Bertrando di Saint Genies, 1334-1350, mezzo denaro con Beata Vergine

Durante il mese di marzo del 1934 a seguito di lavori di demolizione di un vecchio fabbricato di proprietà del sig. Toso Giuseppe fu Cesare, posto nell’attuale piazza Garibaldi nel centro storico di Codroipo fu rinvenuto un ripostiglio di monete medievali, identificate allora genericamente come “venete”.
Il sig. Toso, probabilmente non sapendo cosa farsene delle monetine, le consegnò all’autorità municipale locale, l’allora Podestà di Codroipo, dott. cav. uff. Gian Lauro Mainardi, il quale, intravedendo in esse un qualche valore storico, comunicò la notizia alla Regia Soprintendenza alle Opere di Antichità e d’Arte di Trieste. Come si può dedurre dalla documentazione che si è conservata, qualche funzionario della Soprintendenza esaminò il “gruzzolo”, ma non ritenendolo di alcun interesse, consigliò il Podestà, con nota del 30 aprile 1934, di depositare il tutto presso il Civico Museo di Udine.
Con ulteriore nota del 20 giugno, il Podestà offrì in deposito temporaneo le monete al Museo udinese, che rispose, con nota del 29 giugno, a firma del Presidente della Commissione Museale, co. E. de Brandis e del Direttore del Museo, co. C. Someda De Marco, ringraziando del “gentile pensiero”, ma “…Dato però che le 109 monetine venete per la loro pessima conservazione non danno la possibilità di una loro precisa identificazione mentre d’altra parte per la stessa ragione non rappresentano un apprezzabile valore, questo Civico Museo non può accettare in deposito temporaneo, ma soltanto in proprietà”.
Infine, con nota del 2 luglio, il Podestà, d’accordo con il sig. Toso, acconsente che le monete siano donate al Museo udinese che le incamera nel patrimonio numismatico con il n. 369 del Registro Doni.
Entrato a far parte così, in maniera occasionale, del patrimonio museale, il tesoretto di Codroipo fu collocato in appendice alla collezione comunale indicata come “Antonini” che raccoglieva anche rinvenimenti e donazioni recenti di materiale numismatico e perciò indicata con la sigla RNF (Reperti Numismatici Friulani). Ma, complice la pessima conservazione, non fu oggetto di studio e restò relegato nei cassetti del Gabinetto di Numismatica. Fu solamente citato dal G. Bernardi nel 1975 nel suo catalogo sulla monetazione aquileiese (in appendice a pag. 189) e dal M. Brozzi al n. 9 nel suo elenco sui ripostigli monetali rinvenuti in Friuli Venezia Giulia.
A seguito degli avvenimenti tellurici del 1976 e alla conseguente chiusura del Castello di udine, anche il materiale di Codroipo fu velocemente imballato e trasferito in altre sedi. Riaperto il Museo negli anno ’90 si dovrà aspettare fino al 2000 per iniziare un riordino sistematico delle collezioni numismatiche.
Finalmente anche il tesoretto di Codroipo fu ripreso in esame e grazie al sapiente lavoro di pulizia e restauro a cui è stato sottoposto nei laboratori del Museo, è stata possibile una accurata sua classificazione che ha permesso di riconoscere la sua reale grande importanza storico-numismatica.
La classificazione delle monete.
Dei 109 esemplari del tesoretto 107 (oltre il 98%) si sono potuti attribuire con certezza, rimanendo soltanto 2 riconoscibili genericamente come emissioni veneziane senza il nome del Doge. Sono esemplari coniati entro un arco temporale compreso tra la fine del XIII e la metà del XIV secolo, emessi dalla zecca del Patriarcato di Aquileia (75, pari al 60%), da Venezia (33, pari al 30%) e 1 esemplare da Merano.
In particolare tra le patriarcali ci sono 2 esemplari del patriarca Bertrando di Saint Geniès (1334-1350), 65 di Nicolò di Lussemburgo (1350-1358), 8 di Ludovico I Della Torre (1359-1365). Tra gli esemplari dogali 2 sono attribuibili a Francesco Dandolo (1329-1339), 23 ad Andrea Dandolo (1343-1354), 3 a Giovanni Gradenigo (1355-1356), 3 a Giovanni Dolfin (1356-1361). Altre 2 monete sono veneziane, ma non si è potuto individuare il Doge emittente. Infine l’esemplare più antico è riferibile alla zecca di Merano a nome del conte Mainardo II (1271-1295).
Gli esemplari sono tutti numerali nominalmente d’argento variabili da un peso minimo di gr. 0,44 a un massimo di gr. 1,38, anche se effettivamente l’intrinseco di metallo nobile è generalmente basso.

