La Chiesetta o Oratorio di Santa Caterina d’Alessandria, venne eretta nel borgo nuovo del paese di Cordovado, a nord dell’antico castello e lungo l’asse viario che da Concordia-Portogruaro portava al cuore del Friuli. Il primo documento in cui si menziona l’oratorio è quello relativo alla costruzione o ricostruzione della chiesa di S. Girolamo in Castello (1347), in cui si nomina il sacerdote rettore della chiesa di Santa Caterina di Cordovado.
Non si hanno informazioni sulla costruzione originaria. L’edificio venne decorato a varie riprese fra il ‘300 e il ‘500.
Nel 1819 la chiesa era di proprietà privata e ne venne proposto l’abbattimento per le sue precarie condizioni. Fortunatamente la distruzione non ebbe luogo e dal 1971, in seguito ad un lascito testamentario, la cappella passò di proprietà alla parrocchia. Dopo il terremoto del 1976, vi fu il recupero statico e nel 1987 si è proceduto al restauro del ciclo di affreschi.
La facciata, priva di decorazioni, è sormontata da un campaniletto a vela. Il portale principale è rettangolare inquadrato in pietra e l’architrave reca la data 9 ottobre 1591, data alla quale potrebbero risalire alcune modifiche come l’apertura delle attuali finestre laterali, il rimaneggiamento dell’intera facciata e la costruzione del campaniletto. L’interno è a navata unica coperta da capriate a vista e con presbiterio con volta a vele. Sul fianco destro sono aperte due finestre una nell’aula e una nel presbiterio ed il pavimento è in cotto.
All’interno sono presenti affreschi, realizzati a varie riprese, tra il secondo quarto del XIV e i primi anni del XVI secolo.
Sulla parete destra gli affreschi sono disposti su due registri.
Affresco con tre sante. In alto c’è un riquadro con la raffigurazione di tre sante rivolte verso chi guarda, con in mano i rispettivi attributi. Quella di sinistra è in parte scomparsa. Al centro campeggia la figura di Santa Caterina d’Alessandria appoggiata alla ruota strumento della sua tortura, con una tunica rossa e un mantello. La terza figura, identificata dalla tradizione con Sant’Apollonia, indossa un semplice abito che scende in morbide pieghe e un lungo mantello. L’affresco è stato datato al 1360 circa ed è attribuito ad un pittore friulano che concilia la monumentalità propria del giottismo della prima metà del Trecento diffuso anche in Friuli con gli esempi forniti dagli aiuti di Vitale da Bologna.
Nel registro inferiore, a partire dal punto vicino al presbiterio vi è una serie di affreschi.
San Francesco (?) e San Giorgio con la principessa. Il primo è la testa di un santo francescano con viso giovanile e sbarbato identificato come San Francesco come doveva essere subito dopo la conversione. Su questa figura, sul finire del XVI secolo venne sovrapposto, delle stesse dimensioni, un San Leonardo, riconoscibile dall’iscrizione e dalle catene tranciate, attributo del suo martirio. Il secondo lacerto di affresco ritrae San Giorgio mentre lotta contro il drago per liberare la principessa. Dell’intera rappresentazione è visibile solo parte del busto e il volto del giovane santo con lo scudo crociato mentre è osservato dalla principessa ripresa di profilo. Questi due affreschi, come la Madonna in trono con quattro santi più vicina all’ingresso, vennero probabilmente realizzati nello stesso periodo nel tardo Trecento e sono ritenuti opere di pittori della corrente artistica dei seguaci di Tommaso da Modena sviluppatasi sul finire del XIV secolo.
Madonna in trono. A destra del San Giorgio si trova un riquadro in gran parte perduto nel quale è ancora riconoscibile la Vergine seduta in trono contro un drappo rosso parzialmente decorato racchiuso da una cornice verde. In un’epoca più tarda su tale riquadro venne sovrapposto un altro affresco decisamente più tardo del quale rimane una iscrizione datata 1608. La Madonna è ritenuta più antica degli altri affreschi presenti sulla parete. Si ritiene che anticamente questa raffigurazione non fosse isolata ma costituisse una di una serie di altri riquadri oggi ricoperti dagli attuali affreschi.
Madonna in trono fra quattro santi. L’affresco, parzialmente rovinato, è collocato al di sotto di quello con tre sante. Le immagini del santo vescovo e della santa a sinistra sono prive del volto a causa dell’apertura della finestra, sono però visibili parti degli abiti ricchi e decorati. A destra un santo vescovo con genuflesso il donatore e San Giacomo Maggiore, rappresentato vestito da apostolo, con il bordone da pellegrino e nella mano sinistra un libro. I due santi vescovi indossano le vesti e le insegne episcopali: il pastorale e la mitra. Al centro la Madonna è seduta su un imponente trono e tiene in grembo Gesù Bambino sgambettante e con in mano una mela.
Sulla parete sinistra sono visibili due brani di affresco.
La Madonna che allatta il Bambino. La Madonna è avvolta in un manto, originariamente di un azzurro vivace, ed è seduta sul trono contro un drappo d’onore rosso con il Bambino, vestito come un piccolo adulto, è seduto sulle ginocchia. Probabilmente quest’opera venne realizzata da un pittore locale verso la fine del XIV secolo.
San Rocco e San Sebastiano. A ridosso del presbiterio si vedono le immagini piuttosto rovinate dall’umidità dei Santi Rocco e Sebastiano. San Rocco è vestito con gli abiti tipici del pellegrino, con un mantello scuro e un cappello a falde. San Sebastiano è legato ad un alberello. Questi due santi raffigurati assieme sono connessi alle pestilenze. Al di sotto durante i restauri è emersa una ragnatela di graffiti e monogrammi lasciati per invocare l’aiuto in epoca di pestilenze o lasciati da pellegrini in transito. Il più antico è datato al 1442. Gli affreschi sono ritenuti da alcuni autori un’opera giovanile di Giovanni Antonio de’ Sacchis detto il Pordenone e per questo databili all’inizio del XVI secolo.
Sull’altare in pietra, realizzato nel 1750 dal portogruarese Pietro Balbi, vi è una pala con la Madonna con il bambino e le sante Caterina, Agata e Lucia attribuita ad un pittore veneto della prima metà dell’Ottocento. Sulla parete destra vi è un’Annunciazione di Domenico de’Soldi (1680) e sopra la porta d’ingresso una settecentesca Sacra Famiglia con San Giovannino di Giuseppe Buzzi.

Autore: Marina Celegon

Fonti:
– Bergamini Giuseppe, Goi Paolo, Leandrin Adalberto. La pittura a Cordovado. Edizioni Pro Cordovado 1983
– Marchetti Giuseppe (a cura di Gian Carlo Menis). Le chiesette votive del Friuli. Società Filologica Friulana. Arti Grafiche Friulane, Udine riedizione 1990
– Pagnucco don Aldo. Cordovado. Arti Grafiche Friulane 1986
– Pecoraro Patrizia. Pitture a Cordovado dal Trecento agli inizi del Cinquecento. Comune di Cordovado. 2007.

Vedi anche: La-chiesa-di-santa-caterina-viaggio-nella-cordovado-sacra-minore, di Fabio Metz in Cordovât : 79n Congres, 29 di setembar dal 2002 / Societât Filologjiche Furlane ; par cure di Pier Carlo Begotti ; P. 247-256

Galleria immagini, di Marina Celegon:

 

Periodo Storico: Basso Medioevo
Localizzazione Geografica
Visualizzazione delle schede relative a contesti archeologici visibili nell'arco di 5 km dalla località di partenza