I ruderi del castello di Manzano si ergono sulla sommità di un colle che controllava l’antica strada Aquileia-Cividale, a 94.40 m s.l.m. a nord di Manzano, a ovest dell’alveo del Natisone.
Delle strutture in alzato resta un tratto di muraglia ad andamento poligonale, lunga m 14 e alta m 8. Il paramento murario è realizzato in conci squadrati di pietra, disposti regolarmente, mentre il riempimento consiste di scaglie di pietra. A 2,5 metri di altezza dal piano di campagna si conserva una posterula, che mostra ancora i fori dell’asse del battente del portale. Le fondazioni a gradoni raggiungono i 2 m di profondità. Nel settore meridionale del colle è stato individuato a livello di sottofondazioni e fondazioni, un tratto della cinta perimetrale. Immediatamente esterno al muro perimetrale correva un fossato, la cui fase di riempimento coincide con le operazioni di smantellamento del castello nel 1431. Si ipotizza che, almeno nel tratto meridionale, il muro di cinta e il fossato non fossero in uso simultaneamente.

manzanoLe prime notizie storiche del maniero risalgono all’inizio del XIII secolo, tuttavia i nobili di Manzano risultano in alcuni documenti del 1106 e del 1166.
Il castello è menzionato per la prima volta nel 1251 come “castrum de Harperch apud Manzanum“, con la precisazione “noviter edificatum“.
La documentazione d’archivio attesta che anticamente il sito era dotato di una torre, di tre o quattro domus, di un magazzino per derrate alimentari e di una camera sopraelevata, cui si accedeva attraverso una scala dalla corte interna.
Nel 1256 il castello venne restaurato in seguito ad un incendio.
Verso il 1293 vi si celebrarono le nozze sontuose di Corrado di Manzano con Matilde di Buttrio con ospiti illustri, giostre e tornei.
Nel 1299 si registra un ampliamento della struttura difensiva.
Tra il 1320 e il 1330 iniziarono le lotte fratricide per il possesso del feudo di Villanova, nonchè i litigi con i Cividalesi a causa di gravi reati compiuti a Cividale.
Nel 1341 Taddeo di Manzano uccise la moglie adultera, Sofia di Buttrio. L’accaduto scatenò l’ira della città di Cividale che ottenne l’intervento patriarcale con l’estromissione dei nobili dal castello. La faida tra i Cividalesi e i di Manzano si protrasse per anni senza mai arrivare all’arresto di Taddeo, nel frattempo divenuto membro del Parlamento friulano.
Il castello nel 1361 fu coinvolto nella guerra contro Rodolfo e Federico d’Austria.
Nel 1377 vi abitavano ancora esponenti del casato di Manzano, ma nel 1392 era feudo dei signori di San Daniele e nel 1404 ritornava ai nobili di Manzano.
Il 1431 segna la fine della storia del castello con la guerra dei Veneziani contro Ludovico di Teck: Pantaleone e Giovanni di Manzano appoggiarono quest’ultimo e ottennero la distruzione del fortilizio, decretata dal Senato Veneto.
Il castello, già parzialmente smantellato, fu completamente distrutto nei primi anni del 1800 a opera di Ottone di Manzano, al fine di riutilizzarne i materiali lapidei.

manzanoLe prime campagne di scavo (1989 e 1990) avevano individuato nell’area antistante il muro di cinta una ricca discarica di materiali, soprattutto ceramici (seconda metà XIV-primo venticinquennio XV secolo), oltre a varie cuspidi di freccia per archi e balestre e molti altri frammenti di ceramica e di vetro del XV secolo.
Si rinvennero anche sporadici reperti altomedievali (tra i quali una controplacca bronzea di fibbia di tipo longobardo, forse relativa a una frequentazione del sito anteriore alla costruzione del castello) e scarti di lavorazione di ceramica grezza, attribuiti alla presenza di un forno per ceramica, successivo alla defunzionalizzazione del fortilizio nel 1431.
Lo scavo aveva messo in evidenza l’andamento pseudo circolare delle mura superstiti, ma non aveva permesso di definire con esattezza la forma della pianta del castello.
La ripresa delle ricerche archeologiche a partire dal 2001 si era indirizzata all’individuazione dell’andamento del muro di cinta perimetrale e alla verifica di eventuali preesistenze insediative e si era concentrata sulle pendici occidentale e meridionale del colle castellano.
Il perimetro murario seguiva le linee di livello del colle, determinando una conformazione a poligonale irregolare.
Nella campagna di scavi del 2005, esternamente al perimetro murario, è stato individuato un profondo fossato.
In strati rimaneggiati sono stati rinvenuti materiali ceramici altomedievali (VIII secolo) che dimostrano la frequentazione del sito in tale epoca. La presenza di ceramiche grezze databili all’XI-XII secolo confermano la presenza di una “caminata (residenza fornita di riscaldamento) patriarchalis” in epoca anteriore alla prima menzione del castello.
Lo scavo ha portato alla luce numerosi frammenti di scarti di lavorazione (ceramica acroma grezza) di epoca post-medievale, riferibili ad un piccolo forno, impiantato posteriormente allo smantellamento del fortilizio.
Nel 2006 è proseguita l’evidenziazione del fossato lungo il pendio meridionale del colle, mediante l’asportazione degli strati che lo hanno riempito (Saggio 6). Si è accertato che l’obliterazione del fossato è avvenuta in conseguenza di un’unica azione, poiché i materiali inclusi negli strati di riempimento sono sostanzialmente omogenei, e i più recenti sono databili al primo venticinquennio del XV secolo. Si può quindi presumere che il riempimento dello stesso sia avvenuto al momento dello smantellamento del castello, che le fonti documentano essere avvenuto nel 1431. Si è continuato lo scavo della fossa di fondazione del perimetro della cinta muraria (Saggio 9), riscontrando che il taglio è stato riempito con due azioni successive, dato che i riempimenti del taglio sono nettamente distinti nella composizione e nei materiali inclusi. All’interno del perimetro murario, delineato sulla base della porzione muraria superstite e dei risultati delle campagne precedenti, si è portato alla luce un taglio nell’arenaria naturale che definisce una sorta di canale rettilineo, solo parzialmente messo in luce (Saggio 8).
Lungo il pendio meridionale del colle sono emersi materiali cronologicamente omogenei, comprendenti maioliche arcaiche ingobbiate e graffite, invetriate, ceramica grezza e vetri.
Tra gli oggetti rinvenuti nello scavo si segnalano, oltre a quella di epoca romana, altre 5 monete, e precisamente: dalla US 603 uno scodellato di Gregorio di Montelongo (1251- 1269); dalla US 612 un piccolo di Lorenzo Tiepolo (1268-1275); dalla US 803 un denaro di Antonio Panciera (1402-1411); costituiscono rinvenimenti sporadici un piccolo scodellato di Enrico Dandolo (1192-1205) e un piccolo di
Enrico II conte di Gorizia (1319-1323).
I materiali degli scavi del 1989 sono conservati nel Museo Archeologico di Cividale del Friuli così come tre monete.

