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Si è concluso il primo lotto dell’innovativo progetto di ricostruzione dei volumi della Domus di Tito Macro nei fondi Cossar ad Aquileia
Si tratta della più ampia struttura di copertura in laterizio monocromo di un’area archeologica realizzata in Europa in modo da alludere alle forme della casa romana, con l’implicita sfida di dar forma alle letture interpretative più aggiornate delle tracce emerse dalle attività di scavo.

 

macroLa casa, una delle più vaste residenze romane tra quelle rinvenute nel Nord Italia, è stata oggetto di scavo da parte dell’Università di Padova, in convenzione con la Soprintendenza per i Beni archeologici del Friuli Venezia Giulia, sulla base di un progetto promosso e finanziato da Fondazione Aquileia, sostenuta dalla Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, e da Arcus/Ales S.p.a.
La dimora si estendeva per circa 1500 mq tra due strade lastricate della città, all’interno di un isolato che ha restituito alcuni tra i più pregevoli mosaici ora esposti al Museo Archeologico Nazionale, oltre a quello del Buon Pastore provvisoriamente collocato a Palazzo Meizlik. In particolare, gli scavi hanno permesso di riconoscere la pianta della domus del I sec. d.C., quando la casa dovette appartenere a un certo Tito Macro, il cui nome è inciso su un peso in pietra rinvenuto nei recenti scavi.
macroLa nuova copertura comprende circa 560 mq della domus, corrispondenti alla parte orientale, con le botteghe (tra cui un forno per la panificazione, i cui resti sono rimasti in vista) affacciate su uno dei cardini, stanze da letto e di servizio, parte del corridoio che circonda il giardino, dotato di una fontana di cui si sono riconosciuti i resti. I pavimenti musivi sono stati oggetto di un attento restauro conservativo, che li ha riportati all’antico splendore.

Storia della domus
In origine (fine I sec. a.C.) nell’area sorgevano più abitazioni.
La casa occidentale era chiusa da un muro nord-sud, rinvenuto sotto la successiva sala di rappresentanza. Questa casa aveva un atrio di tipo tuscanico, con il tetto aperto in corrispondenza della vasca dell’impluvium e non sorretto da colonne. L’atrio di tipo tuscanico è documentato qui per la prima volta ad Aquileia.
Tra il 25 e il 75 d.C. le case preesistenti furono unite in un progetto totalmente nuovo. Il proprietario (Tito Macro?) volle realizzare un’unica grande domus, estesa su quasi 1500 metri quadrati: una delle più grandi case romane urbane che si conoscano nell’Italia settentrionale.
Nel corso del tempo l’abitazione fu oggetto di rifacimenti, in particolare delle pavimentazioni musive, ma l’impianto generale rimane il medesimo fino al IV sec. d.C.

L’ingresso avveniva dal cardine occidentale attraverso le fauces (fauci), affiancate a nord da una bottega. Si entrava così nella parte pubblica della casa: l’atrio, pavimentato con un mosaico nero e con due ali che ne dilatavano lo spazio.
Al centro dell’atrio si trovava la vasca dell’impluvium (ricostruita) con un pozzo, di cui si è conservata più di metà. In questa fase il tetto a compluvio era sostenuto da quattro colonne, impostate agli angoli della vasca.
In asse con l’ingresso c’era il tablinio, il vero fulcro di questa parte della casa: qui il padrone di casa accoglieva i suoi ospiti e i clientes, e qui egli teneva l’archivio e le carte. La stanza accanto al tablino è interpretata come triclinio, cioè una piccola sala da pranzo. Sul lato nord, invece, due piccoli ambienti avevano la funzione di cubicoli (stanze da letto).

Dall’atrio un lungo corridoio in mosaico bianco portava al giardino, circondato da un ambulacro, o passeggiata, a quattro bracci. Sul corridoio si disponevano a sud le stanze private della casa: da ovest a est due vani di soggiorno, una stanza da letto, con la classica bipartizione del pavimento musivo, un altro vano di soggiorno.
Sul giardino si affacciava la grande sala di rappresentanza centrale, estesa per 90 metri quadrati. Nel giardino, di fronte a essa, sono stati ritrovati i resti di una fontana, con vasca pavimentata a mosaico. E’ probabile che il giardino non fosse aperto (come il classico peristilio), bensì chiuso sui quattro lati da muri, in considerazione del clima rigido di queste latitudini.
Nell’angolo nord-ovest, un piccolo vano fungeva forse da studiolo, mentre il vano adiacente è stato identificato con una cucina, con bancone di cottura o con un luogo di culto domestico.
Un altro vano di rappresentanza è stato riconosciuto lungo il lato meridionale del giardino: una sala da pranzo (triclinio), con la tipica suddivisione del mosaico in tre partiti decorativi. Accanto ad essa, una struttura rettangolare è stata identificata con una fontana. A est della stessa, due vani, di cui restano solo frammenti di pavimento in cementizio e in cocciopesto, fungevano probabilmente da cucina e da vano di servizio.
Sul lato meridionale del giardino, invece, tre ambienti non hanno conservato resti di pavimenti, per cui la loro funzione è ignota.
Tra il giardino e la strada si sviluppava la parte commerciale della casa, di cui fanno parte 4 botteghe.
Qui non a caso si concentra il ritrovamento più consistente di monete. La bottega più meridionale era un panificio: si riconoscono la parte inferiore, circolare all’interno, del forno, la base in mattoni per una macina e un bancone per la preparazione del pane. La vendita avveniva direttamente sulla strada prospiciente.

