La storia dell’Isola di Grado è legata a quelle di due illustri città: Aquileia e Venezia. Dell’emporio romano di Aquileia Grado fu scalo marittimo, rifugio ed infine la principale antagonista.
Di Venezia fu la “madre” dal punto di vista storico e religioso (le trasmise il titolo patriarcale).
Durante il V e il VI secolo d.C., a causa delle ricorrenti incursioni barbariche e delle insidie del mare, Grado da isola divenne una fortezza: il Castrum gradense.
Fu proprio qui che i vescovi aquileiesi trovarono rifugio edificando chiese dallo splendido stile architettonico.
Delle antiche mura del Castrum oggi si possono ammirare le impressionanti fondamenta e parte dell’alzato.
L’impianto urbanistico tardo-romano è ancora leggibile nelle calli della città vecchia e nella sua topografia.
In Campo dei Patriarchi si possono ammirare gli splendidi edifici paleocristiani: le Basiliche dedicate a Santa Maria delle Grazie ed a Sant’Eufemia, il Battistero e il Lapidario.

Un sondaggio geognostico (12 m di profondità dal p.c.) eseguito sul sagrato della basilica tardo romana di Santa Maria delle Grazie di Grado ha permesso di ricostruire l’evoluzione paleogeografia del sottosuolo insulare. Emerge che il centro fortificato dell’isola fu costruito (indicativamente a metà  del IV sec d.C.) su un cordone litorale sabbioso, formatosi in seguito alla progradazione di un lobo deltizio di un fiume di notevole trasporto solido.
L’analisi lito-biostratigrafica dei terreni attraversati attesta la presenza alla base del sondaggio di depositi paralici, che passano progressivamente a sabbie pelitiche di ambiente circalitorale franco, per poi ritornare alla condizione paralica iniziale. La successione descrive cosa un micro emiciclo trasgressivo-regressivo che si attua totalmente in ambito marino, in brevi lassi temporali e che non ha eguali nel circondario se non nel sottosuolo dell’attuale delta del F. Tagliamento.
I frammenti di manufatti ceramici individuati da -1,6 a -3,6 m e da -4,6 a -6,2 m di profondità dal l.m.m. attuale fanno supporre l’esistenza di uno scalo o di altre attività antropiche costiere che, almeno nel livello più superficiale, risalgono indicativamente a un periodo compreso tra il I sec. a.C. e il I sec. d.C., subito dopo la fondazione della colonia romana di Aquileia (181 a.C.).
Il secondo orizzonte con resti archeologici, segnalato anche in un altro sondaggio prossimo a quello analizzato, induce a ritenere che anche prima della fondazione della celebre colonia romana l’area gradese fosse frequentata, grazie alla prossimità ad una foce di un fiume navigabile (paleo Isonzo?).
I risultati conseguiti permettono di ritoccare l’evoluzione costiera dellâ’area del litorale veneto-friulano fino ad oggi tratteggiata da R. Marocco (1991) e di attestare l’importanza dei fiumi e delle loro continue diversioni nella definizione dell’assetto plani-topografico dell’antica linea di costa dell’Adriatico nord-orientale.
(autori: Ruggero MAROCCO, Franca MASELLI SCOTTI, Romana MELIS & Ennio VIO)

Bibliografia:
– G. Brusin, P. L. Zovatto, Monumenti paleocristiani di Aquileia e Grado, Udine 1957, pp. 381-545;
– M. Mirabella Roberti, Il castrum di Grado, in AquilNost, XLV-XLVI, 1974-1975, cc. 565-574;
Scavo dell’area dell’episcopio: G. Calza, in NSc, 1920, pp. 10-14;
– P. Lopreato, Lo scavo dell’episcopio di Grado, in Aquileia e le Venezie nell’alto medioevo (Antichità Altoadriatiche, 32), Udine 1988, pp. 325-333.

Storia del castrum
Dall’epoca romana (181 a.C.) ad oggi il litorale gradese, allora unito alla terraferma. è stato sommerso gradatamente dalle acque marine per ben due metri, costituendo così l’insularità di Gradus (porto).
Da opulento scalo commerciale, nel II sec., si convertì a tenace fortilizio difensivo votato alla spiritualità, nel V sec., per la popolazione aquileiese oltraggiata dai Visigori di Alarico (402 e 408) e dagli Unni di Attila (452).
Fu con l’invasione dei Longobardi (568) che la sede patriarcale, onorata dalle reliquie dei santi martiri Ermacora e Fortunato, per mano del vescovo Paolino, si trasferì provvisoriamente, ma vi rimarrà stabilmente, da Aquileia al sicuro Castrum gradense (Paolo Diacono, 787/789 – Libro II, cap. X).
L’impulso religioso determinò l’edificazione di mistici luoghi di culto accompagnati dall’accendersi dell’arte paleocristiana, di cui le basiliche di Sant’Eufemia e di Santa Maria delle Grazie ne sono ancor’oggi sublimi testimoni; altri purtroppo sono andati perduti.
Il netto distacco con la terraferma si stigmatizzò con la nomina di due Patriarchi: ad Aquileia, già scismatica rispetto al centralismo papale (scisma dei Tre Capitoli – 553/557, fu eletto vescovo Giovanni (603), sostenuto dai regnanti longobardi Teodolinda e Agilulfo, mentre Grado, spalleggiato da Ravenna bizantina e dai veneti marittimi, elesse Candidiano, di fede romana, quale successore del vescovo Severo (606), determinando così l’indipendenza gradese.
Nei secoli a venire il fortilizio fu costantemente preda di attacchi di annessione, data la sua posizione strategica, con relativi saccheggi e distruzioni, dal duca longobardo Lupo (663), che ne depredò i tesori patriarcali portandoseli all’allora sede di Cormons; dal patriarca Fortunato, durante la dominazione franca, che ne saggiò la strenua indole difensiva che lo indusse alla resa; dal patriarca Massenzio, che ne uscì doppiamente sconfitto dopo il suo secondo attacco giuridico – diplomatico tentato nel concilio di Mantova (827).Non dimentico della spietata ritorsione omicida – patriarcale e saccheggiatrice inflitta da Venezia per aver rifiutato la consacrazione di un vescovo e non aver avvalorato il suo potere (802).
Nell’877, orde saracene, giunte dal mare, attaccarono il Castrum difeso dalle milizie veneziane che al mare le rimandarono.
Lupo II ritentò il suo predominio, ma la potenza del doge Pietro Candidiano II l’indusse alla promessa di desistenza perenne dal suo intento (944).
Nel 967 papa Giovanni XIII, aderendo alla proposta dell’influente Ottone I, riconobbe al vescovo di Grado il predominio su tutta la Venezia.
Il forte, molto provato dagli avvenimenti bellici, venne rafforzato e ristrutturato dal doge Pietro Orseolo II nel 993.
Il patriarca aquileiese, nella figura di Poppone, tornò alla carica del sito marittimo nel 1024, in assenza di Ursus Patriarcha esiliato in Istria con il fratello doge Ottone Orseolo, ma dopo esser stato cacciato dalle milizie veneziane si appellò al potere papale (Bolla del 1027) che riconobbe la supremazia di Aquileia su Grado e la provincia veneta, definita di fatto con la distzione dell’abitato gradese.
Anna Degenhardt in “AL.SA.” Rivista di storia e cultura della Bassa friulana orientale” n. 3, 2012, pp. 65-68

 

Periodo Storico: Alto Medioevo
Localizzazione Geografica
Visualizzazione delle schede relative a contesti archeologici visibili nell'arco di 5 km dalla località di partenza