La necropoli di Caporetto della prima età del ferro era collocata su un terrazzamento posto presso la sponda destra della Soca/Isonzo (loc. Log), a sud-ovest dell’altura del Gradic, già sede di un santuario dell’età della romanizzazione e probabilmente dell’abitato della prima età del ferro.
Tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento la necropoli fu scavata da Carlo Marchesetti, direttore del Museo Civico di Storia Naturale di Trieste. In sette campagne di scavo l’archeologo portò alla luce millecentotreci tombe ad incinerazione dell’età del ferro, in un’area di circa 20.000 mp Le indagini successive (1953-1954 S. Gabrovec; 1979 D. Svoljsak; 2002-2003 Tilminski muzej) permisero di individuare altre trecentosette sepolture della prima età del ferro e due di epoca romana. Il sepolcreto conta per ora millequattrocentoventidue tombe, tutte ad incinerazione, rimaste in massima parte inedite.
Le sepolture, con i resti di rogo deposti in ossuari o nela nuda terra, delimitate da ciottoli fluviali e ricoperte da una lastra calcarea, dimostrano che la necropoli è stata utilizzata con continuità dal IX al VI-V sec.a.C.e in seguito nella seconda età del ferro, con parziali fasi di abbandono e in modo sporadico nel periodo La Tène (IV-II sec. a.C.) e nell’epoca romana (I sec. a.C.).
Nella necropoli di Caporetto, come in quella di Most na Soci/Santa Lucia e di Paularo, i materiali lateniani, armi o parti di armi, sono rari, non pertinenti a tombe, ma intenzionalmente deposti nell’area cimiteriale della popolazione locale di tradizione hallstattiana: gruppi di nuovi venuti di origine celtica manifestarno in questo modo una sorta di appropriazione di un luogo percepito come sacro. Il Marchesetti evidenziò nei suoi diari che questi rinvenimenti erano estranei ai corredi tombali. Si tratta di una spada di ferro, piegata ritualmente più volte e priva di fodero, databile con approssimazione al II sec. a.C.; un umbone di scudo in ferro, incompleto, di una variante recente del tipo Mokronog-Arquà, databile al I sec. a.C.; un gancio di cintura portaspada in ferro, tipo in voga nel mondo celtico nel I sec. a.C.
Va sottolineato che nella necropoli di Caporetto il Marchesetti rinvenne tre sepolture di cavalli di difficile datazione (fondo Kragl, tombe 29, 33 e 34). E’ invece databile alla tarda età del ferro la sepoltura con parte di bardatura equina con morso a leva cosstituito da filetto e montanti in ferro e da due appendici superiori a omega in bronzo con estremità a protomi di anatrella, rinvenuta assieme ad uno sperone in bronzo di raffinata fattura e ad un probabile elemento di fibbia. Il morso, databile tra il II e gli inizi del I sec. a.C., è diffuso in Europa centrale e nei Balcani anche presso popolazioni non celtiche. Era deposto presso lo scheletro del cavallo, nei livelli superiori della necropoli (fondo Kragl/Machorin, presso la tomba 32).
Presenta un notevole interesse, inoltre, il rinvenimento di un ripostiglio entro grande vaso di bronzo comprendente armi ed oggetti di ornamento di tipo tardohallstattiano (punte di lancia, asce a cannone, un’ascia ad alette, un braccialetto di ferro e una pietra per affilare), nei pressi dell’area a probabile destinazione cultuale di Bizjakova Hisa.
Nel sito di Skrinjca, sul margine settentrionale del Gradic, è stato scoperto anche un tesoretto di monete celtiche d’argento e di monete repubblicane d’argento e bronzo.
Numerosi ritrovamenti dimostrano quindi una consistente e precoce presenza celtica a Caporetto, dovuta verosimilmente alla sua posizione strategica nell’alta valle dell’Isonzo.

Fonte e Bibliografia: Flaviana Oriolo, Giuliano Righi, Angela Ruta Serafini, Serena Vitri. Celti sui monti di smeraldo, Luglio Editore, San Dorligo della Valle TS, sett. 2015.

Periodo Storico: Protostoria
Localizzazione Geografica
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