La Chiesa di Sant’Antonio Abate a Mione (Ovaro) viene menzionata per la prima volta il 26 luglio 1382 quando Odorico del fu Guargendo di Mione concedeva benefici alla chiesa stessa. La chiesa venne parzialmente distrutta durante il terremoto del luglio 1700.
Ai primi del novecento si presentava come una piccola chiesa con facciata a capanna, bifora campanaria e portico antistante. Quest’ultimo venne demolito prima che iniziassero gli estesi lavori di ristrutturazione ed ampliamento realizzati tra il 1923 e il 1926 utilizzando, in buona misura, le pietre e le travi derivanti dalla demolizione dell’antica abitazione quattrocentesca della famiglia Micoli Toscano che, fin dal 1836 abitava nel nuovo e grande palazzo signorile conosciuto come Palaç, o anche “la casa delle 100 finestre”. Negli stessi anni fu costruito l’attuale campanile, separato dal corpo della chiesa. Un nuovo restauro si ebbe dopo il terremoto del 1976.
La chiesa è oggi un edificio a impianto basilicale, con presbiterio pentagonale notevolmente aggettante e di quota inferiore rispetto al corpo principale, che faceva parte dell’originaria chiesa quattrocentesca inglobata nell’attuale edificio.
La facciata presenta un prospetto a tre navate con falde lignee aggettanti. Il portale è in pietra a sesto acuto con protiro pensile articolato su tre livelli, quello centrale più alto e quelli laterali al di sopra a sinistra di un affresco di Sant’Antonio Abate di ignoto pittore friulano databile 1926, a destra di una targa dedicatoria che ricorda i caduti in guerra della località. Accanto a questa una seconda targa ricorda il contributo dei Micoli Toscano all’ampliamento della chiesa.
Al di sopra del portale si vedono un Rosone e un Crocifisso ligneo. Ai lati dell’ingresso vi sono due alte e strette finestre a sesto acuto. Il tetto è coperto da embrici alla carnica.
L’interno, illuminato da tre finestre per lato, è ripartito in tre navate da pilastri in pietra con archi a sesto acuto. Il soffitto della navata ha struttura portante lignea a vista. Al presbiterio, rialzato di due gradini, si accede tramite arco santo a sesto acuto, con volta a crociera e costolature. Il coro pentagonale voltato a vele è illuminato da due finestre laterali a sesto acuto ed un oculo centrale. Accanto all’ingresso si trova un’acquasantiera del XVII secolo. La pavimentazione è in lastre quadrate di pietra disposte a losanga con corsia centrale in lastre di pietra grigia rettangolari.
La volta e le pareti del coro, la parte sopravvissuta della chiesa quattrocentesca, sono interamente ricoperte di affreschi, non datati, da tempo assegnati a Pietro Fuluto, anche se in precedenza erano stati attribuiti a Domenico da Tolmezzo.
Pietro Foluto, figlio di Giacomo di Tolmezzo, seguace e forse collaboratore di Gianfrancesco da Tolmezzo, è conosciuto quale “traduttore” a livello popolare delle opere del maestro. Pietro non sembra invece aver risentito delle novità portate in Friuli da pittori quali Pellegrino da San Daniele o Pordenone, rimanendo fedele allo stile di Gianfrancesco. Di quest’ultimo copiò talvolta i modelli, introducendo tuttavia propri caratteristici elementi che nascono da quella che è stata definita una visione incantata, fanciullesca e favolistica della vita, i cui risultati sono spesso stupefacenti per freschezza d’invenzione e di forma nei particolari.
Non essendovi documentazione precisa gli affreschi sono stati datati tra il 1506 ed il 1513 e sono considerati uno dei primi lavori del pittore, noto per avere eseguito diversi cicli pittorici in Friuli ma anche al di fuori.
Nel coro della chiesa, al centro della volta a costoloni, è visibile la figura di Cristo benedicente. Negli articolati spazi delle vele sono contenute le figure dei quattro evangelisti con i loro simboli, figure di angeli e profeti e l’Annunciazione. Le figure si stagliano su un fondo blu punteggiato di stelle.
Sulla parete destra è andata perduta la decorazione della lunetta, al di sotto a destra due scene mostrano a sinistra la Natività e a destra la Presentazione al tempio. La parete di fondo è occupata da una Madonna in trono tra San Rocco e San Sebastiano. Nella lunetta della parete sinistra è rappresentata la Resurrezione. Al di sotto a destra una scena in cui si conservano solo le parti inferiori dei personaggi. A sinistra la Fuga in Egitto, con una dolcissima Madonna seduta sull’asinello con sulle ginocchia un paffuto Bambino, ed ai lati l’angelo e San Giuseppe. Sullo sfondo, una serie di colli che degradano dolcemente e, in prospettiva, una lunga serie di case appena disegnate. Nella fascia inferiore che corre sulle tre pareti vi sono figure di santi separate da colonnine ed archetti.
Notevole è l’ancona lignea, un tempo altare maggiore. Alla metà del Settecento venne sostituita dall’attuale altare in pietra e collocata dapprima nella parete sinistra della navata e poi nella posizione attuale al di sopra dell’ingresso. Gravemente lesionata dal terremoto del 1976 venne restaurata nel 1987.
In passato l’ancona, in legno dipinto e dorato, venne attribuita genericamente alla scuola tolmezzina. Il ritrovamento di un contratto datato 4 febbraio 1538 tra i sindaci e procuratori del Comune di Mione ed un mastro Simone, scultore o falegname, figlio di mastro Paolo Scalettario di Udine, per la realizzazione di una pala per la chiesa di Sant’Antonio, hanno permesso l’attribuzione a Simone di Paolo (documentato a Udine tra il 1538 e il 1543).
Nel 1976, a seguito del terremoto, l’altare cadde rompendosi. Apparve in tale occasione sul cassone un’iscrizione “ADI 17 APRILE / 1543 / SIANDO CAMERARO / BENEDETTO D. GERMANO / P[RE] SENTE MIS[ER] / P. VOCAZO” che determina per la fattura dell’opera il periodo tra il 1538, data del contratto, e il 1543, termine per l’ultimo pagamento.
L’icona, scarsamente visibile per la sua collocazione, consta di vari ordini di figure dorate inserite in nicchie. In alto si trova la figura di dio Padre. Nella fascia sottostante al centro la statua del Cristo redentore con, dipinte ai lati le figure dell’Annunciazione, a sinistra l’angelo annunziante e a destra la Madonna annunciata. Al di sotto al centro la Madonna seduta con il bambino in braccio, con a sinistra San Floriano e a destra San Vincenzo.
Nel livello inferiore al centro Sant’Antonio Abate in trono con mitra e pastorale, con a sinistra San Maurizio e a destra San Bovo. Ai lati, al di fuori dell’ancona, sono collocate due statue di santi, di qualche decennio più tarde, rappresentanti Sant’Osvaldo a sinistra e San Rocco a destra.
Sopra l’arco di accesso al presbiterio sono appesi un Crocifisso del XVIII secolo e due Angeli cerofori databili al XV-XVI secolo.
L’altare maggiore in marmo è del 1753, vi sono inoltre un altare del XVIII secolo dedicato a Sant’Antonio abate e un altare in marmo con una statua della Pietà di scultore friulano del XX secolo ed un rilievo marmoreo con lo stesso soggetto nella mensa.

