La Pieve di Castions di Strada dedicata a Santa Maria può essere considerata una protomatrice del territorio della medio-bassa pianura a sud della linea delle risorgive dato che un luogo di culto doveva essere presente all’epoca di San Paolino patriarca (750-802). Una delle ipotesi sull’origine della chiesa è che un luogo sacro appartenesse ad una comunità di origine longobarda. La prima citazione della Pieve risale al 1296.
La chiesa primitiva era prossima al percorso della Stradalta e probabilmente si trattava di un piccolo santuario legato alla protezione del viandante. Si presume fosse già circondata da una leggera struttura difensiva, una centa, destinata a proteggere sia l’edificio sacro che il circostante cimitero.
Questa antica chiesa venne probabilmente distrutta nel corso della incursione dei turchi del 1477.
L’edificio attuale risale alla metà del Cinquecento e vi è notizia della sua consacrazione, o riconsacrazione, nel 1535. A causa delle invasioni dei turchi, per motivi di sicurezza, il villaggio venne spostato più a sud così la chiesa rimase isolata al di fuori della nuova centa fortificata detta di San Giuseppe.
Nel 1744 la chiesa di Santa Maria cessa di essere parrocchiale e lo diventa la chiesa di San Giuseppe al centro dell’abitato. Nel 1811 Santa Maria venne chiusa al culto e nel 1812 venne usata come deposito dalle truppe napoleoniche. Nel 1855 venne spostato il cimitero.
Nel corso del 1993, in occasione di uno scavo effettuato longo le pareti per eliminare l’umidità, su incarico della Soprintendenza i tecnici del Museo Archeologico dei Civici Musei di Udine, coadiuvati da membri della Società Friulana di Archeologia, hanno potuto eseguire alcuni saggi di scavo che hanno permesso di datare al XII secolo l’esistenza di un più antico edificio di culto a navata unica, corrispondente nelle linee essenziali all’attuale, ma con livello pavimentale più basso di 43 cm rispetto all’attuale. A questa fase risalgono la pianta e l’orientamento della chiesa e larga parte della muratura. L’utilizzo di materiale di epoca romana ha portato anche a ritenere che nelle immediate vicinanze della chiesa esistessero ancora nell’ XI – XII secolo cospicui resti di costruzioni romane (vedi relazione in calce).
Poiché un pievano viene menzionato a metà del XII secolo, a quella data la chiesa svolgeva già funzioni battesimali e cimiteriali e i lavori del 1993 hanno portato alla luce numerose sepolture scavate al di sotto della pavimentazione. Nel XIV – XV secolo venne modificata e ampliata l’abside, con pareti poligonali di stile gotico, e venne realizzata una pavimentazione in cocciopesto.
Rimane documentazione scritta dell’incarico dato nel 1534 a Gaspare Negro, per la decorazione ad affresco delle pareti laterali e forse dell’arcone della chiesa. Nello stesso periodo venne collocato, ad un livello più alto, un nuovo pavimento in cocciopesto.
Alla fine del XVII secolo, venne collocato un nuovo altare in pietra e costruito il campanile a vela. Nel XIX secolo l’altare venne sostituito e venne realizzata una piccola e modesta decorazione a fresco che riporta la data 1882.
Esternamente la chiesa presenta facciata a capanna con il portale d’ingresso delimitato da due pilastri che, allungandosi verso l’alto, danno origine al campanile a vela con bifora e due campane. La copertura è in coppi e la sacrestia è sul lato destro dove si trova anche un ingresso laterale. Sull’architrave lapideo sopra il portale si legge “MLXXXIII (1533) Virgini Matri Sacrum”.
L’interno è strutturato ad aula unica, rettangolare e con capriate a vista, con due finestre e due nicchie ad arco. La pavimentazione è in piastrelle di cotto. Sul lato sinistro una delle nicchie ad arco presso l’ingresso era presumibilmente destinata a contenere l’antico fonte battesimale.
Al presbiterio, rialzato di un gradino, si accede attraverso l’arco santo ogivale. Esso presenta soffitto a crociera con costolonature su peducci e chiave di volta con una stella.
L’elemento di maggiore interesse è costituito dagli affreschi cinquecenteschi che si possono ancora oggi osservare ben conservati sulle pareti laterali e nell’intradosso dell’arco trionfale. Furono realizzati nel 1534 dal pittore Gaspare Negro. Questi nato a Venezia verso il 1475, si trasferì giovane a Udine, dove si imparentò con i Floreani, numerosa famiglia di pittori-scultori-indoratori, e nel Friuli trascorse il resto della sua vita affrescando varie chiesuole e dipingendo numerose pale d’altare. La sua formazione legata ai pittori veneti di terraferma, tra cui Cima da Conegliano e Bartolomeo Montagna, si “friulanizzò” per i frequenti contatti con gli artisti friulani del primo Rinascimento, tra cui Pellegrino da San Daniele, Giovanni Martini e il Pordenone.
