelli di Polcenigo. La sua passione per ogni aspetto della montagna friulana, unita a un non comune senso di osservazione e ad un intuito fuori dalla norma, lo ha portato a individuare, in mezzo al bosco, nei pressi di “Busa Figariol”, sopra le ultime case di Mezzomonte, un’impronta di eccezionale bellezza di un dinosauro, probabilmente del Triassico, che ha modellato un grande masso, rotolato dall’alto, in mezzo ai faggi, fuori dai percorsi normalmente praticati da escursionisti e cercatori di funghi.
Minatelli ha subito informato il sindaco che ha coinvolto la Soprintendenza regionale sul ritrovamento. Sono stati eseguiti sopralluoghi e rilievi da paleontologhi con il risultato finale che ha portato alla conclusione che si tratta di un’orma di dinosauro da far risalire, all’incirca allo stesso periodo di quell’orma e mezza, rinvenuta alla fine degli anni Ottanta, in val di Gere, a Casera Casavento. In pratica i dinosauri camminavano 300 milioni di anni fa su quella grande palude che poi si è trasformata nelle nostre montagne, dalla Pedemontana al Parco delle Dolomiti Friulane. Intanto al dinosauro di Polcenigo è stato dato il nome di Beppino, in onore dello scopritore.
Mentre gli esperti dovranno stabilire se si tratta di un teropode appartenente al Triassico Superiore, fra 230 e 200 milioni di anni fa o magari di altro dinosauro del Giurassico, fra 200 e 145 milioni di anni or sono.
“Beppino” si abbina ormai all’altro “compagno” che ha lasciato un’impronta e mezzo nel Triassico superiore, 215 milioni di anni fa.
Quelle tracce sono state scoperte, a metà degli anni Novanta, sopra Claut, in val di Gere a cinque minuti da Casera Casavento, sull’omonimo torrente…

Il Friuli è primo in Europa per i ritrovamenti di fossili.
Il Friuli Venezia Giulia non è solo terra di dinosauri, è la regione più ricca di fossili d’Europa.
Nel Carso triestino oltre ad Antonio, lo scheletro conservato nel museo di storia naturale di Trieste, sono stati trovati resti fossili di altri sei esemplari, mentre tra Claut, Andreis e Cimolais, nell’area più impervia delle Alpi, sono emerse impronte di dinosauri risalenti a oltre 200 milioni di anni.
Era un arcipelago di isole simili alle attuali Bahamas, abitate da animali lunghi cinque o forse più metri. «Si pensava che quelle rocce fossero tutte di origine marina e ci fosse solo mare. La scoperta dei fossili di dinosauro ha dimostrato che una parte del Friuli era un deposito marino al margine di una parte emersa».
In questo contesto va letta l’impronta scoperta, recentemente, a “buso Figariol”, sopra Mezzomonte: «Si tratta – spiega l’ispettore onorario della Soprintendenza ai beni ambientali, Fabio Marco Dalla Vecchia – di una «probabile impronta di dinosauro carnivoro lasciata dall’animale 130 milioni di anni fa (Cretaceo). Dalla Vecchia parla di «probabile impronta» perché «un’impronta può essere data per certa solo se c’è una pista, tre orme consecutive».
Dal punto di vista paleontologico «il Friuli Venezia Giulia è una delle regioni più ricche per qualità di fossili, nella copertura del tempo biologico, d’Europa». Dalla Vecchia chiarisce che il periodo arriva fino a 450 milioni di anni. «I rettili volanti scoperti a Preone sono i più antichi al mondo, il Bobosauro di Dogna, secondo certi studi, è il plesiosauro, un rettile marino, più primitivo».
Il paleontologo lo fa notare ricordando che il Bobosauro di Dogna può essere considerato l’antenato del mostro di Lochness visto che quest’ultimo viene raffigurato con le sembianze di un plesiosauro.
Iniziamo dal più noto Antonio, il Tethyshadros insularis più recente, come dotazione geologica, trovato in regione. «Ha 70 milioni di anni e – spiega Dalla Vecchia che ha diretto lo scavo ed è stato incaricato di studiare i resti dalla Soprintendenza – fa parte di una specie unica al mondo». Lo scheletro è stato recuperato al Villaggio del pescatore, a Duino Aurisina.
«È lungo tra 4,5 a 5 metri – racconta il paleontologo –, era un quadrupede che poteva camminare anche su due gambe». Era vegetariano. Escluso coda e collo, Antonio aveva la fattezza di una mucca, molto più piccolo dei cugini che vivevano in America e in Asia».
Il Carso triestino è un giacimento di dinosauri. «In livelli diversi di un corpo roccioso di 8 metri di spessore, sono stati trovati i resti di altri sei dinosauri morti in momenti diversi. Si sono conservati sul fondo di un laghetto», continua Dalla Vecchia non senza precisare che «di alcuni è stato trovato solo un osso solo, di altri scheletri completi estratti in parte o danneggiati dal piegamento della roccia dovuto a movimenti tettonici».
Il paleontologo elenca i dettagli per escludere che i diversi individui facessero parte di un branco.
Fatto un salto temporale, Dalla Vecchia si sofferma sulle tracce dei dinosauri più “antichi” rinvenute nelle Dolomiti Friulane, nei massi franati dalle pareti delle montagne. «La loro età oscilla tra 230 e 200 milioni di anni. Sono impronte molto più vecchie di Antonio.
Appartengono a dinosauri carnivori, bipedi, lunghi 3,5 metri». L’impronta rinvenuta a casera Casavento, a Claut «appartiene a un individuo lungo almeno 5,5 metri, carnivoro». Altre tracce sono state trovate tra Claut, Andreis e Cimolais.
Anche alla base dell’altopiano del Cansiglio sono emerse impronte di due diversi tipi di dinosauro. Sono leggibili in un masso di calcare estratto dalla cava di Sarone, vicino a Polcenigo. «Il masso, ora esposto al museo di Storia naturale di Faenza – racconta Dalla Vecchia –, alla metà degli anni Sessante era stato utilizzato per costruire i moli del porto di Ravenna. È stato scoperto da un geologo friulano che lavora a Ravenna». Il riferimento non è casuale perché l’impronta rinvenuta a Polcenigo «è coeva con quella di Sarnone: le rocce sono le stesse. Risale a 130 milioni di anni fa». Il paleontologo aggiunge, inoltre, che «il reperto si è conservato nella roccia calcarea dissolta dalle acque acide, carsiche.
È probabile – ribadisce – che si tratti di un’impronta non solo per la forma delle tre dita, di grande dimensione, della zampa posteriore, ma anche per il fatto che si trova in una roccia simile a quella che ha già fornito altre orme. È la tipica impronta lasciata nel fango prima che diventasse roccia». —

Autore: Giacomina Pellizzari

Fonte: www.messaggeroveneto.it, 21 mag 2019

Vedi: http://www.telefriuli.it/cronaca/impronta-dinosauro-rinvenuta-polcenigo-friuli-venezia-giulia/2/195156/art/

Vedi anche: http://www.telefriuli.it/cronaca/impronta-dinosauro-rinvenuta-polcenigo-friuli-venezia-giulia/2/195156/art/

Periodo Storico: Preistoria
Localizzazione Geografica
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