La chiesa di San Rocco a Montereale Valcellina è ubicata poco prima della stretta di Ravedis, in posizione decentrata rispetto all’attuale abitato. La sua antichità è confermata dalla presenza del cimitero, com’era di costume nelle vecchie pievi. La chiesa, ancora oggi inserita nel cimitero, era una delle pievi più antiche e importanti della diocesi di Concordia.
Nei pressi dell’area oggi occupata dalla Pieve sono state messe in luce abitazioni e necropoli dall’età del bronzo a quella romana, di oggetti ritualistici e di una piccola ara al dio Timavo.

Dedicata in un primo momento a Santa Maria Assunta (o di Calaresio, antico nome di Montereale), venne poi intitolata a San Rocco. Nominata in una bolla pontificia di Urbano III del 1186 fu centrale per l’evangelizzazione del territorio circostante già dal V secolo.
Le indagini archeologiche hanno identificato tre fasi nella sua costruzione: la prima, paleocristiana, risalente al V secolo, quando fu dedicata all’Assunzione della Vergine; la seconda, medievale, del XII secolo, della quale rimangono i paramenti murari della navata; la terza, quella rinascimentale d’inizio 1500, che ha determinato l’attuale configurazione dell’edificio e il cambio d’intitolazione, a San Rocco. L’edificio venne ampliato nel XVIII secolo e restaurato nel 1969.
La facciata liscia è caratterizzata da un semplice portale con pilastri in pietra e architrave. Un secondo ingresso e tre finestre si aprono sul fianco destro, una finestra si apre anche nel presbiterio. Esisteva anche un campanile, probabilmente d’epoca tardo medievale, che fu demolito nel 1983.
L’ambiente interno è ad aula rettangolare con copertura a capriate lignee e due cappelle laterali lungo il fianco sinistro. Il presbiterio rettangolare ha una copertura a vele ed è più alto rispetto all’aula. I due ambienti sono separati da un arco a sesto acuto. Il corpo di sacrestia (del XVI secolo) è annesso lateralmente.
Nonostante la semplicità dell’aspetto esteriore, la chiesa custodisce al suo interno un gioiello pittorico: si tratta della decorazione del coro realizzata da Giovanni Maria Zaffoni detto il Calderari (Pordenone, 1500 circa – dopo il 1570), tra il 1559 e il 1563, riconosciuto come una delle sue opere più importanti. Lo stile del Calderari mostra le influenze del suo maestro Giovanni Antonio de’ Sacchis (il Pordenone) e di Pomponio Amalteo, i due grandi nomi del Rinascimento pittorico friulano. Calderari ha lasciato un certo numero di tele e affreschi in numerose chiese della destra Tagliamento. “Da un loro attento esame si ricava l’impressione di essere di fronte ad un pittore che, pur ripetendo stancamente la lezione appresa dal Pordenone, raggiunge anche effetti sorprendenti dove si limita ad un ritratto o ad un particolare, mentre mostra di non saper dominare i grandi spazi; sempre abile mestierante, anche se raramente artista, è in possesso di un linguaggio popolare spesso fresco ed arguto, che talvolta dà sapore alle composizioni” [Bergamini-Tavano 1991].
La dedica originaria della chiesa a Santa Maria Assunta si riflette nei soggetti degli affreschi.
Sulla fronte del coro erano un tempo collocati due altari in marmo secenteschi che incorniciavano pale secentesche e dopo la sparizione di queste, gli affreschi sottostanti. Con i restauri del secolo scorso gli altari sono stati smontati per lasciare il posto a due bassi altari che lasciano liberamente in vista gli affreschi. Sulla fronte del coro in alto si vedono affrescati a sinistra l’Offerta di Abele e a destra l’Offerta di Caino. La rappresentazione del Sacrificio di Caino e Abele sostituisce qui la rappresentazione dell’Annunciazione, la più comune ai lati dell’arco. In basso due gruppi di santi: a sinistra San Rocco e i santi Sebastiano e Francesco d’Assisi, a destra Santo Stefano e i santi Antonio abate e Nicola di Bari.
Nel sottarco dall’alto in basso si vedono le immagini di sante martiri e di profeti: a sinistra Santa Barbara, il profeta Geremia, Sant’Agata ed in basso Santa Lucia ed a destra il profeta Isaia, Sant’Apollonia, il profeta Daniele e in basso Santa Caterina d’Alessandria.
Al coro, completamente affrescato, si accede tramite alcuni gradini e oltrepassando una balaustra.
Sulla parete sinistra si possono vedere: in alto la Nascita della Vergine, la Presentazione di Maria al tempio con un angelo musicante, in basso lo Sposalizio della Vergine (con in basso il ritratto del parroco pre Stefano Decano da Grizzo) e la Nascita di Gesù. Nella vela della volta si vedono la Sibilla Libica, il profeta Daniele, l’evangelista Marco ed il dottore della Chiesa Sant’Agostino.
Sulla parete di fondo campeggia in alto il Cristo dell’Apocalisse ed angeli, in basso la scena della Dormitio Virginis con la Vergine che non muore realmente ma si addormenta prima della sua assunzione al cielo. Sono da notare in basso le piccole e delicate immagini di fiori, frutti e uccelli. Nella vela della volta si vedono la Sibilla Persica, il profeta Simeone, l’evangelista Luca ed il dottore della Chiesa San Gregorio papa.
Sulla parete destra si vedono in alto l’Annunciazione e la Visitazione ed in basso la Fuga in Egitto e Gesù al tempio fra i dottori. Nella vela della volta compaiono una Sibilla non identificata, il profeta Mosè, l’evangelista Matteo ed il dottore della Chiesa Sant’Ambrogio.
Sulla parete verso l’aula nella vela della volta si vede un’altra Sibilla non identificabile, il profeta Davide, l’evangelista Giovanni ed il dottore della Chiesa San Girolamo.
Negli angoli delle vele sono dipinti degli angeli musicanti.
Al di sopra della porta laterale si trova un crocifisso ligneo del XVI secolo affiancato dalle sagome della Madonna e di San Giovanni evangelista. Fino al 1969 erano collocati sul trave del coro e vennero spostati durante i lavori di restauro. Le sagome lignee originali dei due santi vennero sostituite con opere di Giovanni Pitau nel 1673, quelle oggi visibili sono copie realizzate nel 2001.
Del Calderari è anche la pala dell’Assunta, lasciata incompiuta a causa della sopravvenuta morte dell’artista. La pala, oggi collocata sopra la porta d’ingresso, era un tempo collocata sull’altare maggiore, concludendo così il ciclo delle storie di Maria affrescato nel coro. L’altare maggiore marmoreo, con le statue dell’Assunta e di San Giuseppe, è stato spostato nella nuova parrocchiale.
A sinistra dell’ingresso una corta cappella contiene il fonte battesimale. Poco oltre una seconda cappella contiene un altare ligneo opera del bellunese Giovanni Battista Auregne (1650 – 1675), con una Madonna del Rosario con bambino, angeli e i santi Domenico e Caterina da Siena. La statua della Madonna e quelle degli angeli vennero rubate nel 1986 e due anni dopo venne rubata anche la copia della statua della Madonna che l’aveva sostituita. Quelle oggi visibili sono copie recenti.
Nell’antica sacrestia, che si trovava dalla parte opposta di quella attuale, nel 1584 furono ascoltati diversi testimoni a eventuale carico o a discolpa di Domenico Scandella detto Menocchio, il mugnaio di Montereale condannato a morte per eresia dall’Inquisizione.