La domus di Tito Macro offre un campionario dei gusti in voga per la decorazione musiva tra gli ultimi decenni del I sec. a.C. e la prima metà del I sec. d.C.
I pavimenti più antichi sono quelli del tablino, con la bella cornice a meandro, il cementizio con inserti di pietra nera, il mosaico con inserimento di frammenti di pietre di vari colori. I mosaici della prima metà del I sec. d.C. sono generalmente in bianco e nero, con schemi geometrici più o meno elaborati, quando non semplicemente monocromi. La bipartizione del pavimento della camera da letto è tipica, mentre è tipica anche la tripartizione del mosaico del triclinio, con motivi a losanghe e a “cancellata”; suggestivo è anche il mosaico a scacchiera.
Ad epoca successiva (fine II-III sec.), quindi ad una fase di rifacimento della casa, si data il mosaico policromo con cerbiatto e cane dello studiolo. Infine, è in corso di restauro per la successiva ricollocazione il mosaico della pesca (IV sec.) rinvenuto nella sala di rappresentanza, sopra quello bianco oggi visibile: la funzione centrale di questa grande stanza rimane intatta anche nell’età tardo imperiale.

Gli scavi hanno restituito un numero impressionante di reperti, da quelli anforacei e ceramici, che ci aiutano a comprendere l’ampiezza dei traffici commerciali che portavano ad Aquileia le merci più disparate dalle regioni più lontane dell’impero, a quelli metallici, ai vetri e alle monete.
Un bellissimo anello d’oro con incastonata una pasta di vetro testimonia la ricchezza degli abitatori della casa.
Quasi un migliaio sono le monete ritrovate nelle indagini. Di queste, circa 560 appartengono ad un tesoretto nascosto in una buca nella zona dell’atrio, quando la casa era già parzialmente in rovina, intorno al 470 d.C. (20 anni dopo la calata di Attila…). Il tesoretto è oggi visibile al Museo Archeologico Nazionale.

Orari di apertura:
La domus è aperta tutti i giorni, con ingresso scaglionato ogni 30 minuti, nei seguenti orari:
– da novembre a febbrario: dalle 10,00 alle 18,00, durante la settimana; sabato, domenica e festivi fino alle 17,00 (chiuso il 25/12)
– marzo e ottobre: dalle 10 alle 18,00;
– da aprile a settembre: dalle 10,00 alle 19,00.

Biglietto di ingresso:
Per i visitatori individuali il biglietto è acquistabile:
– online tramite link disponibile sui siti: www.fondazioneaquileia.it e www.basilicadiaquileia.it
– presso il bookshop della basilica di Aquileia, in piazza Capitolo 4.
Per i gruppi la prenotazione è effettuabile online tramite link ai siti:
www,fondazioneaquileia.it e www.basilicadiaquileia.it.
– per info sulle modalità di prenotazione dei gruppi: prenotazione.basilica@gmail.com
L’ingresso è gratuito per i minori di 18 anni; classi di studenti in visita didattica fino alla scuola secondaria di II grado, inclusi gli insegnanti accompagnatori; visitatori disabili previa presentazione in biglietteria del certificato d’invalidità. In caso di non autosufficienza, la gratuità è estesa anche a un accompagnatore; giornalisti; guide turistiche e tour leader; un accompagnatore per gruppo; membri ICOMOS e ICOM; residenti ad Aquileia; possessori di FVGCard e FVGCardAquileia.
Accessibilità: La domus è accessibile ai disabili motori con triride.
Audio e video racconti di Radio Magica: www.radiomagica.org

Info: 0431.917619

A cura di Fondazione Aquileia – Foto Gianluca Baronchelli

Fonte: www.archeologiaviva.it, 17 apr 2019

Vedi anche: QFA 29 Bonetto, Fioratto, Furlan, Ghiotto, Previato, Salvadori, Scalco – Jacopo Bonetto, Giulia Fioratto, Guido Furlan, Andrea Raffaele Ghiotto, Caterina Previato, Monica Salvadori, Luca Scalco. Gli scavi archeologici dell’Università di Padova ad Aquileia.

Vedi anche: Lo smaltimento delle acque ad Aquileia, il caso della Domus di Tito Macro di Vittoria Canciani, Alessandro Piazza, in I sistemi di smaltimento delle acque di Aquileia nel mondo antico, in Antichità AltoAdriatiche – Vol. LXXXVII e Società Friulana di Archeologia, a cura di Maurizio Buora e Stefano Magnani, Editreg 2018.

Vedi anche: Jacopo Bonetto, Guido Furlan, Caterina Previato. La domus di Tito Macro presso i fondi Cossar di Aquileia dallo scavo alla valorizzazione in Quaderni Friulani di Archeologia, n. XXX 2020.

Galleria immagini:

 

Periodo Storico: Età Romana
Localizzazione Geografica
Visualizzazione delle schede relative a contesti archeologici visibili nell'arco di 5 km dalla località di partenza