Dal Duecento, le due sponde sul fiume Natisone erano unite da un passaggio ligneo che, successivamente, fu sostituito da un manufatto in pietra.
Un documento del 3 maggio 1332 testimonia che il Provveditore dell’epoca, Sagino De Zamoreis da Parma, cividalese e sostenitore della costruzione di un ponte, incaricò il capomastro Ognibene da Cremona di costruirne uno in pietra a due arcate. A causa di malintesi con il Comune, però, questo costruì solo le fondamenta e, poi, se ne andò.
Nel 1340, per continuare l’opera, si chiamò il capomastro Lazarino da Trieste e, in seguito, vi lavorò un certo Montagnana. Nel frattempo il ponte venne completato in via provvisoria con un impalcato in legno.
Non vi sono più notizie fino al 1376 quando, per problemi statici, ci fu la necessità di puntellarlo.
Nel 1377 si deliberò la costruzione del pilone centrale, con l’intento di costruire anche l’arcata maggiore.
Nel 1424 il ponte era al limite del collasso e l’anno successivo, per continuare la costruzione, venne incaricato un certo Mastro Silvestro.
Nel 1440 una nuova commissione, incaricata di prendere contatti tra imprenditori e costruttori, ne interpellò tre, scegliendo alla fine la proposta di Maestro Giacomo di Martino Daguro (o Degaro) da Bissone, che consisteva in un ponte a doppia arcata con i lati di pietra, protetto da merli ai lati, con un ponte levatoio e un barbacane o un rivellino. L’11 dicembre 1441 il Comune stipulò il contratto.
La costruzione procedette a rilento, realizzando solo il primo arco, e, poi, si fermò con la peste nel 1445. Nel frattempo la parte in legno del ponte Maggiore cominciò a presentare danni e così la prosecuzione dell’edificazione venne affidata a Mastro Eraldo, figlio di Janzil da Villacco, che si impegnò a realizzare il secondo arco. I lavori di Eraldo andarono a rilento, ma, prima di morire, nel 1453, riuscì a finire il ponte, ad eccezione di alcune rifiniture e delle due torri. Per questo, Bartolomeo delle Cisterne mentre continuava a lavorare sul Duomo, curò i lavori di finitura del ponte. Le due torri erano concepite come opere militari ed erano merlate, quella verso Cividale fu demolita all’inizio del XIX, l’altra verso Borgo di Ponte fu impiegata come abitazione privata e venne demolita nel 1866.
Pensato fin dall’inizio per essere realizzato interamente in pietra, a causa della lunga realizzazione, sulla parte bassa già costruita con materiali lapidei, si era innalzata una parte provvisoria in legno, così da garantire comunque un passaggio tra le due sponde.
Il masso in pietra arenaria sul letto del Natisone non è precipitato dalle sponde, ma fa parte dell’alveo del fiume. Poiché il macigno non è perfettamente in posizione centrale, i due archi hanno dimensioni diverse (22 e 18 metri) con un’altezza di 22,5; quello verso il borgo è più grande.
Il materiale scelto originariamente per tutta l’opera completa doveva essere espressamente lapideo, come la pietra Torreano, ma, per questioni economiche, si cominciò ad usare anche il mattone.
Per facilitare il defluire delle acque si decise di sagomare il masso di fondazione con il duplice scopo di facilitare il deflusso e di evitare il ristagno di acque troppo basse. La carreggiata per il traffico pedonale, dei carri e degli animali misurava in larghezza circa 3,6 metri e nel 1501 e nel 1558 venne lastricata.
Il ponte era così particolare che, nel 1637, il Provveditore della Repubblica di Venezia Paolo Balbo lo riconosceva come uno dei più belli e singolari d’Europa.
Nel 1689 venne restaurato per la prima volta e nel 1836 per la seconda; i restauri del 1842 rivelarono che, nelle fondazioni, oltre alle pietre provenienti dalle cave, si usarono anche due monumenti romani, conservati attualmente al piano terra del Museo Archeologico cittadino.
Il 27 ottobre 1917 i soldati del genio italiano fecero brillare il ponte, per rallentare l’avanzata degli Austriaci che, appena occupata Cividale, si preoccuparono subito di ricostruirlo. All’inizio si realizzò una passerella provvisoria sospesa, che risulta praticabile dal 6 gennaio 1918, mentre il 12 gennaio si autorizzò la ricostruzione in pietra di un nuovo ponte. Come direttore dei lavori venne scelto l’ingegnere militare boemo Anselmo Nowak e per il progetto di ricostruzione si utilizzò quello di ampliamento redatto da Ernesto Paciani. Seguendo questo progetto, il ponte venne ricostruito in meno di quattro mesi, con il primo passaggio il 2 maggio 1918 e l’inaugurazione ufficiale di fronte alle massime autorità militari austro-germaniche il 18 maggio alle 10.00.
Il nuovo ponte aveva la carreggiata più larga di circa due metri, il parapetto continuo in pietra venne sostituito da un composto di due tubi in ferro sospesi da colonnine in calcestruzzo e il pilone centrale venne rimodellato. Il progetto di allargamento portò il piano stradale ad una larghezza di 6 metri.
Il parapetto con il tempo fu considerato poco sicuro e insufficiente contro il forte vento, così, nel 1939, venne sostituito da uno continuo in calcestruzzo e pietra, che è quello ancora presente.
Durante la Seconda Guerra Mondiale il 29 aprile 1945 i Tedeschi tentarono di far saltare il ponte, ma l’opera subì solo trascurabili danni al parapetto.
Nel corso del tempo il ponte, che deve il nome ad un’antica leggenda, ha ispirato artisti e scrittori, tra cui Gabriele D’Annunzio.

Bibliografia
AA.VV., Il ponte del Diavolo arte e memoria, 2017.
C. Mattaloni, Guida Storico Artistica. Guida al Museo Archeologico e al Museo Cristiano di Cividale del Friuli, Tavagnacco 2008, pp. 204-209.

Autore: Alessandra Gargiulo

Fotografie: Filippo Pelizzo, Michele Mammone

 

Periodo Storico: Basso Medioevo
Localizzazione Geografica
Visualizzazione delle schede relative a contesti archeologici visibili nell'arco di 5 km dalla località di partenza