paluzzana

L’area interessata dallo spargimento di materiale edilizio si estende su terreno arativo, in posizione sopraelevata rispetto alla strada, che risulta invece incassata. Si estende su una superficie di circa sei campi, cioè 20 mila metri quadri, un villaggetto di metri 100 per 200, circondato da un muro o da una palizzata. Nel punto più alto, l’Ortùt, c’è la chiesa, il campanile, il cimitero.
Lì ci si rifugiava nei momenti di emergenza, lì chiedevano ospitalità i viandanti che passavano per la strada “dai Comunaj” quando la pioggia sommergeva il fondo stradale. Di fronte c’è il pozzo; sul piazzale antistante la chiesa, le case.

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Frammenti di capitello in pietra d’Istria da Lis Paluzzanis

Le relazioni con la Lestizza antica dovevano essere buone, poichè in un documento dell’Archivio parrocchiale si legge che nel 1300 i fedeli di Lestizza si recavano in processione alla chiesa di Sant’Agnese e Agata, in mezzo ai campi.
Secondo testimonianze orali, agli inizi del `900 vennero compiuti ripetuti scavi ad opera dei proprietari dei campi; tali scavi portarono alla luce “ambienti con muri e pavimenti”.
Tra i materiali consegnati in quel periodo al Museo Civico Archeologico di Udine, dove in una nota d’archivio si fa riferimento alle “rovine di una torre quadrata romana”, vi sono tegole bollate, cubetti e parallelepipedi in opus spicatum, lacerti pavimentali musivi e tessere erratiche, frammenti di marmo, vasellame, anfore, monete, oggetti in ferro, un tintinnabulum in bronzo ed una moneta.
Sicuramente nella zona doveva estendersi, tra il II/I secolo a.C. ed il IV d.C., una complesso insediativo di un certo livello.
Sebbene non sia possibile ricostruirne la planimetria, sulla scorta di quanto individuato altrove,si può supporre che, oltre ai pavimenti in terra battuta e opus spicatum riservati agli ambienti di lavoro, deposito attrezzi ed alle stalle, vi fossero vani residenziali con pavimenti musivi.
La copertura dei tetti doveva essere in laterizio, come sta ad indicare il considerevole quantitativo di imbrices rinvenuto in superficie; nelle abitazioni più modeste veniva utilizzato il legno con lo strame. I muri erano formati da tegulae legate con argilla cruda intonacata all’interno con argilla; la presenza di ciottoli porta a credere che anche questi fossero impiegati negli alzati, secondo una consuetudine comune a tutta l’area dell’alta pianura friulana.

 

 