Fonti:
– Bergamini Giuseppe. Un naif in Carnia: Pietro Fuluto, in Studi Tolmezzini, “AAAd” XX (1981)
– Bergamini Giuseppe La scultura lignea nel Rinascimento in Pastres Paolo (a cura di) Arte in Friuli dal Quattrocento al Settecento. Società Filologica Friulana, Udine 2008
– Bergamini Giuseppe. Affreschi ed intagli nella Chiesa di Mione, in La scultura lignea in Friuli. Atti del Simposio Internazionale di Studi. Udine, 1985.
– Bergamini Giuseppe e Tavano Sergio. Storia dell’arte nel Friuli Venezia Giulia. Chiandetti Editore, Reana del Rojale 1991
– Burgos Alberto. Toscjan la famiglia Micoli Toscano e Applis in Aplis una storia dell’economia alpina in Carnia. Tolmezzo 2008
– Ermacora Chino La pieve di S. Maria di Gorto e la chiesa di Mione in La Panarie, a.15, n.87-88 (mag.-ago. 1939)
– Giusa Antonio e Villotta Michela (a cura di) Ovaro itinerari e ricerche. Quaderni del Centro regionale di catalogazione dei beni culturali 25. Regione autonoma Friuli – Venezia Giulia. Centro regionale di catalogazione dei beni culturali 1995
– Giusa Antonio e Villotta Michela (a cura di) Ovaro inventario dei beni culturali. Quaderni del Centro regionale di catalogazione dei beni culturali 25. Regione autonoma Friuli – Venezia Giulia. Centro regionale di catalogazione dei beni culturali 1995
– Marchetti Giuseppe e Nicoletti Guido. La scultura lignea nel Friuli. Silvana Editoriale d’Arte Milano. 1956
– Pastres Paolo Quattrocento e Cinquecento in Pastres Paolo (a cura di) Arte in Friuli dal Quattrocento al Settecento. Società Filologica Friulana, Udine 2008
– Rizzi Aldo, Profilo di storia dell’arte in Friuli. Il Quattrocento e il Cinquecento, Udine, 1979, p. 88.

Info:
Strada Statale 465, 6/B, 33025 Mione – Ovaro (UD)
Data ultima verifica: agosto 2020
Aperta in occasione delle funzioni religiose

Autore: Marina Celegon

Galleria immagini: Marina Celegon.

 

Periodo Storico: Basso Medioevo
Localizzazione Geografica
Visualizzazione delle schede relative a contesti archeologici visibili nell'arco di 5 km dalla località di partenza