La collina di Santa Margherita del Gruagno è occupata da un borgo medioevale al cui centro spicca l’edificio della pieve. Nel 762 la località detta Grobanges è menzionata tra le proprietà di tre fratelli longobardi che vengono donate al monastero benedettino di Sesto al Reghena.
Successivamente, nel 983, è tra i castelli donati da Ottone II al patriarca Rodoaldo. Il feudo patriarcale fu governato da un gastaldo che risiedeva a Santa Margherita, mentre nel XIV sec. fu compreso nella gastaldia di Fagagna.
In origine si chiamò Groang e fu uno dei cinque castelli donati dall’imperatore di Germania Ottone II (11 giugno 983) al Patriarca di Aquileia Rodoaldo.
Il territorio di sua giurisdizione si vuole comprendesse quanto ora spetta alle parrocchie di Santa Margherita, Martignacco, Pagnacco, Colloredo di Prato.
Nel 1290 il Patriarca Raimondo della Torre concesse il castello e sue pertinenze al Capitolo di Aquileia in cambio della terra e fortezza di Marano.
Nello stesso luogo sorse la pieve di Santa Maria del Gruagno nel 963 che viene citata poi nell’elenco della tassazione del Patriarca Bertoldo diMerania del 1247.
Nel X sec. esistevano due luoghi di culto: la chiesa di San Martino, scomparsa in epoca moderna, e la chiesa di Santa Margherita che aveva inglobato le strutture di un sacello più antico dedicato a Santa Sabida.
Il culto di questa santa è conosciuto fin dall’VIII sec.: Paolino d’Aquileia narra della tradizione diffusa nelle campagne di santificare la festa della domenica e del sabato.
All’interno della pieve si possono visitare i resti del sacello ed inoltre si conservano alcuni manufatti lapidei che risalgono ad età anteriore al X sec.
L’attuale chiesa di Santa Margherita, risalente al ‘700, ha tre navate separate da possenti pilastri in pietra; il sacello romanico ha forma esagonale con volta a vela impostata su archi acuti. La facciata presenta tre portali ed un rosone centrale in pietra lavorata.
All’interno sono conservati, tra le altre opere, alcuni reperti lapidei: il Cristo Benedicente (Pantocrator) del sec. XIII, un’acquasantiera ascrivibile ai sec. XI-XII (per la quale si è ipotizzata anche una datazione anteriore) ed una croce greca collocata nella parete dell’abside. C’è anche una testa che si ritiene possa provenire dal foro d’Aquileia ed essere stata parte di un monumento pubblico con i clipei delle immagini di divinità (vedi scheda a parte).
Nel basso-medioevo i documenti non citano più il castello, ma la cortina: un centro abitato fortificato con la chiesa che nel 1247 è menzionata come pieve.
Non rimangono resti del castello mentre si conserva la cinta muraria della cortina con la torre porta, che mantiene resti dei camminamenti di ronda. Nel sottoportico, travature lignee; sui due lati esterni, ampi portali in pietra (1506).
Alcuni edifici rustici mantengono almeno in parte la propria struttura originaria.

Info:
la pieve è aperta la domenica mattina; negli altri giorni tel. 0432 672 267.

Periodo Storico: Alto Medioevo
Localizzazione Geografica
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