Sulla base delle descrizioni forniteci da Marin Sanudo e dell’iconografia di alcune mappe, l’edificio sembra caratterizzato da pianta circolare, circondato dalla robusta muraglia della cd “Porporella”, sorta di frangiflutti posto a protezione del corpo principale.
Per la sua costruzione venne adottato lo stratagemma di affondare tre vascelli (i cd. marani) carichi di pietrame presso una zona di basso fondale (7 piedi), a circa “un tiro di balestra dalla costa”, di fronte alla foce del Timavo.
Su questo primo nucleo venne successivamente portato altro pietrame e terra, fino a costruire il terrapieno necessario ad erigere la costruzione vera e propria. Quest’ultima, per la quale sono stati portati a confronto i forti greci di Methoni (Peloponneso) e Corone (Morelli de Rossi 1982, inedito), a meno di dieci mesi dall’inizio dei lavori, ospitava un capitano, due servitori e cento soldati, unitamente a vani per l’accatastamento di viveri e per la preparazione degli stessi (si parla di almeno due macine per grano o pistrina, Radacich 2001).
Un ponte ligneo, lasciato volutamente interrotto, lo univa alla terraferma, e precisamente all’isola di “amarina” (o della Punta), presso alla quale era attivo il “passo di barca” che collegava il Monfalconese alle sponde duinati, lungo il primo ramo del Timavo.
duino aurisinaBelforte era anche in grado di controllare l’attività del porto fluviale il cui ingresso si poteva sbarrare attraverso robuste catene attestate alle sponde. Quest’ultime furono definitivamente tolte nel 1291, all’indomani della Pace di Treviso, tra Venezia e il Patriarca.
I lavori per la costruzione di Belforte vennero intrapresi il 27 o 28 giugno 1284 per volontà del doge Giovanni Dandolo nel quadro delle operazioni che accompagnarono l’assedio di Trieste.
Il porto del Timavo infatti, saldamente in mano del Patriarca di Aquileia Raimondo di Torre e Tasso, costituiva all’epoca l’unico collegamento tra i possedimenti patriarcali del Friuli e l’Istria ed era inoltre l’unica via d’acqua, non controllata da Venezia, attraverso la quale sarebbe stato possibile portare aiuti ai Tergestini assediati.
I lavori di costruzione si conclusero già nei primi dieci mesi, tuttavia ulteriori rafforzamenti si susseguirono già all’indomani della resa di Trieste, nel 1285.
Dopo la dedizione di Trieste all’Austria, nel 1382, Belforte diviene la punta avanzata di Venezia per invadere il Friuli, attraverso al quale la Repubblica mira ai valichi alpini orientali.
La sua funzione si conclude dopo il 1420, all’indomani della capitolazione di Monfalcone nella cui rocca, dopo 136 anni, si trasferisce la guarnigione del forte, abbandonando l’edificio.
Nel 1493 il Sanudo lo descrive già in parte distrutto; poco meno di un secolo dopo, un autore ignoto ne traccia la forma circolare, la porporella e le travature in legno già in rovina.
Nel 1700 sparisce anche dalla cartografia che fino a quel momento lo aveva raffigurato come “punto cospicuo” della costa alto adriatica.

Bibliografia:
Domini S., Il privilegio di Ottone I del 29 aprile 967 e antica cartografia monfalconese, Udine 1967

Fonte:
https://patrimonioculturale.regione.fvg.it

Periodo Storico: Basso Medioevo
Localizzazione Geografica
Visualizzazione delle schede relative a contesti archeologici visibili nell'arco di 5 km dalla località di partenza