Materiale archeologico rinvenuto:
Statuina maschile ignuda, stante (Marte?). Sul capo porta un elmo con alto cimiero a coda equina; i capelli sono disposti a diadema, con ciocche incise; i lineamenti del volto sono resi in maniera grossolana, con occhi infossati realizzati a bulino; il braccio sinistro è sollevato, la mano aperta per reggere un oggetto, forse una lancia, ora mancante; il braccio destro risulta troncato poco al di sotto della spalla. II corpo è modellato con particolari anatomici: la gamba destra è tesa, la sinistra piegata. Entrambe le gambe sono troncate all’altezza della caviglia. (Dim.: h 10,8; largh. max 4,6. – M.C.U., scheda n. 305; schedatura Tamaro n. 244; C.R.C.R., RA 2639, M235). La statuina fu ceduta al Museo di Udine nel 1910 da G. Lendaro, come si legge nelle note d’archivio. Il sito non è indicato con precisione, ma si è portati a credere che l’oggetto provenga da “Lis Paluzzanis”. L’esemplare di Lestizza riveste un notevole interesse, essendo legato, come tutti questi manufatti, a funzioni di tipo religioso: in questo senso potrebbe perciò essere identificato come ex voto, rappresentando un importante indizio della presenza di un luogo di culto, sia pure all’interno di un’abitazione privata.
L’area delle Paluzzane, conosciuta anche come “cjamp di Belamin”, è tra i depositi archeologici più importanti del comune per l’estensione dell’area interessata dallo spargimento di materiali, per la loro qualità e, non ultima, la continuità insediativa ricostruita a livello cronologico. Il pezzo, legato a funzioni di carattere religioso, porta a supporre la presenza di un santuario o attestare un culto domestico all’interno di un’abitazione privata. Una sommaria analisi stilistica del manufatto porta a ricondurlo alla produzione bronzistica documentata in Friuli nel periodo della tarda romanizzazione. Dall’evidenza proviene anche un bel pendaglio in lamina di bronzo a forma di foglia con punta desinente a bottone, datato in epoca altoimperiale ed ora presso il Museo Civico di Udine.
(cfr. Marangone P., La Paluçane e lì ator: une ipotesi su las origjines di Listize, in Las Rives,1997, p. 17;
AA.VV., Lexicon Iconographicum Mytologiae Classicae (LIMC) II, 1, Artemis Verlag Züruch und München, 1984, p. 520, n. 93;
Bronzi antichi cit., p. 166; esemplari simili sono stati rinvenuti a Bertiolo e a Flambruzzo di Rivignano;
Maggi P, Presenze romane nel territorio del Medio Friuli. 10. Bertiolo, Arti Grafiche Friulane, Tavagnacco, 2003;
Maggi P., Presenze Romane nel territorio del Medio Friuli. 8. Rivignano, Arti Grafiche Friulane, Tavagnacco, 2001, p. 106, B12).
Vedi: LESTIZZA Storia di un borgo rurale, a cura di Maria Elodia Palumbo, pag. 35.

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Frammenti di tubuli da Lis Paluzzanis

Uno dei tanti mattoni venuti alla luce durante un lavoro di aratura può dirci su questo villaggio molto di più di quanto si potrebbe credere. E’ un mattone impastato a mano, con la faccia superiore bombata. Il mattone risulta modellato secondo il metodo usato nella zona nel 1200, con argilla delle paludi locali. Fu cotto con arbusti di salice, e da qui deriva il colore giallo-rosa scuro e un gradevole odore di cotto. Per di più non è facilmente friabile, risulta molto resistente all’umidità, e sembra essere appartenuto alla corona circolare di un pozzo, sia per la sua forma di mezzaluna, sia per il suo notevole spessore.

 

 

Da queste riflessioni possiamo concludere che l’anno 1000 dopo Cristo, nella Paluzzana, esisteva un paesetto attivo e discretamente ricco, dove la popolazione non aveva solo il necessario alla vita, ma poteva anche permettersi qualche lusso secondo le condizioni del tempo.
– Fra i reperti di piccola dimensione, monete, piatti, anelli e braccialetti d’oro, statuette, ciondoli, campanelli in bronzo per mucche, pezzi di ferro lavorato, cùccume di rame, stampi e tanti mattoni e mattonelle di ogni forma e dimensione.
– Uno dei ritrovamenti più strani è una serie di secchielli in rame (cjalderùz) del diametro medio di 10 centimetri, di varie forme e dimensioni.
– Vicino ai reperti minuscoli, vennero anche alla luce tracce di costruzioni notevoli. Nell’Ortùt le fondamenta di una chiesa e resti di un pavimento in granito di vari colori e di un discreto campanile.
– Intorno alla chiesa, le fondamenta di case piccole e grandi, fin troppo grandi per un villaggio di quell’epoca; e non lontano un pavimento in mattonelle cotte e tanti pezzi di marmo.
– Si scoprirono anche due scheletri; giacevano in una specie di rozzo tumulo, senza coperchio, e intorno brillavano alcuni oggetti d’oro. Erano i resti di due donne.

Fonte:
www.comune.lestizza.ud.it, da ‘Presenze Romane’ a cura di T. Cividini ed altri.

Periodo Storico: Basso Medioevo
Localizzazione Geografica
Visualizzazione delle schede relative a contesti archeologici visibili nell'arco di 5 km dalla località di partenza