bagnaria

La presenza di materiali archeologici nell’area, attualmente occupata da un bacino artificiale, venne rilevata negli anni ’70 del secolo scorso, in occasione di lavori eseguiti per l’impianto della cava Tordisabbie; all’epoca, fu rilevata una sezione di 50 m, con uno strato di crollo alto circa due metri.
Le ricognizioni del 1993 e del 2000 permisero di recuperare molto materiale archeologico, tra cui un’antefissa fittile frammentaria, con decorazione a palmetta. Si rinvennero pure frammenti di tubuli e di condutture in terracotta, nonché parte di una macina in pietra.
A sud delle strutture di epoca romana, sin dagli anni ’80 furono recuperati frammenti ceramici di epoca protostorica; sondaggi più recenti (Società Friulana di Archeologia 2009-2010 – vedi sotto) nell’area a NO del laghetto hanno portato in luce frammenti ceramici, in giacitura secondaria, risalenti all’età del Bronzo recente e finale e all’età del Ferro.
Gran parte dell’unità archeologica è andata perduta, a seguito dell’impianto della cava, il cui bacino, invaso dalle acque di risorgenza tuttora affioranti, ha dato origine ad un lago artificiale.

Fonte: www.ipac.regione.fvg.it

Età romana.
Negli anni 2009-2010 sono stati eseguiti saggi di scavo in prossimità della ex cava Torvisabbia realizzata negli anni ‘70 del secolo scorso in modo talmente scriteriato da distruggere ampie parti di una villa romana e causare la fuoriuscita delle falda freatica che ha creato un lago artificiale.
Tale edificio si trovava in prossimità dell’antico corso della roggia Castra, oggi a secco e sostituito in epoca recente da un canale con argini sopraelevati, ma che fino a qualche secolo fa doveva essere ancora navigabile.
Nel saggio A sono emersi i resti di un edificio monovano, di forma rettangolare (misure 10,60 metri per 7,20 metri= circa 35 x 24 piedi romani) con i muri orientati est-ovest e nord-sud. Sono state individuate almeno due fasi edilizie: la più antica con pietre, laterizi e cocciopesto e la più recente solo con laterizi e cocciopesto. In un apposito approfondimento è stata individuata la fondazione muraria costituita da cocciopesto realizzata colando il materiale allo stato liquido in casseforme formate da tavole di legno, sostenute da paletti i cui buchi sono in parte stati rinvenuti. Questa particolare tecnica edilizia e la notevole presenza di laterizi (embrici, coppi, lastre, mattoni anche bollati nella quasi totalità Ti Nucula o varianti) negli strati di distruzione presuppongono una notevole disponibilità di materiale assicurata, in età antica, dalla presenza di fornaci in zona.
castionsLa struttura va probabilmente interpretata come magazzino pertinente alla villa e risalirebbe alla prima età imperiale sulla base dei frammenti ceramici ritrovati (peraltro non molti).
È significativo che l’edificio sia orientato est-ovest nel senso della lunghezza. Esso appare dunque indipendente rispetto agli assi portanti della centuriazione aquileiese e corrisponde all’orientamento della villa rustica di Pavia di Udine (nella fase datata alle metà del I sec. a. C.) e alle tracce della centuriazione individuate nella zona di Tricesimo, datate secondo le ricerche più recenti entro i primi decenni del I sec. a. C.
In un altro saggio (saggio B) sono emerse tracce dell’antico paesaggio agrario attorno all’edificio romano, caratterizzato, verso ovest e verso nord, da arativi e coltivi, come risulta dalle particolari caratteristiche di alcuni strati: sono stati riconosciuti solchi di arature di età romana, che sembrano avere andamento Nordovest/Sudest a contatto con le ghiaie naturali. È interessante notare che in età antica doveva esserci una sensibile differenza di quote dovuta a una situazione geomorfologia precedente. La cartografia attuale sembra confermare che l’area, dove è stato rinvenuto l’edificio rustico di età romana (di conseguenza presumibilmente anche tutta la villa), abbia una quota sul livello del mare attorno a +4.5 metri, mentre l’area oltre la roggia Castra, verso ovest, tra +1.8 e 4.0 metri, caratterizzata non già da ampie distese naturali di ghiaia, ma da estesi strati da ristagno (palude).
Come già detto, modesti nel numero sono i frammenti di ceramica e comunque in strati di distruzione. Tra gli elementi più antichi di età romana (II sec. a. C.) si segnalano alcuni sporadici frammenti di ceramica a vernice nera. Pertinente al I sec. a. C. dovrebbe essere un frammento di bicchiere del tipo “Acobecher” a pareti sottili decorato a “Kommaregen” (prodotto dal I secolo a. C. fino all’età augustea) e altri frammenti sia di pareti sottili sia di olle in ceramica grezza che giungono fino alla metà del I sec. d. C.
Al contrario, sono significativi i laterizi con marchio di fabbrica: ben tredici sono bollati, di cui dieci bolli TI. NVCVLA o varianti, uno BARBI LL EV, uno P. ABV[DI RVFI SICVLEANI ] e uno illeggibile. Tali bolli sono collocati genericamente tra la fine del I sec. a. C. e l’inizio del I sec. d. C. Non è causale il numero consistente di bolli TI. NVCVLA e varianti recuperati nello scavo, fatto questo che conferma l’ampia diffusione del bollo proprio nell’area tra Bagnaria Arsa e Aiello del Friuli dove verisimilmente si localizzavano le fornaci di produzione.