Fonti:
– Bergamini Giuseppe, Perissinotto Luciano. Affreschi del Friuli. Istituto per l’enciclopedia del Friuli Venezia Giulia. 1973.
– Bergamini Giuseppe e Tavano Sergio. Storia dell’arte nel Friuli Venezia Giulia. Chiandetti Editore, Reana del Rojale 1991
– Comune di Montereale Valcellina. Montereale Valcellina e le sue frazioni. 2019
– Goi Paolo – Antica Pieve di Montereale. Sequals Grafiche Tielle. 2002.
– Marchetti Giuseppe (a cura di Gian Carlo Menis). Le chiesette votive del Friuli. Società Filologica Friulana. Arti Grafiche Friulane, Udine riedizione 1990

Sito Chiese italiane:
http://www.chieseitaliane.chiesacattolica.it/chieseitaliane/AccessoEsterno.do?mode=guest&type=auto&code=65603&Chiesa_di_San_Rocco__Montereale_Valcellina
Localizzazione: SR251, 66, 33086 Montereale Valcellina PN

Data ultima verifica: giugno 2020
Informazioni: trovata aperta in orario di apertura del cimitero.

Autore: Marina Celegon

Galleria immagini: Marina Celegon.

Periodo Storico: Basso Medioevo
Localizzazione Geografica
Visualizzazione delle schede relative a contesti archeologici visibili nell'arco di 5 km dalla località di partenza