La villa fu inizialmente indagata da Mirabella Roberti negli anni ’50 che ne descrisse i resti, consistenti in un lungo corridoio lungo c. 15 metri fiancheggiato da alcune stanze. Ogni passaggio aveva una soglia in pietra, i pavimenti erano in cocciopesto, opus spicatum, e “battuto” realizzato con piccole pietre “triangolari o poligonali” irregolari bianche, inquadrato da una cornice in tassellato monocromo nero. Successivamente l’area fu ripresa dal Gruppo Archeologico Monfalconese che vi condusse alcune indagini nel 1962. In quell’occasione, si verificò che la superficie in battuto era fortemente danneggiata e fu portato alla luce un ulteriore pavimento in spicato.
Negli anni ’70 la villa fu indagata quasi interamente sotto la direzione della Soprintendenza di Padova e la supervisione di L. Bertacchi. Di quest’ultima indagine esiste un’ampia documentazione fotografica ed un rilievo planimetrico, incompleto se rapportato alle fotografie, depositato presso l’archivio disegni del Museo Nazionale di Aquileia, rilievo che, ancora una volta, risulta caratterizzato da un’ampia area scoperta pseudo-quadrata attorno alla quale i vani, destinati ad uso rustico, si dispongono regolarmente.
In base ad alcune fotografie si potrebbe ipotizzare che il cortile fosse pavimentato in cocciopesto decorato da scaglie (definite nella didascalia della foto come “ciottoli di fiume”), fatto che unitamente alla descrizione di Mirabella del pavimento “a terrazzo”, del tutto simile a quello della limitrofa villa di via delle Mandrie, alzerebbe la datazione del complesso alla seconda metà del I sec.a.C. Una datazione piuttosto alta è confermata dal rinvenimento, durante gli scavi del 1950, di frammenti di vetro policromo del tipo “murrino”, mentre sulla base di una moneta di Claudio databile al 41 d.C. -TI. CALUDIUS CAESAR AUG. P.M.TR.P. IMP (EVENT. P.P.). Testa rivolta a sx V\ LIBERTAS AUGUSTA S.C.- si può ipotizzare che nella villa la vita perdurò almeno fino al I d.C.
Probabilmente legata a questa villa è la serie di rinvenimenti annotati da A. Puschi su uno dei suoi manoscritti: a partire dalla “vasca romana”, segnalata a nord degli attuali magazzini Rosso ancora in carte del 1917, egli mise in luce un lungo muro con direzione sud-ovest provvisto o ornato da semicolonne, poste a distanze regolari verso il lato “a monte” (e quindi verso i colli), intonacate. Il muro si legava in prossimità delle Fontanelle, ad altre strutture di cotto che Puschi descrisse come “specie di molo”. E’ possibile che ci si trovi di fronte ad una struttura di recinzione della villa, collegata, analogamente ai complessi limitrofi, ad un piccolo scalo portuale.

Bibliografia:
– A. DEPETRIS 1991, Attività del gruppo di ricerche archeologiche di Monfalcone negli anni sessanta, in Ad Aquas Gradatas, Segni romani e paleocristiani a S. Canzian d’Isonzo, S. Canzian d’Isonzo, pp. 71-72
– L. BERTACCHI 1979, Presenze archeologiche romane nell’area meridionale, AAAd 15, 1, pp. 259-289
– M. MIRABELLA ROBERTI 1954, Monfalcone, Venetia, Trieste, “Fasti Archeologici” VII, p.289 c. 3731
– M.J. STRAZZULLA, C. ZACCARIA 1983/1984, Spunti per un’indagine sugli insediamenti rustici di età romana nel territorio aquileiese, “ACMT”, Quaderno XIII-2, pp.113-170

Fonte:
– Valentina Degrassi, Abitare sul Lacus Timavi.

Periodo Storico: Età Romana
Localizzazione Geografica
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