Intitolato a San Mauro, vescovo di Parenzo, è citato per la prima volta nel sec. X, ma l’attuale struttura risale al 1488.
Le parole “Iovi sacrum”, sacro a Giove, che insieme alla data del 1488 si leggono sull’architrave della porta maggiore, autorizzano a supporre la presenza di un tempietto pagano in zona. In seguito alla cristianizzazione del territorio, si sarebbe provveduto ad erigere nello stesso luogo una chiesa, che dovette essere dignitosa e ricca di ornamenti già in epoca longobarda (VIII sec.), come comprovano i frammenti marmorei di ciborio o transenna, di riporto, murati sulla facciata della chiesa quattrocentesca.
La prima datazione certa relativa all’antico edificio è quella che risale al 12 gennaio 981, allorchè l’imperatore Ottone II donò al patriarca di Aquileia Rodoaldo il Monte di Maniago e la Pieve di San Mauro: “plebem etiam quae vocatur sanctus Maurus cum sex casalibus…” Prima pieve ad essere ricordata come tale in diocesi di Concordia, esercitava i suoi poteri sul territorio dal Meduna al Cellina e da lei dipendevano molte chiese filiali.
Nulla sappiamo della struttura di quell’edificio. Pare comnque certo che nella seconda metà del Trecento sia stato abbellito con affreschi, piccoli frammenti dei quali sono stati murati nella costruzione del 1488. Ne derivò una chiesa ad unica navata, con copertura a capriate lignee e tre cappelle absidali di cui la maggiore, con volta a crociera e con altare inizialmente dedicato a San Mauro, venne ultimata nel 1506.
Elemento caratteristico del duomo è, nella facciata a capanna dalle semplici ma armoniche linee architettoniche, l’ampio rosone che ripete puntualmente l’invenzione ornamentale del duomo di Muggia e della chiesa di Sant’Antonio Abate di San Daniele, di pochi anni precedenti. Si compone di diciotto archetti trilobi che incrociandosi creano dei pennacchi con foglia triloba ed è contornato da una robusta cornice con bordo esterno dentellato: motivo, quest’ultimo che si ritrova anche nello slanciato portale strombato, finemente cornato con due colonnine tortili terminanti con capitelli corinzi tra cui occhieggiano due testine.
Il portale ricorda analoghi esempi di San Daniele del Friuli e Cividale, e come quelli può essere riferito ad un abile lapicida lombardo-veneto, cui va assegnato anche, al vertice, il bel bassorilievo con il Padre Eterno benedicente ed angioletti, di buona fattura, pezzo tipico della statuaria del periodo in Friuli.
Nella lunetta è visibile un affresco, di modesta qualità, con il Cristo portacroce, con una raffigurazione del castello di Maniago sullo sfondo; sull’architrave corre la scritta che ricorda la data di costruzione dell’edificio e la sua dedicazione a San Mauro: “ANNO SALVTIS MCCCCLXXXVIII OLYMPIADE CCCCLXXXVIII.III / TEMPLVM HOC MANIACI COLLATO EX EREREPENSVM  /IDQUE JOVI SACRVM OCTAVO POSVERE KALENDAS / OCTOBRES. TITVLVM ALMA TENET CVSTODIA MAVRI”.
Nella facciata sono incastonati, come materiale da riporto, tre pezzi scultorei rappresentanti rispettivamente un pavone e cinque altri uccelli, un cervo, un motivo decorativo a intreccio. Databili all’VIII secolo, con ogni probabilità debbono ritenersi resti di un pluteo, di una transenna, fors’anche di un ciborio, già esistenti nella precedente chiesa di San Mauro.
Nel rilievo con pavone e altri cinque uccelli piacciono soprattutto la fresca vena inventiva, lo sciolto e agile snodarsi della linea pur nella tradizionale stilizzazione delle forme, l’insistito grafismo che solca le superfici.
Di qualche pregio anche il cervo che bruca una palmetta che appare in un lastra divisa in due parti, una delle quali – la destra- con rilievo scalpellato (sec. VIII).
Il terzo frammento marmoreo, di piccole dimensioni, è parte di un motivo a intreccio di tipologia alquanto comune ma proprio per questo utile al recupero di una datazione per tutti e tre i rilievi (sec. VIII).

Periodo Storico: Basso Medioevo
Localizzazione Geografica
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