Il castelliere visto dall’alto.

Dal centro del paese si vede già il primo dei due castellieri di Slivia, e lo raggiunge seguendo il sentiero n. 47 che attraversa prati dedicati alla produzione di fieno.
A circa 600 m a sud est di Slivia si erge sull’altipiano carsico, che degrada da Prepotto verso San Giovanni del Timavo, una bassa collina dal caratteristico toponimo Gradec. La cima circondata da una poderosa cinta muraria è visibile anche da lontano.
Dalla strada Slivia – San Pelagio si dirama una carrareccia che porta al castelliere. Si entra nell’abitato da est, passando per un varco ben visibile nelle mura. La cinta di forma circolare è ancora ben conservata, specialmente a nord est, dove le macerie raggiungono quasi 5 m di altezza. Da nord ovest si appoggia a questa prima cinta difensiva una seconda di forma semicircolare, a stento riconoscibile sul terreno.
All’interno della prima cinta si trova a sud ovest un ampio ripiano abitativo.
La parte settentrionale ed orientale e la cima sono invece alquanto scoscese e rocciose, quindi poco adatte ad essere abitate.
Il castelliere fu descritto anche da C. Marchesetti che si soffermò sulle cinte murarie, riportandone la lunghezza. Ai suoi tempi la cinta interna aveva una lunghezza di 270 m, quella esterna invece di 300m.
Un sondaggio condotto sul ripiano interno portò al rinvenimento di resti dell’età del ferro, di epoca romana ed anche più recenti. Furono messi in luce anche alcuni gradoni, costruiti sopra le macerie ed il cui uso è ancora incerto.
Nel 1967 il castelliere fu al centro di una serie di indagini che misero in luce, alla profondità di 2 m. grossi blocchi di pietra che probabilmente facevano parte della cinta più antica. Vennero così individuati due strati archeologici con ceramica tipologicamente distinta. Nel primo strato c’erano numerosi frammenti di olle ovoidali con orlo everso, caratteristiche della prima età del ferro. Il secondo strato restituì ceramica dell’età del bronzo, analoga a quella dei castellieri triestini ed istriani. Fu così dimostrata per la prima volta la presenza di due fasi abitative distinte negli abitati protostorici del Carso.
Le ultime ricerche, che sono anche le più importanti dal punto di vista scientifico, risalgono al 1970 a cura dell’Università di Trieste. Gli scavi interessarono il ripiano meridionale e le mura. Sul ripiano abitativo furono identificati sei strati con differenti caratteristiche geologiche. I reperti, in massima parte ceramica, si trovavano sul fondo del secondo strato, nel quarto e nel quinti e sulla superficie del secondo strato. Nel secondo, terzo e quarto strato furono rinvenuti resti di intonaco con impressioni di cannicciato o altro materiale reperibile. Sul fondo del secondo e del quarto strato c’erano resti di pasto, per lo più ossa di animali.
Altrettanto interessanti furono i risultati del saggio aperto nelle mura. Sul lato interno del muro di cinta fu ripulito dal pietrame il gradone. Questo muro, che poggia sulle macerie preesistenti del muro di cinta, è in parte ancora visibile lungo il ripiano abitativo. In seguito si constatò l’esistenza sulle macerie di altri tre gradoni paralleli che si erano conservati per un’altezza di 0,80m., 0,90 m., e 1,20 m. e per uno spessore di 0,50 m. Alla fine del secondo strato, sul ripiano interno, si mise in luce un muro massiccio che poggiava direttamente sulla superficie rocciosa. Il muro presentava uno spessore di 1,60 m. ed era conservato per un’altezza di 1,30-1,40 m. Si trattava indubbiamente della cinta muraria più antica. Il materiale archeologico rinvenuto era costituito prevalentemente da frammenti di ceramica, anelloni fittili e fusaiole. Si rinvenne anche un corno di cervo lavorato e due frammenti filiformi in bronzo.
La ceramica più antica, che si trovava nel sesto strato, si data alla media età del bronzo.
La ceramica del quarto e quinto strato si data alla fine del II e all’inizio del I millennio a.C., quindi all’età del bronzo recente e finale.
Il terzo strato si colloca cronologicamente in base alla ceramica alla prima età del ferro, precisamente tra il X e l’VIII sec. a.C.
La ceramica del secondo strato è invece databile tra il VII ed il IV sec.a.C.
Considerando anche la ceramica romana, si può affermare che il castelliere fu abitato per un periodo particolarmente lungo.
L’importanza strategica dell’altura per il controllo del territorio circostante è stata notata anche in epoca ben più recente: sul lato di nord-est sono infatti ancora visibili le baracche e le trincee scavate a protezione del Monte Ermada durante la I Guerra Mondiale.

duino

Il Castelliere di Slivia, da Marchesetti, 1903

Il castelliere per l’imponenza dei resti e per la bontà delle ricerche qui condotte è stato intitolato al più grande studioso locale dei castellieri: Carlo Marchesetti.
Per arrivarci si deve percorrere a piedi solo un breve tratto, dopo aver parcheggiato in corrispondenza dell’inizio del sentiero n. 47.

Vedi approfondimenti: Castelliere_di_Slivia

Fonte:
Stanko Flego, Lidia Rupel. I Castellieri della Provincia di Trieste. Trieste 1993, p. 83-88

Periodo Storico: Protostoria
Localizzazione Geografica
Visualizzazione delle schede relative a contesti archeologici visibili nell'arco di 5 km dalla località di partenza