Quello della chiesa di Santa Maria delle Grazie è considerato il suo maggior ciclo affrescato ed in origine doveva coprire completamente le pareti e l’arcosanto.
Gli scavi archeologici hanno anche individuato sotto lo strato di affreschi del Negro uno strato di dipinti più antico, forse quattrocentesco. Su entrambe le pareti si aprivano delle nicchie destinate probabilmente a contenere statue o immagini. Sulle pareti restano due gruppi di affreschi, parte delle scene dei quali sono accompagnate da scritte esplicative in caratteri gotici.
Sulla parete di sinistra si susseguono tre scene, due delle quali relative a San Biagio, Vescovo armeno vissuto nel IV secolo durante le persecuzioni di Diocleziano. In quella superiore è rappresentata la Cattura di San Biagio, rappresentato in abiti vescovili all’ingresso di una caverna, con i soldati inviati da Diocleziano rappresentati a cavallo e con abiti cinquecenteschi. Nella scena centrale è raffigurato il Martirio di San Biagio con il santo legato ad una colonna, con il volto impassibile, mentre due aguzzini lo scarnificano con i pettini di ferro usati per cardare la lana, prima di decapitarlo. La scena inferiore, mal conservata, rappresenta l’episodio evangelico della Lavanda dei piedi, con Gesù inginocchiato che si accinge a lavare i piedi a Pietro, sulla destra Giovanni si slaccia i calzari mentre gli altri apostoli li circondano.
Più ampio è il ciclo di pitture della parete di destra, dedicato a Maria Maddalena, ripartito in tre fasce orizzontali. Nella superiore si susseguono da destra a sinistra tre scene: la Cena in casa di Simone il fariseo dove, in una sala con la tavola modestamente imbandita, la Maddalena piangente è china sui piedi di Gesù che asciuga con i suoi lunghi capelli. Segue la Resurrezione di Lazzaro, in seguito alle suppliche della sorella Maddalena, dove la figura di Gesù benedicente è centrale e sullo sfondo si stende un paesaggio collinare che ricorda i dipinti di Cima da Conegliano. Segue la scena del Noli me tangere, in cui il Cristo appare alla Maddalena nelle vesti di un contadino.
Nella fascia mediana a sinistra è ritratta la Dormitio Virginis, con la Madonna adagiata su un letto, in cui particolare è la raffigurazione della Vergine con il corpo visto con prospettiva dall’alto e il volto di profilo. Tra gli apostoli San Pietro è rappresentato in abiti papali. E’ presente anche la Maddalena che ha cambiato vita dopo lunga penitenza e preghiera. A fianco la Salita in cielo dell’anima della Vergine, rappresentata come una fanciulla accolta tra le braccia del figlio.
Nella fascia inferiore, a sinistra è dipinta la Natività, inserita in un paesaggio molto brullo e con un pastore che porta un agnello ed i cui calzari sono molto simili a quelli utilizzati dai friulani dell’epoca. Alla destra di questa, una nicchia incorniciata da due ampie colonne dipinte che reggono un frontone triangolare entro il quale campeggia un Cristo Pantocratore. Nella nicchia è raffigurata Santa Maria Maddalena tra San Giovanni Battista e Santo Stefano. A destra del frontone della nicchia, si vede la Maddalena, che concluse la sua vita come eremita, inginocchiata sulla soglia di una grotta.
Sull’arco a sesto acuto che introduce all’area presbiteriale, sopravvive a destra parte di una scena con la presentazione di Gesù al tempio e, al di sopra, pochi frammenti di un’ampia e corale Crocifissione. L’intradosso dell’arco è ritmato da due santi a figura intera, fra cui sembra si possa identificare con una certa sicurezza San Giovanni, e da otto ovali che racchiudono altrettanti busti di sante, tra le quali sono riconoscibili le Sante Agata, Barbara, Lucia e Caterina.
L’altar maggiore, opera del 1836 di Valentino de Cecco di San Giorgio di Nogaro, ospita una più antica immagine della Beata Vergine del Rosario o delle Grazie, molto rimaneggiata, quasi certamente parte di un antico altare ligneo. Accanto all’ingresso una bella acquasantiera.
Durante la seconda guerra mondiale la chiesa fu squarciata da una bomba ed in seguito riparata, ma già nel 1955 veniva segnalato come il tetto della chiesa fosse ricoperto di vegetazione e presentasse uno squarcio da cui entrava l’acqua piovana, con detrimento dell’edificio in generale e degli affreschi in particolare. Probabilmente alla situazione venne posto rimedio prima che il terremoto del 1976 danneggiasse nuovamente l’edificio e dopo il quale vennero effettuati interventi di ristrutturazione statica.
Nel 1982 l’intero edificio venne ristrutturato.

