cervignano

L’area, gravitante sulla strada che da Aquileia portava a Nord, in antico posta immediatamente oltre il passaggio della roggia Mortesina con un ponte forse a doppia arcata, oggi ai confini amministrativi tra Cervignano e Terzo di Aquileia, è stata interessata tra il 1895 e il 1920 da significative scoperte di carattere funerario, purtroppo in larga parte avvenute in maniera casuale.
cervignanoNel 1909 venne ritrovata «aus den Ausgrabungen zu Scodovacca nahe bei Terzo», “in uno scavo a Scodovacca, vicino a Terzo”, consegnata al Museo Archeologico Nazionale di Aquileia da un privato in data 5 febbraio, l’imponente lastra funeraria (la lunghezza è pari a 2,51 metri) in calcare che, nel
I secolo d.C., segnava il sepolcro famigliare dei Mutilii, come recita il testo (fig.): C(aius) Mutillius M(arci) f(ilius) / pater Satria Sex(ti) f(ilia) / mater C(aius Mutillius) C(ai) f(ilius) Crispus / filius (Caio Mutillio figlio di Marco, padre, Satria figlia di Sesto, madre, Caio Mutillio Crispo figlio di Caio, figlio). Essa è dislocata nel primo braccio delle Gallerie Lapidarie.
Nel settembre del 1920, «nello stesso fondo della precedente», riemerse una lastra marmorea, di dimensioni nettamente inferiori, priva della parte inferiore, pure databile al I secolo d.C., che in origine segnava il locus sepulturae di altri membri della gens Mutillia (fig.): Petillia Q(uniti) f(ilia) / Modesta uxor / C(aius) Mutillius C(ai) f(ilius) / decurio aquileiensis / [—fec]it (Petillia Modesta figlia di Quinto, moglie. Gaio Mutillio figlio di Gaio decurione di Aquileia [—] fece). Anche questo documento è visibile nelle Gallerie lapidarie, nella sezione, dislocata nell’ultimo braccio, dedicata alle cariche pubbliche.
In una porzione territoriale posta poco più a nord, «in un podere denominato “Bant” lungo il viale del Lobis (cioè case Obizzi)», come riportato da Amelio Tagliaferri, nel 1895 venne in luce un tratto della strada. Lungo il ciglio si notò quello che Enrico Maionica, all’epoca direttore del Museo di Aquileia, riconobbe come un sepolcro di famiglia: esso, a sua volta, restituì urne cinerarie, balsamari in vetro e altri manufatti, da lui in parte portati nell’istituzione espositiva. Si hanno motivate ragioni per supporre, però, che tali manufatti, dalla descrizione privi di caratteristiche distinguenti, non siano ormai più riconoscibili all’interno del patrimonio: la reinventariazione globale promossa da Ugo Ojetti fra il giugno e il novembre del 1915 non ha, infatti, tenuto conto della numerazione asburgica, determinando così la perdita dei tramiti per l’individuazione di reperti e la ricomposizione di contesti.
Procedendo nell’esame di questa area, è grazie alle informazioni fornite dal Maionica (che localizza il punto della scoperta nel fondo Parmeggiani alla località «sog. Band», “cosiddetta Band”), che risulta possibile ricondurre ad essa, più precisamente ai ritrovamenti fatti nel mese di novembre del 1895, due documenti epigrafici altrimenti genericamente detti essere stati trovati nelle vicinanze di Cervignano. Si tratta del cippo, o terminus sepulcri, superiormente stondato, in ottime condizioni di conservazione, che menziona la tomba famigliare recintata di M. Abellius Severus e L. Egnatius Rufus, di forma quadrata e dall’area di circa 23 mq (in origine posto con un gemello perduto agli angoli anteriori del recinto) che, attraverso la formula pro indiviso, si sa essere stata di proprietà comune dei due uomini, legati da un rapporto di amicizia o di colleganza, e del frammento di uno dei cippi pertinenti al sepolcreto di T. Curius Atectus, di forma rettangolare per un’estensione di poco più di 46 mq.
Quanto finora detto va unito ai dati emersi attraverso la mostra Julia Augusta. Una strada romana nel cuore di Cervignano, che, tenuta nell’autunno del 2013, ha offerto lo spunto per evidenziare ulteriori testimonianze epigrafiche, conservate in ambiti privati, che descrivono la presenza in tale zona di altri recinti funerari, in larga parte contraddistinti da dimensioni areali di circa 40 mq, con misura del lato affacciato sulla direttrice assai spesso pari a 16 piedi (poco meno di 5 metri), a indicazione della verosimile ripartizione in lotti regolari pianificata dall’amministrazione aquileiese per l’assegnazione ai richiedenti.
Si viene così a conoscere la presenza delle tombe famigliari, in origine poste in sequenza lineare o forse su più file (come mostrato ad Aquileia nella località detta Colombara, posta in prossimità del bivio tra la strada per Emona/Lubiana e per Tergeste/Trieste) di L. Vettius Secundus e Papia Accepta, di Plotia Anthis, di L. Minicius Fuscus, nomi altrimenti non noti. Ancora grazie a tale iniziativa, sono stati riconosciuti nel patrimonio del Museo Archeologico Nazionale di Aquileia alcuni resti lapidei pertinenti ai monumenti sepolcrali ritrovati nel 1895: si tratta di un cippo terminale, che pur non riportando il nome del proprietario menziona la misura di 16 piedi in estensione lineare e di 20 in profondità; di una cornice architettonica pertinente a un’ara di forma parallelepipeda in calcare di Aurisina; di frammenti non in attacco di un’altra ara, in marmo, di fattura particolarmente raffinata, indicativa di una committenza di buon livello economico, databile alla seconda metà del I secolo d.C.
Si tratterebbe di quanto resta di uno dei fianchi minori, deputati alla rappresentazione dei proprietari del sepolcro o ad accogliere figurazioni di carattere simbolico e/o religioso: in questo caso si tratta di un erote, bambino alato del corteggio di Venere (che nell’accezione di Libitina proteggeva il mondo funerario), colto nell’atto di correre o di avanzare con impeto verso destra reggendo nella mano destra una scatola circolare con coperchio fornito di catenella, identificata con un incensiere. Si tratterebbe, dunque, di una acerra, ossia di una cassetta destinata a contenere grani di incenso, in origine utilizzata nelle cerimonie sacrificali: nel corso del tempo il termine venne dato anche ai dispositivi mobili atti all’accensione dell’incenso stesso, usati nel momento della collocatio o esposizione del cadavere, al fine di contrastare con i fumi profumati eventuali esalazioni sgradevoli.
Un esemplare reale potrebbe essere stato restituito da una delle tombe (tomba II) a incinerazione trovate nel 1920 a Cividale del Friuli, Borgo di Ponte, databile in epoca tiberiana: all’interno dell’urna lapidea, con incinerazione maschile, venne notata la presenza di una scatola cilindrica, priva tuttavia di coperchio, realizzata in piombo, così identificata dallo scopritore, Ruggero Della Torre, all’epoca direttore del Museo di Cividale, con notevoli implicazioni riguardo alle ritualità espletate nel corso del funerale e della tumulazione dei resti combusti.