castionsEtà protostorica.
Nel Saggio C, a ovest dell’edificio romano, è stata parzialmente messa in luce un poderosa sistemazione di frammenti di concotti (mattoncini di argilla cotta di età preromana) e pochi frammenti ceramici (collocabili genericamente tra età del Bronzo e del Ferro), estesa per molti metri quadrati a una quota molta più bassa dell’edificio romano e del piano campagna attuale e inserita in un luogo dove le ghiaia naturali si abbassano con un andamento simile a quello del relitto della roggia Castra.
Essa è stata interpretata come struttura spondale entro l’alveo di un antico corso d’acqua. Su di essa è stata intercettata anche la traccia di una struttura di cottura (fornetto?, fornace?) con argilla cotta, cenere e carboni in abbondanza, purtroppo indagata solo in minima parte.
Ancora prima dell’arrivo dei Romani, tutta la zona venne sommersa da uno strato nerastro di origine naturale: il corso d’acqua non scorreva più, l’acqua ristagnava e la zona si trasformò in palude. Probabilmente il corso d’acqua si spostò di qualche decina di metri e in età romana l’area si trasformò in zona agricola, come testimoniano gli strati e gli arativi sopra descritti.

Bibliografia:
– BUORA M., ROSSET G. F., PILOSIO M., Continuità di insediamento nella Bassa friulana. Sondaggi a Castions delle Mura, «Aquileia Nostra », LXXX, 2009, coll. 293-320.
– ROSSET G.F., La presenza umana a Castions delle Mura tra preistoria ed età romana (sezione poster), in Tra l’Adriatico e le Alpi, Forme e sviluppi dell’organizzazione territoriale e dei processi di integrazione nella X regio orientale e nelle regioni contermini, Atti del convegno, 3-5 ottobre 2012, Udine, a cura di S. Magnani, c.s.
– ROSSET G. F., Gli scavi archeologici a Castions delle Mura (Ud), ex cava Torvisabbia. Anni 2009/2010, in Presenze umane a Castions delle Mura e dintorni nell’antichità, Atti dell’incontro di studio, 05 febbraio 2011, Centro civico di Castions delle Mura, Società Friulana di Archeologia onlus, Sezione isontina, Pasian di Prato 2012, pp. 62-73.

Autore: Giovanni Filippo Rosset

Periodo Storico: Protostoria
Localizzazione Geografica
Visualizzazione delle schede relative a contesti archeologici visibili nell'arco di 5 km dalla località di partenza