La chiesetta di San Marco è costituita da un corpo semplice a pianta rettangolare che si conclude in un’abside quadrangolare. Ha un portale d’ingresso sulla facciata e due porte laterali non in asse tra di loro: quella a sud è opera moderna, mentre quella a nord, ora murata, presenta una fattura antica.
La copertura è a doppio spiovente con campaniletto a vela, aggiunto in epoca successiva, in conformità con molte chiesette votive disseminate in tutto il Friuli.
L’interno è illuminato da un occhio circolare al centro della facciata e da sei grandi finestre di tipo termale tardo rinascimentali. Inoltre, sulla parete sud, si possono distinguere tre finestrelle di gusto romanico con feritoie e strombatura interna.
IL TIPO DI PIANTA
La soluzione architettonica dell’aula unica a pianta rettangolare, che trova in Friuli la sua origine paleocristiana nelle ecclesiae aquileiesi, fu adottata con continuità nelle costruzioni minori fino al Medioevo ed oltre. Questa forma rappresenta una delle soluzioni più semplici ed economiche volendo erigere un edificio di modeste dimensioni. Il tipo dell’abside rettangolare, che pur trova alcuni confronti anche in territorio friulano, non è, invece, una caratteristica comune in periodo paleocristiano per diventare, poi, più frequente durante l’alto Medioevo.
LE FASI COSTRUTTIVE DELLA CHIESETTA
Durante i restauri sono state individuate alcune strutture murarie pertinenti a varie fasi costruttive medioevali e relative ad un ambiente di età romana con resti di intonaci gialli e verdi decorati a motivi geometrici. A questa fase romana risulta sovrapposta la fase altomedioevale documentata anche da tre sepolture. La presenza di un edificio alto medioevale era, inoltre, già segnalato da una transenna di finestra, con motivo ad intreccio risalente al periodo carolingio, murato nell’edificio attuale.
L’attuale chiesa conserva, nonostante rimaneggiamenti posteriori, l’impianto originario duecentesco, cui appartiene la scarsella dell’abside.
LA ZONA PRESBITERIALE
I restauri condotti tra il 1987 e il 1988 hanno evidenziato due fasi costruttive di questa zona: la prima, più antica, è caratterizzata da uno “zoccolo” a grossi ciottoli e pareti in pietre squadrate alla buona, che si concludevano in un tetto a doppio spiovente (esternamente proprio nell’angolo sotto il tetto è evidente nella struttura muraria una netta differenza per la tecnica più incerta e per il materiale usato in modo più irregolare). Nella seconda fase il presbiterio fu sopraelevato con muri costituiti da semplici file di ciottoli uniti da malta, tecnica usata anche nella costruzione di tutte le pareti dell’aula. Sui lati sud ed est si aprono due finestrelle rettangolari; quella orientale, sull’asse mediano della chiesa, è chiusa da una transenna a intrecci viminei di gusto tipicamente altomedioevale.
LE MONETE E LE TOMBE
Al di sotto dei pavimenti d’epoca moderna, ne è stato messo in luce uno composto da uno spesso strato di cocciopesto. La stratigrafia interna non ha rilevato con chiarezza l’esistenza di un pavimento relativo a una fase più antica, ma su tutta l’area interna, ad una profondità costante, si è individuato un livello composto da uno strato di ghiaia bianca su un piano di battuto più o meno consistente. Su questo piano di battuto, usato sicuramente per lungo tempo, sono state rinvenute sei monete scodellate, tra cui denari d’argento della Repubblica di Venezia coniati nella seconda metà del XII secolo.
Il battuto, inoltre, è anche il livello a cui vanno riferite le tre sepolture rinvenute nella zona occidentale della chiesa. Accanto a queste sepolture di persone adulte, sono state indagate altre due strutture: un loculo in muratura regolare legata con malta (tomba 4) e un’altra fossa (vasca); probabilmente, quest’ultime erano tombe di bambini. Delle tre sepolture due avevano corredo funebre composto da guarnizioni di cintura e speroni ageminati in argento, piccoli pugnali e pettini in osso; il corredo più ricco conteneva una crocetta in bronzo e fili d’oro ritenuti parte del ricamo di un tessuto. La terza sepoltura risultava svuotata in antico.