Bibliografia e sitografia:
– S. Colussa, Osservazioni preliminari sullo scavo archeologico del castello di Manzano, Studi e ricerche 8, 1989, pp. 51-65.
– S. Colussa, Alcune immagini storiche del castello di Manzano, Reperta, 1991, pp. 6-10.
– F. Beltrame, S. Colussa, Il problema della struttura tipologica del castello di Manzano (Ud): un esempio di intervento pluridisciplinare su un sito fortificato basso-medievale, in De’ castelli di pietra e di… cristallo: Colloqui internazionali Castelli e città fortificate: storia, recupero, valorizzazione, a cura di A. De Marco e A. Pratelli, Fagagna 1999, pp. 267-274.
– S. Colussa, V. Tomadin (a cura di), Castrum de Harperch apud Manzanum, 1251-1431: Manzano e il suo castello: ricerche storiche e indagini archeologiche, Udine 2000.
– S. Colussa, Manzano, castello. Scavi 2001, in Aquileia Nostra LXXII, 2001, cc. 510-514.
– S. Colussa, Manzano, castello. Scavi 2002, in Aquileia Nostra LXXIII, 2002, cc. 721-725.
– F. Beltrame, S. Colussa, Saggio di scavo presso il castello di Manzano (UD). Nota preliminare, in Archeologia Medievale XXIX, 2002, pp. 45-55.
– S. Colussa, Manzano, castello. Scavi 2003, in Aquileia Nostra LXXIV, 2003, cc. 776-779.
– S. Colussa, Manzano, castello. Scavi 2004, in Aquileia Nostra, LXXV, 2004, cc. 672-676.
– S. Colussa, Manzano, castello. Scavi 2005, in Aquileia Nostra LXXVI, 2005, cc. 411-414.
– S. Colussa, Manzano. Castello, Forum Iulii, XXIX, 2005, pp. 179-180.
– S. Colussa, Manzano, castello. Scavi 2006, in Aquileia Nostra 77, 2006, cc. 363-365.
– F. Beltrame, Nota sulla “motta” di Manzano, in Aquileia Nostra 77, 2006, cc. 365-369.
– S. Colussa, F. Beltrame, Manzano (Ud). Castello. Scavo 2006, Notiziario della Soprintendenza per i beni Archeologici del Friuli Venezia Giulia, 1, 2006, pp. 133-137.
– S. Colussa, Castello di Manzano. Scavi 2006, Forum Iulii, XXX, 2006, p. 218.
www.fastionline.org
www.ipac.regione.fvg.it, scheda SI 1009, RA 4113-4148, NU 1636, NU 1638-1639.

Autore: Alessandra Gargiulo

Info: Via G. M. Colautti, 33044 Manzano UD

Monete venute alla luce negli scavi presso il castello.
In scavi pre-2006 (CaLLEGHER 1989b), notate: zecche di Aquileia, Brescia, Venezia; 2 tessere raffiguranti un giglio, realizzate a Firenze nei secoli XIV-XV.
In scavi 2006 (COLUSSA 2006), monete medievali. Notati: denaro scodellato Enrico Dandolo (1192-1205), zecca di Venezia; denaro scodellato di Gregorio di Montelongo (1251-1269), zecca di Aquileia; denaro piccolo di Lorenzo Tiepolo (1268-1275), zecca di Venezia; piccolo di Enrico II conte di Gorizia; denaro di Antonio Panciera (1402-1411), zecca di Aquileia.
Bibl.: CALLEGHER 1989b; COLUSSA 2006.
Fonte: Repertorio dei ritrovamenti monetari – edizione 17/2022, a cura di Luca Gianazza.

Periodo Storico: Basso Medioevo
Localizzazione Geografica
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