All’interno della baia di San Bartolomeo si riconoscono ancora le tracce di un molo romano realizzato sovrapponendo grossi blocchi di arenaria, sommerso dall’innalzamento del livello marino.
Si tratta di una piccola struttura di attracco posta in prossimità di Lazzaretto, attualmente a 40-50 m dalla costa. La radice del molo è in parte costituita dalla piattaforma rocciosa molto regolare e fagliata secondo linee tra loro perpendicolari (che si possono facilmente confondere con un intervento antropico), in parte da una sistemazione artificiale (la cosiddetta platea) di blocchi affiancati o allineati, visibile laddove manca l’affioramento roccioso, che costituisce il raccordo con quello.
Il molo vero e proprio, lungo, dalla radice, 12 m e largo 2.50/2.60 m, mostra una tecnica edilizia “a cassone” in pietrame naturale: paramenti in opera quadrata in grossi blocchi parallelepipedi di arenaria di dimensioni variabili (m 1.60 / 2.30 / 2.88 x 0.50 / 0.70 / 100 x 0.30 / 0.40 ), lunghi fino a 3 metri, contengono un nucleo di pietrame vario, talora ammorsato da blocchi trasversali.
Sono visibili due filari sovrapposti a secco. Il primo filare è messo in opera su una massicciata di fondazione o allettamento che uniforma le bancate marnoso-arenacee, costituita da pietrame minuto, ciottoli e pietre più grandi e materiali fittili: sono stati recuperati vari frammenti di anfore vinarie e olearie di produzione adriatica, di vasellame fine da mensa, di ceramica comune, anche da fuoco, numerosi frammenti di tegoloni e coppi. Tale gettata di livellamento, dallo spessore variabile (da 10 a 30 cm) è costituita da pietrame minuto, ciottoli e pietre più grandi e materiali fittili: sono stati rinvenuti vari frammenti di anfore Dressel 6A, Dressel 6B (l’esemplare più conservato è stato trovato sotto il I blocco da ovest del lato meridionale, a 130 cm dalla testata), Dressel 2-4, forse un esemplare pertinente una forma di transizione tra l’anfora Lamboglia 2 e la Dressel 6A, un frammento di Sariusschale, un altro di sigillata italica, vari frammenti pertinenti bicchieri o boccaletti in pareti sottili, ceramica comune da mensa e da fuoco, numerosi frammenti di laterizi (tegoloni ed embrici), due frammenti di intonaco, un peso da rete in piombo ed uno fittile. Dall’emplecton del molo, e precisamente alla base del blocco lungo visibile all’interno del lato settentrionale – filare inferiore, proviene una coppetta forma Ritterling 9. A. Gobet (1983) segnalava anche “un collo ed un’ansa di anfora sigillati dalle concrezioni, nel crollo del primo livello della banchina”: l’orlo sembra imbutiforme (anfora Dressel 6B? con orlo a imbuto?) e l’ansa appare bifida, pertinente probabilmente un’anfora Dressel 2-4. I materiali datano quindi univocamente l’impianto della struttura ai decenni centrali del I secolo d.C. Il fondo varia da -1.08/1.40 m alla radice a 2.14/2.37 m in corrispondenza della testata, con lieve inclinazione verso ovest, mentre la cresta attuale della struttura segue un piano orizzontale (-1.13/1.40 m). La quota della “platea” è tra 0.99/1.32 m; si riscontra un solo blocco sovrastante, la cui faccia superiore è a 0.74/0.86 m, ruotato rispetto l’allineamento su cui giace e che potrebbe essere fuori posto, visto che la bancata calcarenitica che affiora immediatamente alla spalle o a fianco è alla stessa quota degli altri blocchi (1.03/1.13 m). Numerosi blocchi, talora contigui, talora addossati gli uni agli altri, si trovano lungo entrambi i lati del molo; a nord occupano una superficie grosso modo rettangolare di circa 60 mq, che mostra un piano suborizzontale (1.15/1.56 m), lievemente inclinato verso nord; l’estensione di tale superficie è pari al doppio di quella del moletto (mq 30).
Appare piuttosto difficile considerare questo insieme come esito di un crollo, o meglio, di uno smantellamento dovuto a a forti sollecitazioni meteomarine: il punto, infatti, è protetto dalla bora dal rilievo alle spalle, e, grazie a Punta Grossa, dai venti meridionali; inoltre, la superficie interessata è piuttosto ampia e alcuni blocchi del settore settentrionale distano fino a 4,5 metri dal fianco del molo.
Si potrebbe forse chiamare in causa un evento sismico o un maremoto (le fonti ne citano diversi nell’area) che potrebbe aver scompaginato il filare o i filari superiori. Non è escluso che si tratti, invece, di una sistemazione, una sorta di corpo annesso, soprattutto per quanto concerne il settore settentrionale, mentre gli altri lungo il lato meridionale, che appaiono più caotici ed embricati, sembrano chiaramente esito del dissesto della struttura.

Fonte: www.ipac.regione.fvg.it

Info:
Telefono: 0403360340 – Fax: 040330202
Email:  ufficio.cultura@comunedimuggia.ts.it – Sito web http://www.comune.muggia.ts.it
Condizioni di visita: Visita libera
Molo sommerso, sempre visitabile. Il molo sommerso si trova a 40-50 metri dalla costa, ad una profondità di circa un metro. Si consiglia di dotarsi dell’attrezzatura per un’escursione subacquea.

Periodo Storico: Età Romana
Localizzazione Geografica
Visualizzazione delle schede relative a contesti archeologici visibili nell'arco di 5 km dalla località di partenza