Cuol di Ciastiel è sede di una struttura fortificata, i cui ruderi visibili sono alle origini del chiaro toponimo. Gli scavi, condotti tra il 2006 e il 2011, hanno invece dimostrato che il castello è di epoca tardoromana (la cui forbice cronologica si posiziona tra il IV e le prime decadi del V secolo). L’areale circoscritto da questa piccola fortificazione è molto ristretto (15 x 60m). La semplice cinta muraria è caratterizzata dalla presenza di due torri: la prima, a cavaliere del muro di cinta, doveva servire da magazzino (conteneva granaglie e legumi), mentre l’altra, anche sulla base dei reperti rinvenuti, sembra aver avuto funzione residenziale.
Le cinque campagne di scavo effettuate hanno permesso di mettere in luce circa i tre quarti dell’areale compreso all’interno del muro di cinta e il corridoio d’accesso di questo castrum tardoantico. L’areale circoscritto dalla fortificazione è relativamente ristretto ed è caratterizzato dalla presenza di due torri di piccole dimensioni che intervallano il muro di cinta e che rappresentano i contesti con il maggiore deposito archeologico conservato. Lo studio dei materiali archeologici ha permesso di riconoscere una fase insediativa, cronologicamente circoscrivibile tra IV ed il V secolo.
Un dato piuttosto interessante che è emerso dagli scavi (e che risulta piuttosto singolare data l’ubicazione del sito) è la qualità dei materiali rinvenuti: oltre a consentire una cronologia relativamente precisa, i contesti archeologici hanno restituito una discreta varietà di prodotti di importazione (dalle anfore alle sigillate africane e orientali).
I suoi caratteri tipologici, la dimensione e la forma delle torri, le modalità di accesso al sito (un’unica porta strutturata e ben difesa), trovano confronti stringenti con altri insediamenti dell’arco alpino di epoca tardoromana, che possiamo definire castra.
In sostanza, gli indicatori archeologici sembrano concordi nel riconoscere in questo insediamento un sito fortificato di natura essenzialmente militare, funzionale al controllo di questo territorio, la cui fondazione deve essere ricollegata alle direttive di un potere centrale (comunque non locale), il cui stretto legame viene dichiarato dalle tecniche costruttive impiegate nella realizzazione delle murature, dalla presenza di monete e di prodotti suntuari anche di un certo pregio e, infine, dalla presenza di contenitori anforici di origine orientale e africana.
Chi viveva in questo castrum, dunque, si approvvigionava di beni di consumo, in parte alimentari (i cereali e le granaglie, invece, potrebbero anche essere del luogo), dall’esterno. Tutto ciò confermerebbe l’ipotesi che questo castello fosse un centro, la cui esistenza è legata a fattori contingenti: finite le sue specifiche funzioni, dovette venire abbandonato e non più rioccupato. Proprio quest’abbandono potrebbe significare un cambiamento di importanza: aumenta quella relativa all’estrazione mineraria, mentre diminuisce quella di presidio di un territorio che al confine verso il ducato di Ceneda viene ritenuto meno a rischio.

Da: Sauro Gelichi, Storie di periferia. L’Alta Valle del Tagliamento tra la tarda antichità e l’Alto Medioevo in Aristocrazie e Società fra transizione romano-germanica e Alto Medioevo, convegno a Cimitile 2012, Tavolaro Edizioni 2015.
Leggi: Gelichi Storie di periferia

Vedi anche il video: La zecca clandestina del castello di Sacuidic, di Fabio Piuzzi

Periodo Storico: Età Romana
Localizzazione Geografica
Visualizzazione delle schede relative a contesti archeologici visibili nell'arco di 5 km dalla località di partenza