I nomi dei Santi Agata e Gottardo designano comunemente gli ammassi di rovine sommerse situati al largo della costa meridionale dell’isola di Grado. Le “piere de San Gotardo”, situate a circa 550 m dal tratto orientale della diga Nazario Sauro, occupano una superficie di oltre 8000 mq e giacciono su un fondale di 3-4 m di profondità.
Da qui provengono le tre are funerarie recuperate nel 1933 da V. De Grassi ed esposte nel giardino del battistero a fianco del duomo di Grado. Purtroppo i dati editi delle esplorazioni di De Grassi non forniscono ulteriori informazioni. Pochi dati sono ricavabili anche dalle indagini di C. Studd, delle quali esiste un rilievo, ma manca una qualsiasi relazione scritta.
Infine, le ricerche intraprese nel 1982 sotto la direzione di G. Rosada e di A. Marchiori hanno fornito dati utili per l’estensione dell’area, pari a 8000 mq, sull’andamento delle strutture, che presentano un allineamento est-ovest e sulla natura dei materiali, ma non hanno chiarito il problema della natura delle strutture sommerse (materiale in situ o di riporto?).
L’identificazione delle rovine con la chiesetta di San Gottardo nominata nelle fonti seicentesche, che era già apparsa poco probabile sulla base di un’evidente discrepanza cronologica tra il materiale recuperato da Degrassi, risalente al II-III secolo d.C., e l’epoca di probabile fondazione della chiesa, tra il 1591 e il 1603, è stata definitivamente smentita da E. Marocco. Lo studioso, analizzando attentamente alcuni documenti cartografici d’archivio, è riuscito a stabilire, sulla base delle distanze dal Palazzo del Conte di Grado e dal Duomo, che la piccola cappella nominata dalle fonti non può essere collocata presso le attuali rovine.
Le “piere de San Gotardo” non rappresentano, dunque, le rovine della chiesetta del XVII secolo ma, trovandosi molto più lontano dalla riva, sono resti attribuibili a un periodo precedente e, sulla base dei materiali rinvenuti da Degrassi, sono da considerarsi di epoca romana. Dai dati noti la tecnica costruttiva consiste in grossi blocchi squadrati.
Il sito di San Gottardo, nel quale sono stati recuperati molti materiali di epoca romana, è da mettere in relazione con quello di Sant’Agata; se fosse corretta l’identificazione di quest’ultimo come una parte del porto di mare, le rovine di San Gottardo potrebbero rappresentare una parte dell’impianto portuale.

Bibliografia:
– Marocco R., Prima ricostruzione paleo-idrografica del territorio della bassa pianura friulano-isontina e della laguna di Grado nell’Olocene, in Gortania. Geologia, Paleontologia, Paletnologia., 2009, 31
– Gaddi D., Approdi nella laguna di Grado, in Antichità Altoadriatiche XLVI. Strutture portuali e rotte marittime nell’Adriatico di età romana, Atti della XXIX Settimana di Studi Aquileiesi (Aquileia, 20-23 maggio 1998), Trieste – Roma 2001
– Schmiedt G., Archeologia della laguna di Grado, in Antichità Altoadriatiche, Udine 1980, XVII
– Schmiedt G., Contributo della fotografia aerea alla conoscenza del territorio di Aquileia, in Antichità Altoadriatiche, 1979, 15

Fonte: https://patrimonioculturale.regione.fvg.it

Periodo Storico: Età Romana
Localizzazione Geografica
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