Bibliografia:
– E. Maionica, K. K. archäologisches Museum in Aquileja. Bericht über das Verwaltungsjahr 1895, in “Mittheilungen der K. k. Central-Commission zur Erfoschung und Erhaltung der Kunst-und historischen Denkmale in Wien”, N.F., 23, 1897, p. 79, nn. 30-31;
– A. Molaro, Cervignano e dintorni. Cenni storici, Udine 1920, p. 21;
– G. Brusin, Aquileia. Iscrizioni scoperte casualmente negli ultimi anni, in “Notizie degli Scavi di Antichità”, 1925, pp. 24-25;
– A. Tagliaferri, Coloni e legionari nel Friuli celtico, II, Pordenone 1986, p. 353, AQ 744;
– J. B. Brusin, Inscriptiones Aquileiae, I-II, Udine 1991-1992, nn. 561, 1303, 2228;
– G. Lettich, Itinerari epigrafici aquileiesi, “Antichità Altoadriatiche”, 50, 2003, nn. 139, 324 e 253;
– C. Tiussi, Alle porte di Aquileia. Il territorio di Cervignano antica alla luce delle nuove indagini, in Sarvignan, 89 Congrès, ai 30 di Setembar dal 2012, Udine 2012, pp. 59-60;
Julia Augusta. Una strada romana nel cuore di Cervignano, Catalogo della mostra di Cervignano del Friuli (Centro civico, 27 settembre-6 ottobre 2013), a cura di O. Venturini, “I Quaderni di Cervignano Nostra” 2, in corso di stampa.

Fig.: Cervignano, oltre la roggia Mortesina, località Obiz (Museo Archeologico Nazionale di Aquileia): lastra funeraria dei “Mutilii” (da J. B. Brusin, “Inscriptiones Aquileiae”, I-II, Udine 1991-1992, n. 561).

Fig.: Cervignano, oltre la roggia Mortesina, località Obiz (Museo Archeologico Nazionale di Aquileia): seconda lastra funeraria dei Mutilii (da J. B. Brusin, Inscriptiones Aquileiae, I-II, Udine 1991-1992, n. 1303).

Fonte:
Tracce di archeologia. I reperti di Cervignano nelle istituzioni museali del Friuli Venezia Giulia, a cura di Annalisa Giovannini ed Ennio Snider: Tracce_di_archeologia_I_reperti_di_Cervignano

Periodo Storico: Età Romana
Localizzazione Geografica
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