cividale

I corredi della grande necropoli Cella – San Giovanni testimoniano la continuità d’uso, da parte dei Longobardi di una necropoli romana utilizzata da lungo tempo.
cividaleLa necropoli venne alla luce a due riprese: il settore denominato “Cella”, per la prossimità dell’omonimo convento, fu scavato dal canonico Michele della Torre tra il 1821 e il 1822. Si trattò della prima scoperta di un’importante necropoli longobarda in Italia. I numerosi materiali che costituivano i corredi delle tombe non furono raccolti separatamente.
L’altro settore della necropoli, denominato “San Giovanni” dal sito della scoperta, a nord-ovest di porta San Giovanni, venne alla luce nel 1916 in seguito ai lavori di costruzione del tratto ferroviario Cividale – Caporetto. Ruggero della Torre, direttore del museo, seguì gli scavi e raccolse gli oggetti di corredo separandoli per tomba.

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Le sepolture della necropoli Cella-San Giovanni contenevano oggetti caratteristici della cultura materiale longobarda; tra quest’ultime numerose sono quelle che si possono attribuire alla generazione immigrata, altre si collocano cronologicamente entro la prima metà del VII secolo.
Dal settore Cella citiamo il corredo con padella bronzea, croce aurea e il famoso dischetto in lamina d’oro sbalzato con cavaliere armato di lancia e scudo e tra gli elementi dei corredi femminili, le numerose fibule che attestano tipi noti già in Pannonia. Degno di nota è un gruppo di imitazioni longobarde di monete bizantine in oro e argento, considerate le prime monete longobarde attestate in Italia. Una menzione speciale meritano i gruppi di aurei usati come pendenti da collana.
Del settore San Giovanni si segnalano i corredi delle tombe 32 e 105 che contenevano i resti di donne di alto rango con splendide fibule argento dorato e altri monili pregiati.
cividaleUn particolare: una moneta dell’imperatrice Giustina (IV sec.) è stata riutilizzata come fibula da una donna longobarda.

Fonte: www.museoarcheologicocividale.beniculturali.it

Vedi anche: Oggetti_inscritti nella realta funeraria del Friuli Longobardo, di Angela Borzacconi e Fabio Pagano.
Questo contributo prende in considerazione gli unici tre manufatti iscritti noti nell’ambito del ducato longobardo di Cividale. Si tratta di oggetti rinvenuti in contesti funerari dotati di iscrizioni, rispettivamente legate alla volontà di autorappresentazione identitaria da un lato (puntale da cintura dalla necropoli di Lovaria), specifiche esigenze rituali dall’altro. Riguardo a queste ultime in particolare assistiamo ad un uso consapevole della scrittura finalizzato ad un richiamo cristiano nei manufatti cividalesi (bacile in bronzo dalla necropoli di S. Mauro) e, al contempo, si registrano incisioni scorrette con imitazione palese e ripetitiva dei caratteri alfabetici latini utilizzati quasi essenzialmente come formule magiche (guarnizione da cintura dalla necropoli di Cella).

in Le iscrizioni con funzioni didascalico-esplicativa nell’Instrumenta Incriptum, Atti del VI incontro Instrumenta Inscripta, Aquileia 2015, in Antichità Altoadriatiche, vol. LXXXIII, Editreg 2016.

Oggetti provenienti dalla necropoli Cella

Anello in oro a doppia losanga – Fine del VI secolo – primi del VII secolo
Cividale del Friuli (Udine), necropoli Cella
Sepoltura non attribuibile in modo specifico
Ø cm 1,8; peso gr 6,58 – N. inv. 722
Museo Archeologico Nazionale (Cividale del Friuli)
in “Simbologia e iconografia degli anelli nell’Italia Altomedievale“, Marta Maria Lina Grassino, 2016, Università di Torino.
É costituito da una fascia in lamina, eseguita a martello, che si allarga nella parte anteriore in corrispondenza di due losanghe in rilievo, ottenute a sbalzo (scatolate) e bordate alla base da un giro di filo godronato. Ad entrambi i lati del doppio castone due volute in filigrana a forma di lira, ospitanti negli occhielli sferette auree, scendono lungo la fascia e dal loro centro si  dipartono tre sferette che si ricongiungono al castone.
Questo monile è stilisticamente assimilabile all’anello a doppia losanga (scheda 67), proveniente dallo stesso sito, ed ai numerosi esemplari rinvenuti a Castel Trosino.
Bibliografia: ZORZI 1899, p. 131, n. 32; BROZZI 1987, p. 16, fig. 14; MENIS 1990, p. 461

