Aperto al pubblico nel 2001, il Museo nasce come raccolta permanente nel 1969 ad opera del Comitato Culturale e del Gruppo Speleologico di Pradis, allestita presso l’ex scuola elementare della frazione e chiusa in seguito al sisma del 1976. La sede attuale si trova nelle immediate vicinanze delle Grotte Verdi.
Al Museo della Grotta è possibile ammirare sia i reperti archeologici preistorici rinvenuti durante gli scavi effettuati a Pradis dall’Università degli Studi di Ferrara, che le testimonianze della vita in questo altopiano in epoca storica, più vicina a noi, durante l’età del bronzo e l’epoca romana.
L’allestimento si articola in un’unica sala espositiva che presenta il mondo della grotta, offrendo una  panoramica della sua frequentazione da parte dell’uomo e degli animali.
Il percorso inizia con la ricostruzione in pelo dell’orso delle caverne, i cui resti sono stati rinvenuti nelle cavità delle vicine Grotte di Pradis. L’orso delle caverne ha avuto il momento di massima diffusione durante l’ultima glaciazione (Wurm, 100-110 mila anni fa), per estinguersi attorno a 17mila anni fa, a causa dei cambiamenti clamatici ed ambientali verificatisi.
Prosegue con l’esposizione dei reperti archeologici (manufatti litici, frammenti di ceramica, armilla in bronzo) e resti ossei di cervo, marmotta, tasso riferibili ad una frequentazione da parte dell’uomo già a partire dal 10.000-9.000 a.C. fino almeno al IV-V secolo d.C.
La Grotta del Rio Secco è uno dei siti più interessanti per lo studio del modo di vita degli ultimi neanderthaliani nel Friuli Occidentale. La vasta cavità restituisce resti faunistici rinconducibili principalmente all’orso delle caverne ed alla marmotta, ma anche ad ungulati, predati e macellati, come testimoniano anche le schegge e gli attrezzi in selce scheggiata secondo i metodi più in uso tra 50 e 40mila anni fa. Altri ritrovamenti sono riconducibili ad un gruppo di uomini anatomicamente moderni che raggiunse la cavità attorno a 30mila anni fa.
La Grotta del Clusantin, scavata nel 2005, fungeva da riparo per cacciatori di marmotte e ungulati, che vi accendevano fuochi, scheggiavano selci, fabbricavano frecce, macellavano e cuocevano le prede.
Le Grotte Verdi, parzialmente svuotate alla fine degli anni ’60 del secolo scorso, restituirono ossa e utensili in selce in occasione degli scavi condotti negli anni ’70 del secolo scorso.
Un’enorme quantità di resti di marmotta, in ottimo stato di conservazione e solcati in vari punti da tagli inferti durante la macellazione del roditore da parte dei cacciatori, conferma l’interesse verso la pelliccia e la carne della marmotta.
Dalla Caverna Mainarda proviene un’armilla in bronzo di epoca tardoromana (IV-V sec. d.C.), ad uso femminile, che conferma un utilizzo della grotta come riparo, ma che non esclude a priori l’esistenza di un corredo funerario.
L’esposizione è completata da una ricca collezione di minerali provenienti da giacimenti italiani e da un abbondante assortimento di fossili di provenienza locale, alcuni dei quali sono particolarmente significativi dal punto di vista paleontologico.

Info:
Pradis –  33090 Clauzetto  (PN) – tel.: 0427 80323 – fax: 0427 80516
url: http://www.comune.clauzetto.pn.it http://www.grottedipradis.it
Diritti di ingresso – anno 2014
Adulti  € 2,00  – ragazzi     € 1,50
BIGLIETTO UNICO per visita grotte e Museo:  intero € 4,50 Adulti (dai 14 anni d’età compiuti) – ridotto € 2,50
Ecomuseo Lis Aganis, tel. 0427764425, fax 0427737682
http://www.ecomuseolisaganis.it – info@ecomuseolisaganis.it

 

CLAUZETTO (Pn). Pradis, nuova scoperta archeologica. Caccia alla marmotta 12 mila anni fa.
Le grotte dell’altopiano di Pradis di Clauzetto continuano a restituire testimonianze lontane nel tempo, risalenti sino a tredicimila anni fa. Un nuovo importante studio appena pubblicato dai ricercatori del Muse – Museo delle scienze e dai loro collaboratori sulla prestigiosa rivista Scientific reports, svela le tecniche di caccia paleolitiche adottate dai nostri progenitori sapiens che ricolonizzarono l’altopiano di Pradis, sulle Prealpi Carniche, dopo l’ultima grande glaciazione.
Tra le migliaia di reperti ossei analizzati (circa 12 mila), provenienti dalle famose Grotte di Pradis, sono state individuate ossa di marmotta alpina conservanti tracce lasciate da una serie di shock violenti derivanti dall’impatto di antiche frecce. Che le marmotte venissero sfruttate per la pelliccia, la carne e il grasso già nel passato più profondo era un fatto assodato e documentato da numerosi siti archeologici alpini. Tuttavia una serie di questioni non avevano ancora avuto risposta: come venivano cacciate? Tramite quali tecniche? Venivano utilizzate trappole o armi da lancio? E soprattutto, come dimostrarlo in modo scientifico?
Questi traumi sulle ossa, analizzati in alta microscopia all’interno dei laboratori del Muse e modellizzati in 3D dai colleghi dell’Università di Siena, hanno mostrato aspetto, forma e dimensioni coerenti con una serie di tracce e impatti prodotti sperimentalmente dai ricercatori durante delle sessioni di archeologia sperimentale. L’organizzazione di queste sessioni paleobalistiche, con l’utilizzo di riproduzioni di archi e frecce paleolitici, sono state necessarie per ricreare condizioni di caccia realistiche del tutto simili a quelle che con tutta probabilità dovevano esserci a Pradis circa 13 mila anni fa.
La ricerca è stata coordinata dal Museo delle Scienze di Trento, nelle figure di Rossella Duches, Nicola Nannini e Alex Fontana, in collaborazione con Marco Peresani del Dipartimento di Studi umanistici, sezione di Scienze preistoriche e antropologiche dell’Università di Ferrara e Francesco Boschin e Jacopo Crezzini del Dipartimento di Scienze fisiche, della terra e dell’ambiente dell’Università di Siena.
I reperti delle Grotte di Pradis, dove sin dagli anni Settanta furono avviati scavi che, dopo una lunga chiusura conseguente al terremoto del 1976, sono ripresi più recentemente, nel 2005, nella vicina grotta del Clusantin e, dal 2010, nella Grotta del Rio Secco (tali cavità sono affidate in concessione dal ministero dei Beni culturali e del turismo all’Università degli Studi di Ferrara) continuano dunque a fornire nuove informazioni, rappresentando un’evidenza eccezionale di caccia perpetuata dai gruppi nomadi di cacciatori-raccoglitori che sistematicamente ritornavano sull’altopiano durante la bella stagione per cacciare questa particolare risorsa.

Fonte: www.messaggeroveneto.gelocal.it, 13 giu 2020

Per vedere dal vivo (si fa per modo di dire) alcuni dei reperti di marmotta e punte di freccia basta visitare il Museo della Grotta.
Per ulteriori info visitare la pagina dell’Associazione Culturale Pradis o la pagina web http://grottedipradis.it/

Per approfondimenti, vai a:
https://catastogrotte.regione.fvg.it/criga/scheda/8-Grotte_Verdi_di_Pradis

Periodo Storico: Preistoria
Localizzazione Geografica
Visualizzazione delle schede relative a contesti archeologici visibili nell'arco di 5 km dalla località di partenza