sdrica

Le ricerche finora svolte sulla casaforte di Sdricca, nelle pertinenze di Manzano, hanno una matrice comune: il fatto che l’edificio ha origini molto antiche.
Lo studioso Peruzzi ritiene che potrebbe anche trattarsi d’un avamposto romano (tracce d’abitato romano furono rinvenute nella vicina Manzano) in cui, nel secolo X, si rifugiarono i monaci rosacensi per l’incalzare dell’avanzata ungara, e lo stesso potrebbero aver fatto i feudatarî del luogo, i signori di Manzano, in periodi di difficoltà.
sdriccaPur mancando le fonti storico-documentarie in proposito, a sostegno di detta ipotesi sussiste la struttura dell’edificio, simile ad una villa romana: un complesso, quindi, munito di strutture difensive, di torri angolari e di spesse e alte mura di cinta attribuibili sicuramente al periodo tardo-antico, probabilmente innalzate per fortificare una struttura precedente.
Gravemente danneggiata nel 1509, la casaforte fu poi riedificata così come oggi appare: un quadrilatero con due torri, a settentrione e ad oriente, una loggia ad archi sita a levante e, internamente, volte a crociera.
La casaforte è attualmente di proprietà della famiglia Calligaris di Manzano, e ne è previsto il restauro.

Bibliografia:
– T. Miotti, Castelli del Friuli – Vol. 3: Le giurisdizioni del Friuli orientale e la Contea di Gorizia, Udine 1978.;
– Consorzio Castelli;
– F. Beltrame, Sdricca di Manzano – Antico centro di Civiltà Rurale, Manzano (Ud) 1993.;
– W. Peruzzi, Manzano: storia e folclore, Manzano 1984.;
– Manzano-Albona. Architettura di un’intesa, Manzano-Labin. Arhitektura sporazuma, Zagabria 2005;
Dal bosco della Sdricca ai colli del rio Manzanizza, Tolmezzo (Ud) 2000;
http://www.cai-fvg.it/sentieri-cai-fvg/settore-7-prealpi-giulie/s7-770/

sdriccaInfo:
Via degli Arditi, Manzano. Il primo tratto del sentiero si snoda per circa tre chilometri all’interno del bosco, sul versante orientale delle colline, prospicienti il corso del fiume Natisone. Il tracciato odierno, per un primo tratto è evidenziato dal susseguirsi di alti cipressi.
Partendo dai ruderi del castello medioevale, il sentiero sale lungo il crinale della collina. Prosegue poi in direzione della colonna commemorativa. Nei pressi della colonna il nuovo sentiero s’inoltra nel bosco di recente formazione. Si snoda poi a mezzacosta fino a raggiungere una radura nei pressi della Sdricca di Sotto.
Continua nel sottobosco, per lambire la località Sdricca di Sopra, insediamento rurale ormai fatiscente.
Il sentiero prosegue fino a raggiungere via Orsaria, per seguirla per un breve tratto e ridiscendere, nei pressi di casa Valori, lungo il versante sud.
Superato il rio Manzanizza, il percorso risale in direzione del seicentesco palazzo De Marchi-Ottelio. Si scende costeggiando un ruscello che affluisce nella Manzanizza, per proseguire lungo una strada carrareccia che conduce al belvedere di Buttrio, per terminare in via Sottomonte e rientrare all’abitato di Manzano.