Conclusioni.
Scorrendo il catalogo delle monete possiamo intuire che il tesoretto di Codroipo è stato “chiuso”, cioè occultato intorno agli anni ’60 del 1300 quando sotto il patriarcato di Ludovico Della Torre il Friuli fu percorso da innumerevoli compagnie di milizie. Nel mese di luglio del 1358 era molto il precedente patriarca Nicolò di Lussemburgo, figlio illegittimo dell’imperatore Carlo IV, e il trono patriarchino rimase vacante fino al maggio del 1359, quando finalmente il papa Innocenzo VI nominò Ludovico a seguito delle grandi insistenze dei friulani che chiedevano un nuovo patriarca di nazionalità italiana. Il periodo era di grande incertezza in quanto fin dall’anno prima era assurto al governo del Ducato d’Austria Rodolfo IV, giovane ed ambizioso figlio di Alberto II. Rodolfo voleva approfittare della grande debolezza politica e militare che lo Stato friulano stava attraversando, per conquistare principalmente i vari possedimenti aquileiesi in Carinzia e in Carniola. Suo alleato naturale in questo progetto era il conte Mainardo di Gorizia che teneva il possesso, fra l’altro, anche di Codroipo, centro importante per il commercio e per il passaggio verso il Tagliamento. Le speranze di conquista di nuovi territori da parte di Rodolfo d’Austria si inserirono in un’intricata rete di alleanze e di contrapposizioni territoriali: Ludovico si avvicinò a Francesco da Carrara signore di Padova per bilanciare la potenza di Rodolfo, che a sua volta trovò amicizia in Venezia, timorosa del Carrarese, e in famiglie friulane come i Spilimbergo (Valterpertoldo ed Enrico). Inoltre l’Austriaco ottenne sostegno dall’imperatore Carlo IV e da suo figlio Venceslao…
Nel mese di agosto 1361 iniziarono le ostilità con le milizie di Rodolfo e dei suoi alleati e alla fine Ludovico fu costretto a portarsi a Vienna per firmare patti di pace con il Duca, ma ben presto la sua permanenza fu tramutata in prigionia per estorcergli un trattato iniquo che avrebbe permesso a Rodolfo di avere grandi vantaggi. Intanto il Friuli era in preda di continue scorrerie da parte di squadre di soldati di ambo gli chieramenti e dalla narrazione dei fatti nel Chronicon Spilimbergense sappiamo che nel marzo 1362 milizie udinesi e cividalesi favorevoli al Patriarca conquistarono le cortine di Codroipo e di Rivolto, possessi del Conte di Gorizia. La guerra contro Rodolfo e i suoi alleati continuò con alterne fortune fino al 1365 quando a pochi giorni di distanza morirono i due principali contendenti, il 27 luglio a Milano Rodolfo, e il 30 luglio nel castello di Soffumbergo, Ludovico.
Durante questi turbinosi avvenimenti possiamo ben comprendere perchè un ignoto personaggio pensò di nascondere il suo gruzzolo di monete all’interno dell’edificio, poi demolito nel 1934, gruzzolo che, è evidente, non fu più recuperato.
L’anonimo proprietario del tesoretto sarà rimasto sorpreso in Codroipo da una delle tante scorrerie di soldati che avevano lo scopo principale di fare bottino e di impoverire il territorio dell’avversario. Forse possiamo immaginare un commerciante di passaggio coinvolto suo malgrado nella guerra che per non farsi partar via il suo tesoro ha provveduto a celarlo all’interno della casa di piazza Garibaldi.

Autore: Massimo Lavarone

da Costanza Brancolini e Massimo Lavarone “Il Tesoretto di Codroipo“, Briciole Friulane n. 9, Editreg, Trieste, 2008, ISBN 987-88-88018-77-5, pgg. 29

Nota:
Attualmente il tesoretto si trova presso il Museo Archeologico di Udine.

Periodo Storico: Basso Medioevo
Localizzazione Geografica
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