Anello in argento a doppia losanga – Fine del VI secolo – primi del VII secolo
Cividale del Friuli (Udine), necropoli Cella – Sepoltura non attribuibile in modo specifico
Ø cm 1,8 – N. inv. 720
Museo Archeologico Nazionale (Cividale del Friuli)
in “Simbologia e iconografia degli anelli nell’Italia Altomedievale”, Marta Maria Lina Grassino, 2016, Università di Torino.
É costituito da una fascia in lamina che si allarga nella parte anteriore in corrispondenza di due losanghe in rilievo ottenute a sbalzo e saldate. Ad un lato del castone scende sulla fascia ciò che resta della decorazione ad ancora, testimoniata anche dalle scanalature che dovevano fungere da linee guida per l’inserimento della filigrana. Queste caratteristiche lo rendono molto simile ad alcuni esemplari a doppia losanga rinvenuti a Castel Trosino.
Si presenta decisamente consunto, rotto in due parti e privo della filigrana ad un lato del castone.
É parte dei reperti appartenenti alla necropoli di Cella, scavata tra il 1821 e il 1822.
Bibliografia: ZORZI 1899, p. 131, n. 30; BROZZI 1987, pp. 239-240; MENIS 1990, p. 461, fig. X.170

Anello in oro con castone rilevato e topazio – Fine del VI secolo – primi del VII secolo
Cividale del Friuli (Udine), necropoli Cella – Sepoltura non attribuibile in modo specifico
Ø cm 2; peso gr 8,42 – N. inv. 723
Museo Archeologico Nazionale (Cividale del Friuli)
in “Simbologia e iconografia degli anelli nell’Italia Altomedievale”, Marta Maria Lina Grassino, 2016, Università di Torino.
Sulla verga si salda un castone in forte rilievo, lavorato a giorno, costituito da un ordine di archetti traforati e sormontato da un cordoncino di perle, anch’esse in oro, che racchiude un topazio.
Nella lavorazione a giorno del castone il monile trova un confronto puntuale nei due anelli in argento con castone rilevato rinvenuti a Castel Trosino e nell’esemplare con gemma azzurra da Nocera Umbra.
Bibliografia: ZORZI 1899, p. 131, n. 33; BROZZI 1987, p. 239; MENIS 1990, p. 461

Anello in argento con pietra dura – Fine del VI secolo – primi del VII secolo
Cividale del Friuli (Udine), necropoli Cella (?) – Sepoltura non attribuibile in modo specifico
Ø cm 1,8 – N. inv. 3896
Museo Archeologico Nazionale (Cividale del Friuli)
in “Simbologia e iconografia degli anelli nell’Italia Altomedievale”, Marta Maria Lina Grassino, 2016, Università di Torino.
É costituito da una sottile vera a sezione semicircolare sulla quale si innesta un castone esagonale che ospita una pietra dura trattenuta agli angoli da dentini, anch’essi in argento. Nei punti in cui il cerchio si salda ad entrambi i lati della piastra si sviluppano due rilievi forati
che poggiano su tre coppie di elementi sporgenti.
Si ritiene che quest’anello provenga dalla necropoli di Cella Cividale come i precedenti, ma non senza qualche riserva poichè la schedatura ottocentesca dei reperti che le appartengono non è del tutto puntuale.
Bibliografia: BROZZI 1987, p. 241; MENIS 1990, pp. 461-462, fig. X.171

Periodo Storico: Longobardi
Localizzazione Geografica
Visualizzazione delle schede relative a contesti archeologici visibili nell'arco di 5 km dalla località di partenza