Si tratta di un piccolo colle chiamato Cjastelat,  letteralmente “Castellaccio”. Ha ripidi e boscosi fianchi che guardano ad Ampezzo, verso il torrente Teria sono dirupati e verticali. Per la sua posizione strategica veniva usato come punto di segnalazione tramite fuochi tra l’alta valle del Lumiei, Castoia, Invillino, Tolmezzo.
Sulla sommità vi sono avanzi murari e, dal lato che guarda ad Ampezzo, terrazzature con muri di sostegno di cui rimangono, secondo gli archeologi, “resti di corsi murati costituiti da ciottoli e pietre smussate, vi è qualche traccia di malta grassa”.
Il rinvenimento di ceramica di uso comune porta a ricostruire una frequentazione dell’area in epoca altomedievale .
Sulla sommità l’affossamento del diametro di circa 7 mt, scavato nella roccia, potrebbe essere stato il fondo di una torretta.
“Da questa località non è visibile la valle dei Forni, quindi, con ogni probabilità, il compito del fortilizio era quello di controllare la via che, come avviene anche oggi, doveva necessariamente percorrere la stretta a nord del colle. E’ anche logico supporre che le comunicazioni tra questa specola e quella di Sàcquidic fossero consentite da una vedetta intermedia, che il Miotti ipotizza sulla Cima Corsa (867 m).
Anche Ampezzo è ricordato per la prima volta nel 762 in una charta donationis, nella quale tre nobili longobardi, i monaci benedettini Erfo, Marco ed Anto, lo donano, insieme ad altri loro possedimenti, ai monasteri di Sesto al Reghena (monastero maschile) e di Salt di Povoletto (monastero femminile), fondati da loro stessi. Tra le proprietà che vengono donate, la charta menziona appunto la presenza di casas in Carnia in vico Ampicio, che è da identificare con l’attuale Ampezzo .

Info:
Dal centro storico di Ampezzo si percorre la strada che scende dal retro del Museo (via  Brazzoletta) incrociando 2 diverse biforcazioni nelle quali si imbocca sempre la strada di destra, da qui (loc. Navais) si abbandona la strada  asfaltata per una strada sterrata che scende tortuosa fino a raggiungere il corso d’acqua denominato “Teria”.  Attraversato quest’ultimo si sale per un breve tratto raggiungendo quindi il piccolo laghetto artificiale “Pocion”.
Dalla località “Pociòn” si può seguire il sentiero che continua diritto ed è tabellato verso “Mulin di Chiç”: si attraversa il torrente Teria e si continua per il sentiero ben battuto. Subito si incontrano i ruderi del “Mulin di Chiç”. Il percorso accompagnato sulla sinistra dal torrente Teria, è di facile percorrenza, non presenta grandi dislivelli e durante la stagione estiva è possibile ammirare i ciclamini di montagna che crescono abbondanti nel bosco di abeti, pini e faggi che attraversa. Dopo aver camminato per circa 30 minuti, si giunte in una valletta da cui si può scorgere l’edificio che dà il nome alla località “La Milia”. Proseguendo per il sentiero si attraversa un ponticello di legno e si giunge alla località denominata “Cjastelat”. Preseguendo a destra si arriva alla strada statale che riconduce ad Ampezzo.
Facendo una piccola deviazione a sinistra della località “Cjastelat”, risalendo una breve china, nella parete rocciosa sovrastante il torrente Teria, si possono visitare dei bunker edificati, a scopo difensivo, durante la seconda guerra mondiale.

Fonte: http://www.ampezzo.org

Info: IAT Ampezzo: tel.0433 80758, info.ampezzo@cmcarnia.regione.fvg.it
Sentiero ben segnalato e di breve durata.

DMF

Periodo Storico: Basso Medioevo
Localizzazione Geografica
Visualizzazione delle schede relative a contesti archeologici visibili nell'arco di 5 km dalla località di partenza