Il sito è noto dagli anni Settanta del secolo scorso grazie ad alcuni ritrovamenti di superficie riconducibili ad una necropoli ad incinerazione dell’età del ferro (VI sec. a.C.); solo nel 1990 vi fu individuato l’abitato, in seguito alla risistemazione di un canale di scolo che portò in luce numerosi pali e vari manufatti ceramici. Una serie di carotaggi (1992) e la lettura delle fotografie aeree degli anni Trenta e di una mappa catastale del 1851 consentono di delineare l’insediamento.
Si tratta di un castelliere ampio 40 ettari posto su un dosso alluvionale alla confluenza di corsi d’acqua, una tipologia ben attestata in regione e comune ai siti fondati nella piena età del ferro.
L’insediamento era difeso ad ovest dal fiume Zellina e a sud-est dal sui affluente Ara del Baredi di Chiamana, un corso d’acqua ora non più esistente; a nord era provvisto di un terrapieno con pianta di forma arcuata e, all’esterno, di un canale, forse collegato con il fiume, già a quel tempo navigabile.
Come indicano i ritrovamenti fatti nel canale che taglia il margine occidentale del dosso, il sito fu sede di impianti produttivi: sono state identificate due ampie cave di 62 e 58 metri rispettivamente cava nord e cava sud, attive a partire dal pieno VI sec. a.C.
L’area fu utilizzata in un primo momento per l’estrazione di argilla e ghiaia e la produzione di fittili ad impasto argilloso e successivamente – dopo l’allagamento e il degrado dei canali di drenaggio – per la lavorazione e la trasformazione dei limi in grandi vasche provviste di piattaforme costruite su pali di quercia.
Nelle vasche si succedettero quattro cicli produttivo, durante i quali vi fabbricarono vasellame da mensa, grandi contenitori, pesi da telaio, mattoncini di impasto e, in particolare nel periodo più tardo, mattoncini di “malta idraulica” prodotta con limo mescolato a cenere e carbone, come è testimoniato ad esempio anche ad Oderzo e a Padova.
A causa di profondi spianamenti effettuati nel corso di lavori di sistemazione agraria non è possibile conoscere il rapporto tra l’area degli impianti produttivo e quella destinata alle abitazioni. E’ invece chiara la pertinenza all’insediamento della necropoli le cui tracce sono state identificate a nord del terrapieno grazie al rinvenimento di oggetti di corredo. L’esame dei reperti ceramici indica che l’abitato fu frequentato a partire dalla fine del VII – inizi VI sec. a.C. e che perdurò almeno fino al tardo V seco a.C.; esso rimase verosimilmente vitale anche dopo, fino alle soglie dell’età romana, come suggeriscono alcuni ritrovamenti databili al III e al I sec. a.C.
Fin dalla protostoria il fiume Zellina, ora di modesta portata, costituì un importante approdo e una via di penetrazione nella pianura friulana, forse con percorsi integrati con il torrente Cormor. Lo dimostrerebbe l’affinità dei materiali rinvenuti a Fortin con quelli dell’ultima fase del castelliere di Pozzuolo del Friuli.

Fonte:
Alle porte del Mare. Paesaggi d’acqua e di storia nella Laguna di Marano, a cura di Rita Auriemma e Paola Maggi, Luglio Editore, 2013, pp. 58-61.

Periodo Storico: Protostoria
Localizzazione Geografica
Visualizzazione delle schede relative a contesti archeologici visibili nell'arco di 5 km dalla località di partenza