Immagini: Jacopo Zampa

Autore: William Sambo

Vedi anche: LA SDRICCA DI MANZANO: un bene da tutelare e valorizzare.
Il sito della Sdricca sorge su di una piccola pianura, utilizzata a fini agricoli, incastonata tra le rive scoscese del fiume Natisone e le colline a oriente di Buttrio.
Tale pianura, seppur possa sembrare di secondaria importanza storica, è stata sede sia di un insediamento di epoca romana sia della relativa necropoli, com’è confermato da numerosi reperti.
Anche la viabilità romana interessava l’area. La strada, riconoscibile grazie a rinvenimenti archeologici e alla sopravvivenza di alcuni relitti di essa, è indicata dagli affioramenti di ghiaia nei terreni attraversati.
Nel 1166 si ha la prima menzione della Sdricca. In quell’anno, Voldarico di Attems, margravio di Toscana, e sua moglie Diemot, donavano, in remissione della propria anima, tutti i loro feudi al patriarca Voldarico II perché ne desse investitura alla figlia Luicarda, al marito di lei Enrico di Manzano, nonché al figlio Corrado. Fra i testimoni di questo atto compaiono, oltre a Corrado, suo fratello Engelmanus de Manzano ed Henricus de Stricha. Evidentemente doveva trovarsi già un edificio che traeva il proprio nome dal toponimo locale e tale edificio doveva essere già soggetto a investitura.
Agli inizi del Cinquecento, molti fra gli Stati italiani iniziavano a temere l’egemonia veneziana e fra essi il papa Giulio II, che propose all’imperatore Massimiliano, al re di Francia Luigi XII e al re di Aragona Ferdinando II, una serie di accordi segreti, conosciuti con il nome di Accordi di Cambrai, per troncare le ambizioni veneziane.
Nel corso della successiva guerra, fra le località che furono colpite ci fu anche la Sdricca, definita «Sderecha» in un documento. Precisamente il 25 luglio alle ore 18, i mercenari tedeschi cominciarono a bruciare Medeuzza, alle 20 si volsero a Ialmicco e Visinale, alle 22 passarono a Camino e Caminetto, poi alla Sdricca, Lischiasi e Oleis. Questo importante evento storico, come vedremo più avanti, ha avuto ripercussioni ben visibili sulla struttura della locale casaforte.
Essa si compone di due piani con l’aggiunta di un sottotetto. Il piano terra è stato modificato in epoca recente come ricovero per animali (bovini), mentre il primo piano fu adibito fino a pochi anni dopo il sisma del 1976 a magazzino e ad abitazione. Si compone di una torre-porta posta a settentrione e di una seconda torre (modificata molto probabilmente nel corso del Cinquecento o Seicento in torre-porta) posta nell’ala orientale.
Per la maggior parte degli ambienti è stato possibile individuare confronti con altri edifici che, per tipologia e datazione, possono essere ritenuti affini alla casaforte della Sdricca. Anche la letteratura scientifica è stata di aiuto.
In particolar modo, studiando direttamente sulla trattatistica dell’epoca, si sono colte importanti suggestioni: negli anni del possibile restauro della casaforte operava nella zona del Manzanese una persona sicuramente conosciuta anche dai di Manzano: si chiama Venceslao Boiani. Di nobile famiglia, poté compiere la sua educazione nello Studio di Padova, dove sembra abbia seguito i corsi di giurisprudenza. Proprio a Padova, dove fu con certezza almeno nel 1507, dovette stringere amicizia con Giovan Matteo Giberti, anch’egli allora studente e di lui più giovane, cui indirizzò quattro epigrammi latini, esortandolo a coltivare la poesia; nel 1509 era a Cividale, dove assistette all’assedio che la città subì da parte delle truppe del duca di Brunswick. Negli anni successivi acquistò cognizioni più che mediocri di architettura; infatti nel 1530 Giovan Matteo Giberti, in qualità di abate accomandatario dell’abbazia di Rosazzo presso Cividale, lo incaricò della ricostruzione della chiesa abbaziale, andata pressoché in rovina per la colpevole incuria del cardinal Domenico Grimani, precedente accomandatario. L’ipotesi suggestiva è che i di Manzano potrebbero aver richiesto l’aiuto di Boiani nel restauro, il quale, avendo sicuramente studiato i numerosi trattati di architettura, come ad esempio il De re ædificatoria di Leon Battista Alberti, avrebbe poi riprodotto nella casaforte tutte le più moderne idee: la cucina e la caminata dotate di voltine, le scuderie e il posto di guardia ai due lati dell’ingresso della torre- porta, la prima camera cubiculare dotata di studiolo e la seconda, dirimpetto alla prima, con cappella.
Sostanzialmente nella casaforte si riscontra la presenza dell’operato di una persona che sembra aver avuto accesso diretto alla trattatistica. Nell’androne di distribuzione troviamo l’ambiente in cui il ripristino dopo i danni sofferti per l’assalto dei lanzichenecchi tedeschi ha lasciato maggiori tracce. L’androne, infatti, è chiuso da un soffitto ligneo a pettenelle e cantinelle dipinte ancora in opera, seppur mancante di numerose tavolette e gravemente danneggiato per decenni di dilavamenti, sporcizia e crolli.
Autore: William Sambo
(Sintesi dalla conferenza “La Sdricca di Manzano: un bene da tutelare e valorizzare”, tenutasi online il 20 maggio 2021 per la Società Friulana di Archeologia. La conferenza si può vedere su youtube all’indirizzo https://youtu.be/xVOTCh-DJC4Y).

Periodo Storico: Basso Medioevo
Localizzazione Geografica
Visualizzazione delle schede relative a contesti archeologici visibili nell'arco di 5 km dalla località di partenza