Noto da lungo tempo per il suo patrimonio speleologico, il piccolo altopiano di Pradis aperto a terrazzo verso la pianura friulana, fu oggetto di numerose prospezioni speleologiche che portarono al ritrovamento di resti di orso speleo e di altri mammiferi ma che non furono in grado di prevenire la radicale trasformazione dei tre ripari che si affacciano in sinistra idrografica sulla forra scavata dal torrente Cosa in luogo turistico, di culto e di ristoro compiuta nel 1962 dal locale parroco Cattaruzza.
Il ritrovamento di resti faunistici e di manufatti paleolitici nei sedimenti rovesciati nella forra sottostante dallo svuotamento delle cavità portò la Soprintendenza alle Antichità di Aquileia ad incaricare il Prof. Bartolomei di effettuare tre brevi campagne di scavo nel 1970 e nel 1971 nei depositi risparmiati dallo sbancamento, mettendo in luce una stratigrafica che andava dal Paleolitico Medio alla fine del Paleolitico Superiore.
Nel Riparo denominato I, quello dei tre che ha restituito più materiale archeologico, gli strati inferiori contenevano quasi esclusivamente resti di orso delle caverne, oggi conservati presso il Museo della Grotta – Grotte di Pradis, mentre i sedimenti dei livelli superiori restituivano, oltre a resti di orso, strumenti in selce (grattatoi, bulini e lame) e diverse specie di micromammiferi, uccelli, ungulati e, soprattutto, una grande quantità di ossa di marmotta (Marmota marmota), tanto da indurre i ricercatori a interpretare il deposito come un detrito di falda in cui questi roditori costruivano le loro tane.
Le indicazioni desunte dall’industria litica insieme a due datazioni dirette su ossa di marmotta (effettuate nel 2013) vanno a fissare le occupazioni dei siti da parte degli ultimi cacciatori-raccoglitori paleolitici intorno a 13.000 anni fa.

Illustrazione delle clavicole incise delle Grotte Verdi dell’altopiano di Pradis Foto Fabio Gurioli

Insieme a manufatti litici si sono conservati anche strumenti in materia dura animale quali due punteruoli, uno ricavato da un telemetacarpo di alce e l’altro da un’ulna di canide, probabilmente lupo. Di particolare interesse sono anche due clavicole di marmotta con tacche incise lungo la porzione diafisiaria e sull’epifisi distale: le incisioni, prodotte intenzionalmente, secondo alcuni autori potrebbero trovare un significato nei così detti “marques de chasse”, in quanto potrebbero riferirsi alla consistenza numerica degli animali uccisi in una battuta di caccia come è stato ed è uso anche in popoli primitivi attuali.
Tuttavia dei recenti studi archeozoologici in corso stanno dimostrando come le decine di migliaia di resti di marmotta non derivino dal susseguirsi di morti naturali ripetute nel tempo, ma da un accumulo di origine antropica. Segni di taglio legati allo spellamento e di distacco delle masse muscolari sono stati riconosciuti su migliaia di resti del roditore, nonché alcune tracce che si sono dimostrate essersi formate durante le battute di caccia. Attraverso l’archeologia sperimentale è stato possibile dimostrare come l’impatto di proiettili in selce, probabilmente montati su frecce, abbiano lasciato diagnostici traumi sulle ossa di marmotta, permettendo quindi di ricostruire anche una delle modalità di acquisizione di questa preda in particolare.
Queste evidenze, insieme a quelle provenienti dalla limitrofa Grotta del Clusantin, contribuiscono a delineare l’Altopiano di Pradis come un’area di approvvigionamento di un ampio spettro di risorse animali, dai grandi erbivori alle più piccole marmotte, particolarmente numerose in prossimità dei siti.

Bibliografia:
– Bartolomei G., Broglio A., Palma di Cesnola A. 1977. Chronostratigraphie et écologie de l’Epigravettien en Italie, in La fin des temps glaciers en Europe – Chronostratigraphie et écologie des cultures du Paléolithique final, Coll. Internat. C.N.R.S., 271: 297-324.
– Corai P. 1980. Le più antiche culture preistoriche della “Ladinia” (Paleolitico e Mesolitico), Ladinia – Sföi Culturâl Dai Ladins Dles Dolomites, 4: 183-218.
– Gurioli F., Bartolomei G., Nannini N., Peresani M., Romandini M. 2011. Deux clavicules de marmotte epigravettiennes incisées, provenant des grottes verdi de Pradis (Alpes italiennes). Paleo, 22: 311-318.
– Nannini N., Duches R., Fontana A., Boschin F., Crezzini J., Romandini M., Peresani M. 2018. La caccia alle marmotte sulle Prealpi italiane durante il Tardoglaciale: dati sperimentali e analisi morfometrica 3D di impatti di proiettile su resti faunistici. Incontri di Preistoria e Protostoria: 4.
– Preistoria nelle Grotte – Riparo di Pradis (Pn),
di Peresani Marco, Duches Rossella, Picin Andre, Romandini Matteo in “Archeologia e Storia nella pedemontana fra Meduna e Tagliamento”, a cura di Denis Anastasia e Paolo Dalla Bona, Gruppo Archeologico Archeo 2000

Autore: Nicola Nannini

Info:
Sito di proprietà del Comune di Clauzetto.
Fg. 11 Mappale: 953 Altitudine (m.s.l.m.): 530
Foglio CTR: 048 – SE ;
Coordinate UTM WSG84: 337110E – 5123575N
L’area delle grotte e la forra sono adibite da tempo a ricezione turistica e luogo di culto.
Viabilità: Strada Clauzetto – Pradis di Sotto. Prima del cimitero in località Gerchia, parcheggio sulla destra e vialetto di accesso sulla sinistra per le grotte.
Ubicazione dei materiali: Museo della Grotta di Pradis e Museo Archeologico del Friuli Occidentale – Castello di Torre (PN).
Url: http://www.grottedipradis.it

Per approfondimenti, vai a:
https://catastogrotte.regione.fvg.it/criga/scheda/8-Grotte_Verdi_di_Pradis

Periodo Storico: Preistoria
Localizzazione Geografica
Visualizzazione delle schede relative a contesti archeologici visibili nell'arco di 5 km dalla località di partenza