La necropoli di Dernazzacco fu scoperta nel 1904 da Pietro Domenis, che aveva recuperato numerosi oggetti metallici in un suo fondo; quattro anni dopo iniziarono le indagini archeologiche, organizzate dal conte Ruggero della Torre, direttore del Regio Museo Archeologico di Cividale.
Nel sepolcreto, ai piedi del colle della Madonna delle Grazie, sede di un piccolo luogo di culto in una fase avanzata dellìetà del ferro e di un santuario nella prima età romana, si rinvennero in due campagne di scavo (1908 e 1909) duecentoottantasette tombe a cremazione fittamente distribuite.
L’area funeraria era delimitata a nord da almeno tre grandi lastre litiche e, probabilmente, da una strada di ciottoli. Cominciò ad essere utilizzata dalla seconda metà del VI sec. a.C., mentre era ancora in uso l’altra grande necropoli protostorica posta a nord di Cividale, quella di San Quirino (San Pietro al Natisone), le cui sepolture più antiche risalgono alla metà dell’VIII sec. a.C. La maggior parte dei materiali attribuiti alla necropoli è riferibile, però, ad una fase più avanzata, tra il V sec. a.C. (inizio della seconda età del ferro) e la fine del II sec. a.C.
Il rituale funerario prevedeva, dopo la cremazione, la deposizione di ossuario e corredo in una semplice buca (diametro medio 40-50 centimetri), coperta da una lastra litica. Oltre al vasellame ceramico (olle, ollette, scodelle probabilmente usate come coperchi e qualche fusaiola), i corredi comprendevano manufatti in bronzo e in ferro e vaghi in pasta vitrea. In circa un quinto delle sepolture non erano conservati elementi di corredo; nelle altre, l’oggetto più frequente (in centoventuno tombe su duecentoventi) era la fibula tipo Certosa, in varianti diffuse in contesti coevi del territorio compreso tra Slovenia, Istria e Veneto. Dei corredi facevano parte anche numerosi materiali caratteristici del gruppo culturale di Santa Lucia (collari lisci e a globetti, bracciali ed anelli a più avvolgimenti e varie fogge di pendenti).
Una parte delle sepolture della seconda età del ferro, situate per lo più nella parte meridionale della necropoli ma non in un settore riservato, conteneva alcuni oggetti celtici e materiali di tipo celtico: armi in ferro, fibule in bronzo e argento, collari di diverse fogge, orecchini e vaghi in pasta vitrea. Queste sepolture sono inquadrabili tra la fine del IV – prima metà del III sec. a.C. e la seconda metà del III – fine del II sec. a.C. I pochi oggetti sicuramente celtici, che fanno supporre l’inserimento nella comunità di individuai, per lo più guerrieri, di provenienza straniera, sono rappresentati da spade (talora con fodero) e dal paraguance di un elmo in ferro, da una fibula del tipo Munsingen (seconda metà del IV sec. a.C.), da un torquis a tamponi, un unicum in regione; i più numerosi manufatti di tipo celtico (in particolare le fibule del tipo Castua/Kastav e i torques intrecciati del tipo Idria) sono affini a quelli di altri contesti friulani o dell’ambito sloveno e istriano. In quasi tutte queste sepolture sono presenti anche le fibule del tipo Certosa.

Fonte e Bibliografia:
– Flaviana Oriolo, Giuliano Righi, Angela Ruta Serafini, Serena Vitri. Celti sui monti di smeraldo, Luglio Editore, San Dorligo della Valle TS, sett. 2015.
– G. Pellegrini, Necropoli veneta riconosciuta a Dernazacco, frazione di Gagliano, in Notizie degli Scavi, 1909, Regione X (Venetia), Cividale, pag. 75-76.

Periodo Storico: Protostoria
Localizzazione Geografica
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