La frazione di Sevegliano è stato un importante insediamento romano, presso l’incrocio della Via Postumia con il cardine massimo della centuriazione aquileiese, ove esisteva un tempio della II metà del II sec. a.C. Moltissimi manufatti fittili, tra cui numerose anfore, sono stati riportati alla luce dalla Siprintendenza Archeologica del Friuli Venezia Giulia, dai Civici Musei di Udine e dalla Società Friulana di Archeologia.
Il sito trovasi al decimo miglio (km. 14,5) da Aquileia, sullo snodo viario in cui la Via Postumia, proveniente da Codroipo, ripiegava verso Aquileia, asse stradale di importanti scambi commerciali in ogni epoca.  Tra i reperti rinvenuti vi sono consistenti quantità di frammenti fittili colorati appartenuti alle decorazioni di un tempio di età repubblicana, nonchè centinaia di anfore utilizzate, alla fine della loro funzione di contenitori per il vino, per bonificare ed isolare le strutture di superficie dal sottosuolo. La località è importante anche per il considerevole ritrovamento di frammenti di ceramica a vernice nera e di lucerne; in minore quantità, vasellame ceramico comune, come bicchieri, brocche, coppe, ciotole, olle, tegami e mortai.
Sevegliano, nel comune di Bagnaria Arsa, nell’estate del 2003, durante le operazioni di scavo per le fondazioni di una palazzina, è stato riportato alla luce, un deposito di anfore.
Appena avvenuta la scoperta, il proprietario ha immediatamente sospeso i lavori ed informato il Comune e la Soprintendenza, la quale, coinvolgendo i Civici Musei di Udine, ha avviato una campagna di scavi, alla quale hanno partecipato soci della Società Friulana di Archeologia ed il proprietario del terreno.
Ancora una volta, quindi, il territorio di Sevegliano ha dimostrato la sua grande ricchezza dal punto di vista archeologico.

Decorazione fittile rinvenuta tra Sevegliano e Strassoldo, ora presso Civici Musei di Ud (imm. A. Gargiulo)

In questa località, infatti, importanti scoperte erano già avvenute, in aree limitrofe a quella in questione, sia nel 1972, quando fu trovato un primo deposito di anfore, sia nei primi anni ’90, quando nel corso di tre campagne di scavo (1990-1991-1992), alle quali la Società Friulana di Archeologia aveva partecipato in prima linea, furono rinvenute, oltre ad un nuovo deposito anforario, alcune terrecotte architettoniche, appartenenti con tutta probabilità ad un edificio cultuale ed un pozzo che ha restituito una notevole quantità di materiale ceramico, ora in corso di studio.
In quest’ultimo scavo, invece, sono state individuate 110 anfore, alcune delle quali ben conservate, che, verosimilmente, erano state utilizzate per drenare il terreno ovvero per liberarlo da acque di ristagno. Questa zona, infatti, è caratterizzata, nel sottosuolo, da uno spesso strato di ghiaia ad andamento irregolare, che presenta cioè depressioni e aree leggermente sopraelevate, ricoperto da un deposito alluvionale compatto a matrice argillosa che evidentemente impediva l’assorbimento dell’acqua.
Proprio per eliminare tale inconveniente, in antichità, tale strato d’argilla venne parzialmente asportato e la fossa così formatasi venne riempita con anfore, disposte quasi tutte orizzontalmente, ed altro materiale di risulta (embrici e vari frammenti ceramici).
L’ipotesi del drenaggio sembra essere confermata anche dal fatto che le anfore rinvenute integre (sono ventuno) risultavano riempite, per circa metà del loro volume, da uno strato limoso depositatosi orizzontalmente, anche quando l’anfora o il terreno circostante presentava un’inclinazione diversa, segno che tale accumulo si è verificato in presenza di acqua.
Non si è invece riusciti a determinare lo scopo ultimo di questa meticolosa opera di bonifica: gli strati che un tempo ricoprivano il deposito sono stati completamente asportati dalle arature, che, in qualche caso, hanno frantumato parte delle anfore, in particolare quelle che si trovavano ai margini della fossa e che quindi erano state collocate a quote più elevate rispetto al resto del deposito.
Per quanto riguarda la tipologia, da un primo esame, sembra che gran parte delle anfore appartengano a quel tipo di Lamboglia 2 detto di “transizione” in quanto presenta caratteristiche che si ritrovano poi nelle successive Dressel 6A. Questo significherebbe che la cronologia di questo deposito va collocata sul finire del I sec. a.C. Dati più certi si potranno comunque ottenere dopo i lavori di restauro.

dal “Bollettino della Società Friulana di Archeologia“, Anno VIII n. 1 del 2004

In diversi contesti furono rinvenute oltre 400 monete tra cui vittoriali, assi in bronzo, denari argentei ed una decina di rare monete celtiche. Un antico pozzo ha fornito svariati manufatti metallici tra cui un pugnale, una bottiglia ed una preziosa lucerna in bronzo.
A completamento delle testimonianze romane in loco si sono rinvenute tracce di una bottega per la produzione del vetro.
I reperti si trovano presso i Civici Musei di Udine, ove una parte è esposta.

Vedi anche: Maurizio Buora. Gli scavi dei Civici Musei e della Società Friulana di Archeologia, in Quaderni Friulani di Archeologia, Anno XXIX – Giugno 2019

Periodo Storico: Età Romana
Localizzazione Geografica
Visualizzazione delle schede relative a contesti archeologici visibili nell'arco di 5 km dalla località di partenza