La chiesetta si trova in via del Ponte Romano, 23.
La chiesetta della Mainizza fu costruita nel corso del XVI secolo su resti di strutture di epoca romana.
Nella chiesa del Sacro Cuore di Maria e nelle sue vicinanze furono rinvenuti numerosi materiali di epoca romana che comprendono sia resti murari, materiali epigrafici, steli funerarie ma anche monete e oggetti personali quali monili, orecchini e fibule. L’area dove sorge la chiesetta della Mainizza si trova a breve distanza dal corso del fiume Isonzo (attualmente, in seguito ad uno spostamento del letto del fiume registrato negli anni Sessanta, dista un centinaio di metri, in precedenza la distanza era minore) e in epoca romana vi transitava una delle principali arterie del sistema viario che faceva capo a Aquileia che, passando sul Pons Sontii (demolito probabilmente già nel III secolo dagli Aquileiesi), costituiva la più importante via di collegamento tra l’Italia ed i territori danubiani.
I reperti venuti alla luce testimoniano che quest’area fu frequentata a partire dal I secolo d.C. fino al V secolo; essi sono riferibili ad aree sepolcrali da mettere in relazione appunto con il passaggio della via in direzione di Aquileia.
Gli scavi effettuati nel corso dello scorso secolo, a partire da quello condotto nel 1933 da F. Dreossi, fecero emergere inoltre i resti murari di una struttura insediativa attribuibile ad una mansio. Il complesso era molto ampio e articolato, costituito da una pianta rettangolare dalle ingenti dimensioni con annesse tre absidi semicircolari in cui trovavano posto delle vasche da bagno; questa planimetria fa supporre ad uno stabilimento balneare romano con i locali destinati al calidarium, al tepidarium e al frigidarium ubicati nelle absidi. È stata inoltre scoperta una base in cocciopesto a sostegno di una decorazione musiva, stando ad alcune tessere ritrovate.
L’insediamento era poi arricchito da bagni, un albergo, stalle per gli animali.
Fra i materiali rinvenuti nella chiesetta, almeno fino al 1880, risultava murato un rilievo raffigurante una divinità fluviale; questo potrebbe collegarsi alla presenza nei pressi o nello stesso sito della chiesa, di una piccola ara votiva, databile tra la fine del II secolo d.C. e l’inizio del III e scoperta nel 1923; il tempietto reca una dedica del primipilo L. Barbio Montano all’Aesontium, attestando l’antico nome del fiume e l’esistenza di un’area di culto al dio Aesu (da cui il fiume trasse il nome), di origine gallica e corrispondente al dio Mercurio, protettore dei commercianti e pellegrini, presente in prossimità di un luogo rilevante quale il ponte che ne attraversava il corso.
I reperti lapidei ritrovati per molti anni furono lasciati addossati alla chiesetta e solo recentemente sono stati traslati al Museo Archeologico Nazionale di Aquileia e in parte al Museo di Documentazione della Civiltà Contadina Friulana di Colmello di Grotta.

La chiesa insiste su uno spazio aperto erboso rialzato dalla quota della strada, delimitato su due lati da un muretto in pietra chiuso da un cancello in ferro, sui restanti due da un filare di cipressi. L’edificio è orientato ad Est e presenta una configurazione planimetrica molto semplice consistente in un’unica navata longitudinale e in un presbiterio a base quasi quadrata. A sinistra del presbiterio vi è la sacrestia. Le dimensioni massime della chiesa sono: lunghezza 13,66 ml; larghezza 4,90 ml; altezza navata – colmo sotto trave 6,65 ml; altezza navata – catena di capriata 5,11 ml.
All’interno, a destra dell’ingresso vi è un’acquasantiera in pietra il cui sostegno è realizzato con pietre recuperate dalla struttura del vicino ponte romano che collegava le due sponde dell’Isonzo.

Fonte: http://chieseitaliane.chiesacattolica.it

Periodo Storico: Età Romana
Localizzazione Geografica
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