Il tipo delle tombe ed i corredi funerari in esse contenuti suggeriscono confronti con reperti inquadrabili nell’epoca longobarda o comunque nell’alto Medioevo.
LA TRADIZIONE DELLA TOMBA DI SAN MARCO
Nel XII secolo intorno a questa chiesa ci fu molto fervore, certamente in relazione alle tombe più antiche, nelle quali si riteneva riposasse qualche personaggio illustre, probabilmente, già allora identificato con San Marco: a questo secolo si legano bene le monete rinvenute nello scavo proprio in relazione alle tombe. Cresciuta la devozione, alla fine del XIII secolo, la chiesa fu arricchita da un primo ciclo di affreschi sulle pareti dell’aula con la figura di San Cristoforo e il motivo della falsa tessitura muraria; poi, intorno alla metà del secolo successivo, da una serie di pitture nella zona absidale raffigurante la teoria degli Apostoli nella fascia bassa, e storie cristologiche al di sopra. Inoltre, anche le pareti dell’aula vennero nuovamente affrescate nella zona orientale con scene della vita della Vergine e soprattutto della vita e dell’evangelizzazione di San Marco.
La tradizione che vi fosse conservata la tomba del santo divenne tanto radicata, al punto che il 7 aprile 1499 il Patriarca Domenico Grimani inviò in visita alla chiesa il vicario generale D. Francesco Manzoni da Ravenna per verificarne l’autenticità. Il sepolcro aperto fu trovato vuoto: si trattava, probabilmente, della fossa esistente al di sotto dell’altare del presbiterio, ma, forse, nell’occasione si indagò anche la tomba centrale (tomba 1).
Quando si decise di gettare il nuovo pavimento di cocciopesto, vennero indagate anche le altre quattro tombe e, nonostante il risultato negativo della visitazione della tomba centrale, si decise di perpetuarne il ricordo e si provvide alla sopraelevazione dei lati della fossa in modo da farla raggiungere al livello del nuovo pavimento. Allora la tomba fu sormontata da un baldacchino, come mostrerebbero i quattro fori nel pavimento, regolarmente disposti ai quattro angoli del suo perimetro. Tuttavia, la presenza della sepoltura di San Marco in Friuli non è dimostrabile poiché dal 828 quello che si riteneva ufficialmente il corpo del Santo era custodito nella basilica di San Marco a Venezia e la “leggenda” si era subito affermata. Ma gli echi della presenza di San Marco a Basiliano doveva interessare e forse preoccupare Venezia se nella chiesa si sono trovate monete venete enrichiane che raramente sono presenti in Friuli. La tradizione può essere, probabilmente, nata da un equivoco creatosi nella memoria e nella trasmissione orale della notizia.
L’ACQUASANTIERA
All’interno della chiesetta è presente un’acquasantiera costituita da un’urna lapidea del tipo cilindrico, adattata e murata nella parete a destra dell’entrata; probabilmente, proviene dalla località di Prati Orgnani dove sarebbe stata individuata una necropoli romana.

Bibliografia:
–    G. NOBILE, Storia di Basiliano, Udine 1993.
–    T. CIVIDINI, P. MAGGI, Presenze romane nel Medio Friuli. Basiliano, Tavagnacco (Ud) 1997.
–    M. VIDULLI TORLO, La chiesa di San Marco di Brasiliano in Friuli, in Memorie storiche Forogiuliesi, Deputazione di storia patria per il Friuli, Udine 1990, vol LXX, pp. 189 – 201.

Info: La chiesa di San Marco si trova in aperta campagna a meridione del centro abitato di Basiliano, lungo la strada per Lestizza; per visita, tel. 043284019.
Il 25 aprile di ogni anno, nei prati circostanti si svolge una frequentatissima festa paesana.

NB: I due rilievi planimetrici sono stati forniti da Antonello Bassi.

Periodo Storico: Longobardi
Localizzazione Geografica
Visualizzazione delle schede relative a contesti archeologici visibili nell'arco di 5 km dalla località di partenza