Fonti:

– Bergamini Antonietta e Giuseppe. Affreschi rinascimentali nell’antico mandamento di Palmanova, Malisana, Castions di Strada, Griis in Ciceri Luigi (a cura di) Palme: 53n. congres, 26 setembar 1976 Società filologica friulana 1976
– Bergamini Giuseppe e Tavano Sergio. Storia dell’arte nel Friuli Venezia Giulia. Chiandetti Editore, Reana del Rojale 1991
– Buora Maurizio Saggi di scavo entro la Pieve di Castions di Strada in Quaderni Friulani di Archeologia III/1993
– Ottogalli Antonella (a cura di) Glesutis chiesette campestri del Medio Friuli. Progetto Integrato Cultura del Medio Friuli, Poligrafiche San Marco, Cormons (GO) 2016
– Tirelli Roberto. Storia di Castions di Strada. Edizioni Biblioteca dell’immagine. 2017
– Tirelli Roberto Arte civile e religiosa nel Comune di Castions di Strada. Comune di Castions di Strada 1994.
– Zanini Ludovico Due chiesette in rovina. In Sot la Nape bollettino bimestrale della Società filologica friulana Anno 7 n. 6 (1955)
– Sito Chiese Italiane http://chieseitaliane.chiesacattolica.it/chieseitaliane/schedaca.jsp?sercd=68297

Indirizzo: Via N.Lionello, 7 (angolo con via del Riposo) 33050 Castions di Strada UD

Data ultima verifica: marzo 2022

Info: chiesa aperta per le funzioni ed occasionalmente

Autore: Marina Celegon

Galleria immagini: Marina Celegon.

Vedi anche:
La pieve di Castions di Strada non ha avuto molta attenzione da parte degli studiosi, fatta eccezione per storie locali o studi relativi alle parti più appariscenti del suo interno, quali gli affreschi attribuiti a Gaspare Negro’.
Nel corso del 1993 in occasione di uno scavo effettuato lungo le pareti per eliminare l’umidità è stato possibile, su esplicito incarico della Soprintendenza ai B.A.A.A.S., ai tecnici del Museo Archeologico dei Civici Musei, coadiuvati  dai membri della Società Friulana di Archeologia, compiere alcune osservazioni di carattere costruttivo e in particolare qualche sondaggio per ricercare le fondazioni dei muri precedenti.

Leggi tutto nell’allegato: Castions di Strada Pieve

Autore: Maurizio BUORA

Fonte: Quaderni Friulani di Archeologia, n. III/1993

Periodo Storico: Basso Medioevo
Localizzazione Geografica
Visualizzazione delle schede relative a contesti archeologici visibili nell'arco di 5 km dalla località di partenza